Un lapsus gigantesco quello in cui è incappata Telt, la società presieduta da Mario Virano incaricata di progettare e costruire il Tav, uno scivolone bello e buono. È contenuto in un video promozionale realizzato dalla società, un video propagandistico di dubbio gusto (immediatamente ripreso dal sito di Repubblica Torino, come se un filmato pubblicitario fosse una notizia).
Al minuto 3.46 appare una grafica incredibile: una scritta “no mafia” barrata, cancellata, con una croce sopra. Uno scivolone plateale: chiunque guarderà quel video riceverà il messaggio che quel cantiere cancella il no alla mafia. Le indagini della procura parrebbero confermare questa interpretazione visto che proprio l’asfaltatura della strada per i mezzi delle forze dell’ordine in cantiere, peraltro inquadrati nel video, è stata realizzata da un imprenditore indagato per concorso esterno in associazione mafiosa.
Il problema è che il Tav è un progetto marcio, e qualsiasi operazione di propaganda e di lavaggio del marchio, non riuscirà a cancellare la puzza che propaga. Puzza di spreco di soldi pubblici, puzza di danni all’ambiente e alla salute. E si, puzza di mafia.
P.S. Il video naturalmente è stato pagato con soldi pubblici, dati a Telt dal governo italiano, dal governo francese e dall’Unione Europea.