lunedì, luglio 22, 2024
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‘Ndrangheta in Val Susa: basta Tav, basta mafie!

‘Ndrangheta in Val Susa: basta Tav, basta mafie!

 

Che le grandi opere siano manna dal cielo per le organizzazioni criminali lo sanno persino le pietraie del Musinè. Oggi arriva l’ennesima conferma da una operazione dei Ros che ha portato in carcere 20 persone. Una ‘ndrina crotonese avrebbe in particolare messo gli occhi sul trasporto dei materiali del cantiere di Chiomonte. E per arrivare a questo si appoggiava a una ditta, la Toro Srl, che ha una cava ai piedi della Sacra di San Michele. Leggiamo sul Corriere In Val di Susa la ‘ndrina dei Greco, attraverso i suoi uomini, «voleva spartirsi la torta» di tutti i lavori di trasporto dei materiali che passavano nel cantiere di Chiomonte. Giovanni Toro, titolare della Toro srl e amico dei Greco, era riuscito ad appropriarsi di una cava in una zona strategica della Val di Susa, tra i comuni di Chiusa di San Michele e Sant’Ambrogio. La cava era pronta per essere usata per lavori legati al cantiere della Tav. Ma anche per altri traffici. Come quello dei rifiuti pericolosi. Proprio per questo è indagato l’imprenditore valsusino Ferdinando Lazzaro, coinvolto nei lavori della Tav: avrebbe chiesto a Toro di poter usare la sua cava per nascondere tonnellate di rifiuti.

Apriamo un inciso: Ferdinando Lazzaro, proprio lui, il povero imprenditore intervistato a più riprese da televisioni e giornali (memorabile l’intervista su Rai 2 di Nicola Porro), coccolato da politici di ogni schieramento, esempio secondo i fautori dell’opera dell’imprenditore che vorrebbe lo sviluppo della Valle ma è vessato dai no tav; benissimo, proprio lui è accusato di voler nascondere tonnellate di rifiuti in un paese della nostra Valle, vicino alle nostre case, ai piedi delle nostre montagne. E chiudiamo l’inciso.

In Valle giravano voci su quella cava posta sotto sequestro lo scorso anno e l’ex procuratore Caselli si era lasciato sfuggire qualcosa a tal proposito, nel mezzo dei suoi insopportabili sproloqui contro i no tav, in una audizione alla commissione parlamentare antimafia del 9 dicembre scorso in cui aveva affermato “abbiamo ritenuto che fossero accertati profili di infiltrazione ’ndranghetista nei cantieri relativi al TAV a opera di esponenti che hanno posto in essere attività volte a conseguire la disponibilità di una cava in Sant’Ambrogio di Susa, con annesso impianto di produzione di bitume, per stoccare e smaltire in maniera irregolare rifiuti speciali pericolosi e non, e per impiegare i rifiuti sopra indicati, fittiziamente smaltiti in modo lecito in opere di realizzazione e riempimento di fondi stradali, per usufruire degli incentivi previsti per lo smaltimento di questi rifiuti. Tutto questo ha portato anche all’emissione di provvedimenti di custodia cautelare in carcere nei confronti del titolare di questa impresa”.

Le notizie di oggi confermano il quadro mostrando come le attività del sodalizio si estendessero dal cantiere Tav all’autostrada A32, ancora dal Corriere: “Tra le commesse lavorative più ricche che Toro aveva ottenuto, ci sono anche la ristrutturazione della galleria Prapontin, sull’autostrada Torino Bardonecchia, un lavoro connesso con la costruzione della Torino-Lione, i lavori di pulizia e di sgombero neve della A 32 e dell’aereoporto di Caselle.” In particolare i lavori all’interno del cantiere di Chiomonte si riferiscono alla “bitumatura della viabilità interna di cantiere, richiesta dalle forze dell’ordine (!)”.  Il fatto che un lavoro richiesto dalle forze dell’ordine venga eseguito da una ditta che parrebbe legata alla ‘ndrangheta rende perfettamente l’idea di cosa è la Torino-Lione.

In casi come questi dire “lo sapevamo” lascia un sapore amarissimo. La mafia è una montagna di merda, ma sta tentando di divorarsi le nostre montagne, con la complicità di chi difende questa maledetta opera e di chi continua a mentire nascondendo la sua inutilità, il suo costo enorme e il suo impatto devastante.

Noi comunque continueremo a mettervi i bastoni fra le ruote perchè la ‘ndrangheta e gli ‘ndranghetisti nei nostri paesi non ce li vogliamo e soprattutto perché qui (e dopo presidi incendiati, minacce ad attivisti e auto date alle fiamme lo possiamo dire con certezza) la paura non è di casa!

 

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