[noallaguerra] Contro la guerra venerdì 20 e sabato 21 ottobre, sciopero e manifestazioni. Dalla parte delle masse palestinesi. (it, fr, en)

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  • Dalla parte delle masse palestinesi

Nota editoriale successiva alla pubblicazione

Dopo la discussione interna e i commenti critici ricevuti da alcuni compagni, dobbiamo rivalutare la pubblicazione del secondo appello “Dalla parte delle masse palestinesi”.

Sebbene sollevi alcuni punti validi, il suo significato complessivo è quello di sostenere una lotta comune del “popolo palestinese” o delle “masse” contro il comune “oppressore”, cosa che (come abbiamo sottolineato nella nostra introduzione) rifiutiamo totalmente, poiché non ci può mai essere alcun interesse comune tra gli sfruttati e i loro sfruttatori, a prescindere dalle “caratteristiche etniche” che possono essere attribuite loro dall’ideologia borghese.

Inoltre, si scontra direttamente con la necessità del proletariato “palestinese” e “israeliano” di sviluppare una reale solidarietà di classe attraverso le linee di trincea, di rifiutarsi di uccidere ed essere uccisi per gli interessi dei “propri” sfruttatori e di rivolgere le armi contro di loro. Come tale, questo appello contribuisce più a confondere la posizione rivoluzionaria disfattista che a chiarirla.

Lo teniamo qui solo per non falsificare la nostra storia editoriale.

Guerra di classe

Presentazione di Guerra di Classe

Diffondiamo al questo posto due appelli da un collettivo “Centro di documentazione contro la guerra” che potete trovare sul suo sito web: https://centrodidocumentazionecontrolaguerra.noblogs.org

Il primo di loro intitolato Mobilitazioni contro la Guerra: Disfattismo e antimilitarismo esprime le chiare posizioni del disfattismo rivoluzionario che condividiamo e sottoscriviamo! Non c’è niente da aggiungere, se non che gradiamo molto il fatto che gli autori sottolineano l’importanza di essere solidari coi disertori dai entrambi latti del conflitto!

Il secondo appello intitolato Dalla parte delle masse palestinesi: Contro la pulizia etnica della Palestina è una dichiarazione e appello alla mobilitazione contro il massacro dei proletariato che sta succedendo nel territorio di “Gaza” che porta alcuni importanti punti:

# Evidenzia il contesto delle condizioni di vita orribili dei proletari “palestinesi” sotto il regime di militare e della separazioni e gerarchie sociali esistenti nel “Israele/Palestina” tra “gli Ebrei” e “gli Arabi” che sono al radice di tanti confronti sociali in regione.

# Denuncia giusta dello schieramento del “blocco occidentale” dietro “Israele” e sua propaganda guerrafondaia (diretta soprattutto al proletariato dei “suoi” paesi”).

Però, ci sono anche le posizioni espresse nel testo che dobbiamo rigorosamente rifiutare:

# L’appello alla solidarietà con “popolo palestinese”, come la fronte unita della resistenza nazionale inter-classista, cioè unità tra il proletariato e la borghesia “palestinese”, che può servire solo gli interessi della borghesia.

# Trattare Hamas come “un’organizzazione… che rappresenta e organizza i palestinesi di Gaza e non solo, contro l’oppressione coloniale israeliana”. Anche se gli autori giustamente categorizzano la stessa Hamas (infatti nella stessa frase) come “un’organizzazione politica reazionaria e contraria all’emancipazione sociale”. Non c’è nulla buono che la lotta nazionalista di Hamas o OLP potrebbe portare alla lotta del proletariato in Gaza o fuori! Sono i nostri nemici di classe mortali e non c’è nessuna differenza tra di loro e lo stato israeliano!

La posizione dei rivoluzionari di fronte alla guerra capitalista è sempre la stessa: opporre la rivoluzione sociale alla guerra, lottare contro la ‘propria’ borghesia e il ‘proprio’ Stato nazionale.”

