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Il ricordo di Luigi Fiori comandante “Fra Diavolo” da parte del collettivo Archivi della Resistenza

Il ricordo di Luigi Fiori comandante “Fra Diavolo” da parte del collettivo Archivi della Resistenza

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2 giugno 2015 alle ore 23.56

Care compagne e cari compagni, care amiche e cari amici intervengo a nome dell’associazione Archivi della Resistenza – Circolo Edoardo Bassignani. Sabato 30 maggio è arrivata la notizia che il nostro Luigi Fiori, il comandante “Fra Diavolo” è morto a pochi giorni dal compiere 95 anni. Non voglio mancare dirispetto a nessuno e forse dirò una banalità nel dire che la morte è sempre prematura, ma davvero viene da dire che Luigi è morto troppo giovane, ovvero che è morto quando insieme alla saggezza che deriva dall’esperienza e dall’età c’erano in lui ancora molti dei sentimenti, dell’entusiasmo del giovane che era stato, anzi del giovane partigiano che mai ha smesso di essere tale. Sembra un paradosso ma è così, i grandi uomini, i maestri muoiono sempre troppo presto, lo dicemmo a suo tempo anche per Paolino Ranieri, morto a 98 anni. E un’altrapersona a cui siamo stati molto legati, Ivan Della Mea, espresse questo stato d’animo in due bellissimi versi, scritti poco prima di andarsene anche lui. In questa poesia si rivolgeva a noi giovani e ci invita ad essere sempre «Partigiani armati d’amore/ Paolini eterni come Fiori eterni». Oggi che anche Gigi non c’è più, questi versi assumono per noi un nuovo significato (intanto dobbiamo chiederci come rendere “eterna” la fortuna di averli conosciuti) ma in noi si impone anche una nota di profonda malinconia, che però non sarà mai una malinconia impotente. Se è vero che Gigi era un pezzo importante della nostra vita, al punto che è difficile immaginare un futuro senza la sua presenza, tuttavia siamo anche consapevoli che per tutto il tempo che è rimasto in questo mondo ha seminato tanto, e che giorno dopo giorno ci ha lasciato, con il suo esempio, un’eredità politica che sapremo portare avanti.

Luigi è nato a Sarzana nel 1920 in una famiglia borghese di tradizioni militari e di fede monarchica. Decise di studiare scultura all’Accademia di Belle Arti di Carrara e questa scelta si rivelò fondamentale nella sua formazione, anche quando nel dopoguerra diventò un affermato progettista nella grande industria. Come Luigi ha più volte raccontato, ha vissuto gli anni del regime in una condizione di sostanziale indifferenza («nessuno mi aveva detto […] che c’era un altro modo di pensare»). L’8 settembre fu però testimone a Roma del disfacimento dell’esercito italiano e questo episodio segnò per lui una presa di coscienza definitiva del carattere del fascismo. Decise di darsi alla macchia e sirifugiò negli appennini tosco-emiliani sul versante parmense, si arruolò dapprima nella Brigata “Vampa” e, in seguito, diventò un comandante molto celebre con il nome di «Fra Diavolo». Nel dopoguerra Luigi avrà un percorso politico atipico, sul quale si divertiva a scherzare (tanto più in tempi di trasformismo galoppante la sua era un’ulteriore eccezione). Infatti s’iscrisse al PCI soltanto negli anni Sessanta (e attraverso i figli frequentò anche il Movimento studentesco). Poi con la fine del partito aderì a Rifondazione Comunista, diventando il presidente onorario della Federazione della Spezia e una figura di riferimento per tutti gli/le antifascisti/e. Questi ultimi anni sono stati dedicati, in modo totalizzante, all’impegno politico, alla difesa dei valoridella Costituzione, con un’infaticabile attività di promozione della memoria della Resistenza. A tutti è nota l’impresa (tutt’altro che donchisciottesca) di distribuire 80.000 costituzioni e il nostro collettivo è testimone di centinaiadi incontri (la sua agenda era fittissima e ridendoci su ci diceva talvolta: «oggi soltanto quattro riunioni!»). Questi incontri erano con le scuole (da Milano a Pisa), su al museo di Fosdinovo con tutta la varia umanità che passa di là, nei comitati e nell’associazionismo, ma anche nei centri sociali e nelle piazze di mezza Italia. Basta leggere sui social network i commenti di questi giorni, per capire quante persone lo hanno conosciuto, stimato e amato. Ci è capitato di fare spesso le ore piccole conchilometri e chilometri percorsi in macchina a parlare (e poi tornato a casa, immancabilmente, faceva la sua battuta: «se lo sapessero i miei figli a che ora sono rientrato!»). Perché delle tante cose che rimangono incancellabili della nostra amicizia, ci sono anche tutti i suoi sorrisi, la sua voglia discherzare, soprattutto con i più piccoli (e noi ci siamo sempre detti che Gigideve essere stato uno splendido nonno). Sì, perché Gigi si indignava ed era sgomento di come andavano le cose nel nostro malconcio paese, ma aveva sempreun sorriso da regalarti, ti invitava a non mollare mai e ti faceva capire che un resistente e un comunista che non crede nell’umanità e nel futuro ha già sbagliato in partenza.
Tante cose ci sarebbero ancora da dire, come del rapporto con il nostro festival “Fino al cuore della rivolta”, dov’è non è mai mancato nemmeno un minuto (noi per scherzo gli dicevamo: «tu sei la vera rock star») e ci sono molte foto che circolano in queste ore in cui lo si vede intervenire sul palco con tutta la passione di cui era capace con il pugno alzato e altre in cui è seduto a qualche tavolo a parlare fino a notte fonda con i giovani, come a confidarsi. È impossibile dimenticarci di Gigi, è impossibile dimenticarci di quanto gli abbiamo voluto bene e tutte le volte che faremo il nostro dovere, ovvero che faremo le nostre lotte, ci sarà un momento in cui qualcuno dirà: «ma vi ricordate di Luigi, Sgancia, Vanda, Paolino, Lido, Bruno, Giuseppe, Gigina, Elsa, Dino, insomma dei nostri partigiani?». Ecco la risposta più corretta da dare in quel momento sarà questa: «certo che ce li ricordiamo, altrimenti non saremmo qui adesso».

