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Crolla l’accusa di terrorismo per Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò

Crolla l’accusa di terrorismo per Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò

Claudio, Niccolò,  Mattia  e Chiara,  i quattro attivisti No Tav  sono stati assolti dall’accusa di “terrorismo”, «perché il fatto non sussiste», ma ritenuti colpevoli di aver “sabotato” un compressore e tutti e 4 condanni a 3 anni e sei mesi e al pagamento di 5mila euro di multa.

3 anni e 6 mesi, la stessa pena data agli assassini di Federico Aldrovandi.

Era una sentenza estremamente attesa. Stamattina la Corte d’Assise di Torino si è espressa nella vicenda processuale dei quattro No Tavaccusati di terrorismo per il sabotaggio di un compressore del cantiere della Torino-Lione. I fatti risalgono alla notte del 13/14 maggio 2013. I quattro ragazzi imputati (Niccolò Blasi, Mattia Zanotti, Chiara Zenobi e Claudio Alberto) sono in carcere da un anno, dal 9 dicembre dello scorso anno. Il presidente della Corte, Pietro Capello, intorno a mezzogiorno, ha pronunciato il verdetto stabilito nella camera di consiglio: cade l’accusa di terrorismo, i No Tav non sono giudicabili come tali. Tutto è stato ridimensionato: ora quel che viene contestato è il reato di danneggiamento, la Corte li ha condannati per questo a 3 anni e 6 mesi di carcere.

I pm Andrea Padalino e Antonio Rinaudo avevano chiesto una condanna a 9 anni e mezzo per tutti e quattro, con l’applicazione di un articolo del codice penale che etichetta come terroristica ogni condotta che tenda a costringere il Paese ad “astenersi dal compiere un qualsiasi atto”, che tradotto nel processo in questione significa la non realizzazione del Tav Torino-Lione. Un’impostazione processuale radicale e marmorea contro chi si oppone alla grande opera in Val Susa. La Cassazione, lo scorso maggio, pronunciandosi su un ricorso delle difese, aveva praticamente smontato questa visione accusatoria. Oggi la Corte d’Assise ha confermato quest’ultima interpretazione, facendo crollare il castello di un’accusa ritenuta eccessiva e abnorme.

Il movimento No Tav, affrontando la lotta in Val Susa ed i processi nell’aula bunker del carcere delle Vallette, ha sempre denunciato e ribadito l’evidente e spropositata dimensione dell’accusa mossa contro i quattro ragazzi («È una follia considerare terrorismo l’incendio di un compressore») e quindi contro il movimento tutto («Se loro sono colpevoli allora lo siamo tutti, perché questa è la nostra lotta ed ha come obiettivo difendere la nostra terra»). Un “dettaglio” di non poco conto, che ha contribuito anch’esso a generare la spasmodica attesa per la sentenza, per comprendere la direzione della complessiva accusa fatta a chi si oppone al Tav, è concernente alla situazione processuale di Lucio, Graziano e Francesco, altri tre No Tav, in carcere dallo scorso 11 luglio, sui quali pende la stessa e identica accusa di terrorismo. La sentenza di oggi diventerà, realisticamente, in quanto precedente, una pietra miliare nel grado di accusabilità possibile esercitabile da parte della magistratura della Procura della Repubblica di Torino ai danni di chi si oppone al Tav.

Un nutrito numero di No Tav, presente all’interno dell’aula bunker delle Vallette, ha atteso e quindi festeggiato ascoltando le parole del presidente Pietro Capello: nonostante siano state propinate condanne per danneggiamento è grande la contentezza per la fragorosa cascata dell’imputazione di terrorismo. L’area è massicciamente presidiata da polizia e carabinieri. Il movimento No Tav ha preannunciato che oggi pomeriggio alle 17:30, nella piazza del mercato di Bussoleno, vi sarà un ritrovo dopo la sentenza della Corte d’Assise, che ha evidentemente dato ragione ai No Tav. (da nuovasocietà)

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