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Quello che “La Repubblica” non dice

Quello che “La Repubblica” non dice

Abbiamo letto con interesse l’articolo odierno di La Repubblica dedicato alla Torino Lione: “Beffa ai no tav: scavi solo dalla Francia” di Paolo Griseri. Ci pare che oltre al livello superficiale, che rientra nei doveri di sostegno di quel quotidiano ai promotori dell’opera, ci sia qualcosa meritevole di attenzione.

1- Sono forti sti no tav

Tema centrale dell’articolo è la possibilità di non scavare il tunnel di base da entrambi i lati, quello francese e quello italiano, ma soltanto dalla Francia. Tale decisione potrebbe essere presa per evitare le proteste dei valsusini e non dover gestire nel bel mezzo della Valle un fortino come quello di Chiomonte. Non stiamo neanche a dire come una idea del genere abbia conseguenze tecniche ed economiche e costringa a rivedere in profondità il progetto attualmente stabilito. Non sappiamo neppure se sia un’ipotesi realistica, per adesso è solo un rumor giornalistico senza il benchè minimo riscontro tecnico. Un altro è il punto che ci pare centrale: se una tale stravagante idea è stata presa in considerazione significa che la controparte teme l’opposizione della Valle. Anni di delegittimazione della protesta, di militarizzazione del territorio, di pervicace non ascolto delle nostre ragioni, di processi e di condanne, non hanno portato a nulla. Se qualcuno ha davvero pensato di scavare solo dalla Francia, beh, questa è la più candida ammissione del fallimento del tentativo di sconfiggere il movimento no tav. Le elezioni comunali hanno riconfermato come l’opposizione al Tav non sia retrocessa di un millimetro fra la popolazione valsusina, ma anzi abbia guadagnato consensi.

Idee come quella riportata da La Repubblica mostrano la siderale distanza dei decisori dalla popolazione: anziché fare i conti con le ragioni dei valsusini preferiscono inventarsi stravaganti progetti. Una tattica dilatoria che a ben vedere hanno sempre seguito in questi anni: si sono spostati da Venaus alla Maddalena per avere un luogo facilmente difendibile dagli occhi e dai corpi dei valsusini. Hanno fatto i sondaggi con le trivelle in posti inutili ma difficili da raggiungere per la popolazione. Una tattica dilatoria che però non potrà proseguire in eterno, se davvero vogliono far passare una nuova ferrovia in Valle prima o poi i luoghi impervi e difendibili finiranno e dovranno fare i conti con amministratori e popolazione che non ne vogliono sapere di inutili cantieri sui loro territori.

Naturalmente La Repubblica questo ragionamento non lo fa e considera questa ideona del tunnel soltanto come una “beffa” contro i no tav.

Proviamo però a leggere nel dettaglio l’articolo.

2- I tempi

L’articolista parla di inizio lavori per il tunnel di base a ottobre-novembre di quest’anno. Una data di fantasia priva di qualsiasi riscontro. Abbiamo sentito una infinità di date sul cantiere di Susa ma mai autunno 2014. Manca il soggetto promotore che subentrerebbe a Ltf, manca la decisione europea su quanto finanziamento dare all’opera e così via, la data di Repubblica è campata in aria. Però serve a qualcosa: serve a dare al lettore l’idea di un inizio imminente, “pochi mesi e si parte”.
Anche questa tattica l’abbiamo vista all’opera una infinità di volte in questi anni, restiamo sempre colpiti però quando tale tattica viene fatta propria non dai proponenti l’opera, ma da un giornalista.

3- In Francia stanno avanti

Ci sono nell’articolo delle falsità belle e buone, scrive il giornalista: “Le talpe francesi inizieranno tra qualche mese a scavare i primi 45 chilometri di loro competenza. Le macchine cominceranno a lavorare da tre diversi punti: lo sbocco del grande tunnel sul versante francese a Saint Jean de Maurienne e i punti di incrocio tra il tracciato del supertunnel e le tre gallerie di servizio francesi a 8 (Saint Martin la Porte), 17 (La Praz) e 29 (Modane) chilometri dall’ingresso transalpino.
Chiunque legga questa parte crederà che in Francia stanno per iniziare i lavori del tunnel di base, ma è falso, in Francia è stato appena assegnato l’appalto per una indagine geognostica, posta in asse con il futuro tunnel, ma che non è il tunnel di base (anche perché i fondi per questo ancora non sono stati stanziati!).
Basterebbe leggere sul sito di Ltf, proprio sul sito di chi l’opera promuove, ma significherebbe informare correttamente…