Guerra di classe

Mobilitazioni contro la Guerra

Disfattismo e antimilitarismo

Venerdi 20 ottobre sciopero generale indetto dai sindacati di base, sabato 21 ottobre manifestazioni contro la guerra a Ghedi (BS), San Piero a Grado (PI) e Palermo.
Ovviamente invitiamo a mobilitarsi e a partecipare, ma sostenendo la necessità del disfattismo nella guerra in corso in Ucraina, contro l’imperialismo russo e contro il blocco imperialista USA – Europa – Nato, contro la prospettiva di guerra globale inter-capitalista, mondiale, aperta con questa guerra.

Oggi a più di un anno dall’inizio della guerra in Ucraina, in Italia, ma anche negli altri paesi occidentali, non c’è una mobilitazione di massa permanente contro la guerra. Non solo, l’Italia da tempo è di fatto in guerra (fornisce armi, addestramento e basi per attività collegate alle operazioni belliche in Ucraina), ma l’intervento antimilitarista non pone come elemento centrale la contrapposizione disfattista alla guerra in corso.
Nelle mobilitazioni e iniziative vengono sollevati una serie di obiettivi come il rifiuto di nuove (e vecchie) basi militari, la denuncia del crescente militarismo nelle scuole, il contrasto al riarmo e al commercio d’armi, l’opposizione alla militarizzazione dei territori, … tutti da sostenere, ma collegandoli tra di loro nel quadro generale di un rifiuto disfattista della guerra in Ucraina e della politica di partecipazione ad essa del governo italiano.

Per questo invitiamo ad una partecipazione sostenendo il disfattismo e l’antimilitarismo internazionalisti, rivendicando anche la concessione automatica dell’asilo politico a quanti in Russia e in Ucraina scappano per non andare in guerra, asilo che non è concesso da alcun paese europeo.

NOI DA MILANO IL 21 SAREMO A GHEDI
Concentramento piazza Roma, Ghedi, ore 14.00

Dalla parte delle masse palestinesi

Contro la pulizia etnica della Palestina

L’ipocrisia occidentale, in questi giorni, ha raggiunto livelli e toni da vera e propria propaganda di guerra. Con il “la” dato dal sionismo e da Israele, il “mondo democratico” occidentale collabora a cancellare anche la sola esistenza dei palestinesi. Finge preoccupazione per le conseguenze sui “civili” con l’ingresso dell’esercito israeliano a Gaza, in realtà è impensierito dalla non remota possibilità che il conflitto si estenda oltre Gaza e la Palestina, divenendo un ulteriore fattore di disgregazione nel quadro del “nuovo disordine mondiale”.

La “chiamata alle armi” contro Hamas, lanciata sia da “sinistra”, sia da destra (1), vorrebbe occultare 75 anni di pulizia etnica contro i palestinesi operata dal sionismo e dallo stato israeliano.

Vorrebbe nascondere 75 anni di apartheid; di repressione; di espulsione dal territorio; di furto e/o distruzione delle terre e delle case; di imprigionamenti e detenzioni spesso senza processo; di posti di blocco; di muraglie; di doppia legislazione (una per gli israeliani, una per i palestinesi, quest’ultima militare); di uccisioni ed esecuzioni in casa, per strada, senza distinzioni di sesso, età, se armati o disarmati; di coloni armati che contravvenendo alle stesse leggi israeliane occupano con la forza aree palestinesi, subito appoggiati dall’esercito; di accordi internazionali sottoscritti e subitaneamente calpestati e disattesi; di sistematica violazione delle risoluzioni dell’Onu; ….

Ma oggi tutti i palestinesi devono anche pagare tutti perché Hamas con il suo attacco ha osato opporsi e dimostrato che l’oppressore israeliano non è invincibile, ha ricordato che i palestinesi ci sono, esistono, e che non c’è alcuna soluzione senza di loro che non sia il loro genocidio.
Esclusione e negazione dei palestinesi che sono la caratteristica fondamentale delle iniziative diplomatiche internazionali per la pace in Medio Oriente di questi anni, comprese quelle condotte dai paesi arabi “amici” della causa palestinese.