È uscito in questi giorni il nuovo libro di Marco Rovelli che trae il titolo proprio dall’intervista a Luigi Fiori Eravamo come voi, che ha un ampio capitolo a lui dedicato, e a marzo noi di Archivi della Resistenza abbiamo intervistato Gigi, in un letto d’ospedale, per il numero speciale di MicroMega dedicato al Settantesimo della Resistenza.
Qui vogliamo ricordarlo con le sue parole, quelle di un uomo che non ha mai smesso di pensare alla politica e a tutto quello a cui credeva (ripeteva spesso «dobbiamo ricominciare tutto da capo»). Nell’ultimo straziante incontro di pochi giorni fa, con un filo di voce, ci aveva detto: «adesso tocca a voi!». E questa è la sua più grande eredità morale: pensare che non si debba mai smettere di lottare!

Archivi della Resistenza esprime la sua vicinanza a tutta la famiglia di Luigi, aifigli Andrea, Umberto e Adolfo, agli amatissimi nipoti, ai compagni e alle compagne antifasciste dell’ANPI Lerici, a Rifondazione comunista della Spezia, alla comunità di Lerici, agli amici e a tutti coloro che gli hanno voluto bene.
Ciaocomandante Fra Diavolo, ciao Gigi che la terra ti sia lieve!

Il collettivo degli Archivi della Resistenza –Circolo Edoardo Bassignani

Dall’intervista a «Micromega»:

Quando mi chiedono che cosarimane di quella esperienza il mio discorso si fa serio, perché in me ladelusione è molto grande, anzi, se vogliamo chiamare le cose con il proprio nome, sono proprio incazzato per come vanno le cose. A volte io penso aicompagni caduti in combattimento a quelli che ho visto impiccati per le stradedai nazifascisti e penso che se un giorno potessimo mai rincontrarci, mi chiederebbero: «A che cosa è servito il nostro sacrificio? Perché non avete difeso i valori della Resistenza?». Se penso come sono andate le cose negli ultimi anni provovergogna nei loro confronti… al tempo di Berlusconi avevamo i fascisti di nuovo al governo e questa cosa proprio non mi va giù. Io penso che oggi si devericominciare da capo, completamente, ritornare alla Costituzione e applicare quella, pretendere che venga applicata, se poi non si riesce è tutto un altro discorso, ma dobbiamo provarci a sputtanare il Presidente del Consiglio e chi ci governa, bisogna attaccarli, che si sia in pochi o in tanti non ha importanza, l’importante è che ci sia qualcuno che urla. La devono smettere di non rispettare la Costituzione, su cui tra l’altro hanno giurato fedeltà. E chi non rispetta la legge fondamentale dello stato è un fuorilegge! Fosse anche il Presidente della Repubblica, il discorso non cambia, chi non rispetta la Costituzione è un fuorilegge! Siamo noi forse estremisti, perché chiediamo che venga rispettata la legge? Devono andare via, bisogna tornare alla Costituzione, dobbiamo riprenderci tutto, se non si fa questa cosa non si arriva a niente, piano piano ci distruggono, ci annientano… dal mio punto di vista sono anni che siamo sotto attacco, io almeno li ho vissuti come un continuo 8 settembre… Nel dopoguerra noi partigiani pensavamo che era tutto sistemato, che andava tutto bene e quindi ci siamo adagiati… all’inizio nontanto perché abbiamo dovuto cercare un lavoro, però dopo non ci abbiamo più pensato a quella cosa lì… è difficile da capire ma, dopo tanti mesi di sacrifici, era facile cadere nella pigrizia e pensare a se stessi e basta… per un bel po’ è andata così, ma siamo rimasti fregati! Ci hanno ingannato, ci hanno messo di mezzo… io mi sono sempre chiesto che paese sarebbe oggi il nostro se si fosse veramente applicata la Costituzione? Perciò io dico che il miglior programma politico è quello di tornare alla Costituzione, di applicarla fermamente, e fare leggi che siano dalla parte degli operai, dei lavoratori, dei giovani, insomma dalla parte dei più bisognosi.
I politici di oggi si sono adattatia quello che era l’andamento della società, e sono diventati in gran numerointrattabili, si comportano in maniera disonesta, se voi guardate, la politica è tutta presa da queste cose, sono tutti coinvolti in un modo o nell’altro, per il bene o per il male ma comunque sono dentro al male. È questa la tragedia. Invece bisogna non cedere mai, l’onestà è l’onestà, tutto quello che si fa dev’essere onesto. Purtroppo i disonesti son diventati lamaggioranza, se sono delle minoranze li prendi, li fermi e li cambi, se è la maggioranza non ce la fai, allora conviene staccarsi proprio e urlare il nome e cognome: «stai sbagliando, stai facendo una cosa sbagliata».
Il mio invito ai giovani è da sempre quello di aderire alla Costituzione anche da ragazzi, da piccoli… leggerla, quindi studiarla e ai grandi, invece, dico di non fare i furbetti, perché sanno che non stiamo facendo una cosa fatta bene, e che prima o poi i loro figli pagheranno pesantemente tutte le canagliate di questi ultimi governi, come la sottrazione continua dei diritti in nome delle leggi di mercato.
Prendiamo la crisi, sembra che tutti siano contenti, che va bene così, che in fondo è una brutta crisi che è in giro, che è di tutti, che è di tutto il mondo e quindi bisogna aver pazienza…perché ce lo chiede l’Europa. No! Non ci vuol pazienza la crisi l’hanno fatta loro, è colpa loro, dei banchieri, dei finanzieri… si stanno scannando e fanno pagare tutte le spese alle persone deboli, ai pensionati, agli operai, ai malati, agli studenti, ai giovani a cui stanno togliendo il futuro. Non possiamo accettarlo perché non è scritto così nella Costituzione, hanno già fatto una strage di diritti, una strage! Se noi non ci muoviamo e non capiamo che dobbiamo fermarli prima che sia troppo tardi, ci ritroviamo con la schiavitù come duecento annifa. Siamo già arrivati al punto che un imprenditore, un padrone ti chiama e ti dice «ti do tot, devi lavorare tot ore, devi lavorare la domenica se telo chiedo… e quando non mi servi più ti mando a casa, ti mando via». No, nonpuò essere così! Non deve essere così, la Costituzione non lo prevede. Nondevono farlo! Ma tocca a voi, tocca a voi capire questa cosa e ribellarvi. L’Italiaè una repubblica fondata sul lavoro, ma nella Costituzione c’è scritto «lavoro»non «lavoro precario». L’articolo 11 dice che l’Italia «ripudia la guerra»eppure ci hanno propinato la balla delle guerre umanitarie… e in un paese chenon trova i soldi per la gente che non sa come andare avanti, si vogliono spendere miliardi per comprare dei cacciabombardieri. Io vorrei che i giovani diventassero tutti propagandisti di questa cosa, io ho già portato in giro quasi 80.000Costituzioni nelle scuole, nelle piazze, dappertutto, ma mi rendo conto che non basta che bisogna fare di più, dobbiamo essere tutti capaci di diffondere questa convinzione: chi ci governa deve rispettare la Costituzione che è nata dalla Resistenza. E “nata dalla Resistenza” non vuol dire soltanto che è nata dal sacrificio dei giovani, ma vuol dire che è nata dalla coscienza presa dai giovani durante quei venti mesi di lotta… la coscienza che al posto del fascismo c’era un mondo diverso che ci poteva portare avanti. Io non mi arrendo mai, spero che anche questa volta ci se la faccia, magari all’ultimo minuto, a salvare la Costituzione, a salvare quanto di buono c’è in questo paese. Quando ai monti con la mia brigata subivo un rastrellamento da parte dei tedeschi, che si muovevano in qualche migliaia, ci sbaragliavano (in molti morivano e molti altri dovevano scappare) fino a ridurci ad uno sparuto gruppo di uomini. Tuttavia dopo quelle mazzate non ci demoralizzavamo e iniziavamo dal giorno dopo a ricomporre la brigata, finché non tornavamo più forti di prima. È successo diverse volte, ma non mollavamo mai. Ecco è per questo che io vi dico di non arrendervi mai. Coraggio ragazzi!

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