4- Odia i no tav, ama Ltf

Ci si mette di impegno l’articolista, ma proprio non riesce a non schizzar fuori un po’ di bile. Del resto non è un mistero che ce l’abbia con noialtri e allora eccolo sostenere che ciò che ci fa difetto è la ragionevolezza, dovremmo essere più ragionevoli secondo lui: “forse così la grande battaglia d’autunno non ci sarà. Lo scontro atteso e temuto da molti all’apertura del cantiere del tunnel di base della Torino-Lione a ottobre-novembre, il momento della verità in cui tutti gli oppositori al progetto tenteranno l’ultima spallata a Susa, potrebbe svanire nel nulla. Non perché, improvvisamente, sia tornata la ragionevolezza”. Irragionevole non è per Repubblica dilapidare miliardi di euro in un’opera sostanzialmente inutile, irragionevole è opporsi a questo spreco!

E se l’aggettivo per i no tav è irragionevoli, quello per Ltf qual’è? Ma “orgogliosi” naturalmente! “’La Francia onorerà i suoi impegni’, aveva garantito con orgoglio un mese fa il presidente francese di Ltf, la società che ha progettato l’opera, Hubert Dumesnil”.

5- …e allora il Frejus

Non poteva mancare un accenno al Frejus, sembra che Griseri ne sia letteralmente ossessionato. Però anche qua non la conta giusta. Al Frejus stanno scavando il raddoppio del tunnel autostradale e lo stanno scavando dal lato francese: “L’idea non è poi tanto originale. È la stessa scelta compiuta tre anni fa dalla Sitaf, la società a maggioranza pubblica guidata dal gruppo Gavio che nella stessa montagna sta raddoppiando il tunnel autostradale del Frejus (nell’indifferenza degli ambientalisti)”.
Intanto non è la stessa montagna, e basta una cartina, o una rapida ricerca per imparare la differenza tra Susa e Bardonecchia, in ogni caso noi abbiamo sempre sostenuto la nostra contrarietà al raddoppio del Frejus, e la contraddizione è semmai in chi vuole il Tav dicendo che toglierà tir dalle strada, e nel contempo finanzia il raddoppio del Frejus. Ma Griseri si guarda bene dal sollevare questa contraddizione. Inoltre l’ultima manifestazione fatta contro il raddoppio risale a pochi mesi fa, forse a La Repubblica è sfuggita? Non sapremmo altrimenti giustificare il livore bugiardo nel parlare di indifferenza degli ambientalisti.

6- Il buio in fondo al tunnel

Nonostante l’impegno profuso da La Repubblica per convincere che la Torino Lione è cosa fatta i problemi nel realizzare l’opera ci sono, e sono così grandi che persino loro non li possono ignorare: “al momento l’insidia principale per il futuro del progetto non viene dai No Tav ma dal governo francese. Che, a differenza di quello italiano, non ha ancora messo a bilancio i 2,2 miliardi di euro necessari a pagare la quota di Parigi nell’opera. E senza quei soldi non arriverebbero nemmeno i 3 miliardi che l’Ue dovrebbe essere disposta a mettere per finanziare il supertunnel. I francesi hanno tempo fino a febbraio prossimo per trovare i soldi” ma i lavori non dovevano partire a ottobre di quest’anno?!.

 

D’ogni modo, fatta chiarezza e sbugiardata, per l’ennesima volta, l’informazione irreggimentata meglio occuparsi d’altro che di queste suggestioni.
Un’estate di lotta è alle porte e molte iniziative sono da preparare per rendere la vita difficile a chi crede di poter calpestare la Valle e i suoi abitanti.
Scavare il tunnel solo dalla Francia potrà essere un idea utile per solleticare qualcuno nel tentativo di ricevere (forse) qualche finanziamento, ma di sicuro non eliminerà il problema, non cancellerà la determinazione dei valsusini. Voi cambiate versante, noi non cambiamo idea! NO TAV

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