Alle “anime belle” che difendono i valori democratici solo per alcuni, che si indignano per la barbarie degli altri, ma soprattutto a quanti hanno a cuore la causa della Palestina e degli sfruttati, noi diciamo che non ci nascondiamo che Hamas con l’attacco del 7 ottobre si è resa responsabile anche di una barbarie uguale, complementare, a quella israeliana, ad esempio nell’assalto al rave “Nova Festival”.

Hamas è un’organizzazione politica reazionaria, contraria all’emancipazione sociale, ma che rappresenta e organizza i palestinesi di Gaza e non solo, contro l’oppressione coloniale israeliana. Sarebbe stupido chiedere ad Hamas di essere comunista e internazionalista, di adoperarsi per realizzare un difficilissimo legame tra proletari e oppressi palestinesi e proletari israeliani, per una comune liberazione, che è il nodo gordiano della questione palestinese.
I nazionalisti islamici, come i nazionalisti sionisti, sono nemici acerrimi di questa prospettiva, che è rivoluzionaria, solidale ed internazionalista. Ed è da questo punto di vista di classe che vanno valutate ed affrontate le scelte e le strategie anche di chi lotta, per promuovere un più avanzato fronte di tutti gli oppressi.

Quello che oggi ci preme innanzitutto è ribadire la necessità di schierarsi risolutamente con le masse palestinesi, senza se e senza ma, ben sapendo che il sionismo e lo stato capitalista di Israele stanno portando alla rovina, in una spirale di morte e di sangue, israeliani e palestinesi. Sarebbe ora di finirla.

Preannunciando la preparazione di un’iniziativa pubblica sulla Palestina, in presenza e on line, e la pubblicazione di alcune prese di posizione di israeliani ed ebrei contro Israele e la sua politica, che vanno nel medesimo senso di quanto noi stiamo sostenendo, chiudiamo citando il post di un israeliano, a commento di un articolo di Gideon Levy pubblicato sul giornale israeliano Haaretz.

Il post del 14 ottobre è di un israeliano di nome Hirsch, non possiamo sapere se effettivamente il suo autore sia stato là dove dice, ma il senso è comunque profondamente condivisibile, se non si affermerà in Israele una prospettiva diversa e si porrà fine al colonialismo, al sionismo, all’oppressione dei palestinesi.

“La progressiva distruzione del ghetto di Gaza riporta alla memoria la distruzione del ghetto di Varsavia 80 anni fa. Successe mentre ero un bersaglio facile con una stella gialla a Dachau KZ. Sono sopravvissuto solo per arrivare alla stessa conclusione di Gideon Levy in questo articolo: “Non abbiamo imparato nulla”. E io aggiungo: “E non lo faremo mai”. Sembra che dovremo dimetterci dalla razza umana. E’ tutto, tutto qui.”(2)

Il capitalismo, i suoi stati, i suoi governanti (di tutti i -sic!- poli) stanno portando l’umanità alla catastrofe, se il proletariato internazionale non lì fermerà, ribellandosi. Ricordiamoci che se le bombe oggi cadono su Gaza, sono indirizzate contro tutti gli oppressi.

Note:
(1) Anche gli eredi dell’antisemitica e fascista “Difesa della razza”, rivista razzista pubblicata dal 1938 al 1943, di cui fu segretario di redazione Giorgio Almirante, fondatore del MSI, sono impegnatissimi nella campagna, tra di essi l’anti arabismo e l’anti islamismo sono ormai ben più radicati che l’anti ebraismo.
(2) https://www.haaretz.com/opinion/2023-10-09/ty-article-opinion/.premium/israel-cant-imprison-2-million-gazans-without-paying-a-cruel-price/0000018b-1476-d465-abbb-14f6262a0000

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