lunedì, luglio 22, 2024
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Presidio alla caserma di Rivoli, quando la verità te la racconta chi c’era

Presidio alla caserma di Rivoli, quando la verità te la racconta chi c’era

Dai giornali nazionali “una trentina di No Tav questo pomeriggio ha bloccato tre mezzi dell’esercito che stavano rientrando dal cambio turno alla caserma Ceccaroni di Rivoli, sede del primo reggimento di manovra degli alpini della Taurinense.” “La Digos li ha identificati quasi tutti. I No Tav saranno denunciati per blocco stradale e violenza privata. Non è la prima volta che i No Tav organizzano manifestazioni di protesta e volantinaggio davanti alla caserma”.

Questa è la cronaca riportata dai giornali. Beh, noi c’eravamo e teniamo a precisare per ovvia imparzialità dei fatti.

Sono le 16.30 quando arrivano i primi No Tav che si schierano nel controviale antistante l’entrata della caserma Ceccaroni di Rivoli. Di lì a poco le macchine dei ca1492595_603238066391698_381094166_orabinieri si moltiplicano, parcheggiando sul ciglio della strada che entra in Rivoli – chissà perché non nel controviale dove i No Tav appendono striscioni alla rete che divide il parcheggio. Tutto procede senza particolari motivi di attrito, di lì a una mezz’ora, prima uno, pieno di truppa e poco dopo altri tre cacciamali di trasporto truppe alpine si accodano davanti all’entrata della caserma.

“Se avessero voluto entrare bastava che accelerassero” dirà un manifestante. Sulla statale intanto si crea l’ingorgo. Due solerti tutori dell’ordine prendono a dirigere il traffico in alternanza; giunge un graduato che fa muovere il convoglio facendogli raggiungere la rotonda per poi farlo tornare a parcheggiare nel controviale opposto alla caserma, il tutto in una manciata di minuti.

Nel mentre i No Tav attraversando sulle strisce distribuiscono volantini, che spiegano le ragioni della protesta. Ne distribuiscono 500, accolti volentieri dalla gente. Sopraggiungono altri comitati di Torino e della cintura, il gruppo raggiunge ormai il centinaio di persone. Insieme arrivano dalla questura agenti in borghese della Digos. Sopraggiungono i reparti della celere di Torino. Scendono equipaggiati di tutto punto – stranamente – e si schierano molto a ridosso della caserma. I No Ta1535374_563310787096768_1545471298_nv decidono allora che è inutile restare. “Possiamo andare. La manifestazione è riuscita” tuona un pacifista del gruppo. Un dirigente impalca la striscia tricolore che indica la presenza dello Stato e quindi il repartino della polizia, in piena strada statale, bloccandola, parte in direzione della caserma. I No Tav si sono già defilati e lontani qualche passo. Inizia una camminata davanti ai No Tav che vengono inseguiti dalla polizia fino alla rotonda. E’ di oggi la seconda parte – “avevamo le macchine lì vicino e quindi siamo andati a fare un giro in Rivoli, ci hanno fermato e chiesto i documenti” – il resto è noto dai giornali nazionali.

  1. Volantinaggio, per la legge non serve autorizzazione.
  2. Blocco: volantinavano sulle strisce pedonali e i manifestanti erano nel controviale.
  3. Violenza privata: i pulmini erano lontani e nessuno ha intimato di sciogliere l’assembramento, anche perché i presenti si sono allontanati di propria spontanea volontà solo dopo una ventina di minuti.
  4. Trenta manifestanti: bisognerà contare bene, includendo quelli a spasso per Rivoli. “Ad un certo punto abbiamo visto chiedere documenti a persone che non erano con noi” ha affermato qualcuno di chi è stato inseguito.

La storia si chiederà? Un’azione di polizia calibrata o una volontà di colpire chi manifesta. E’ da un po’ che in valle si respira il tiro libero al No Tav, ma è questo il compito delle forze dell’ordine? La notizia dalla strada dove avvengono i fatti.

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