In Italia non sono previsti numeri identificativi su caschi e divise delle forze dell’ordine, dobbiamo augurarci che gli agenti mostrino involontariamente vistosi tatuaggi per ottemperare alla stessa funzione di riconoscimento.
Infatti, è proprio per un tatuaggio sul braccio che un Carabiniere è stato riconosciuto e accusato di lesioni durante la giornata del 3 luglio alla Maddalena di Chiomonte, accusa nasta dai fatti filmati e documentati in cui si vedono due no tav i presi dalla boscaglia e portati oltre le recinzioni di sicurezza e lì picchiati.
Per la stessa giornata di assedio al cantiere sono imputati dalla procura torinese 53 no tav, mentre tra le parti offese compaiono 200 persone tra poliziotti, carabinieri e guardia di finanza su cui non ci pronunciamo ma lasciamo parlare i report dall’aula bunker.
Da notarsi come la procura torinese abbia due velocità di reazione, tutto ciò che potenzialmente può attaccare e criminalizzare i no tav passa in primo, processi rapidissimi, mentre per tutto il resto procede con lentezza.
La legge non è uguale per tutti, perchè questa vicenda è fatta di omissioni e tentativi di archiviazione palesi.
A partecipare al pestaggio e, in generale, alle violenze di quel giorno furono decine di uomini delle forze dell’ordine come mostra il dossier Operazione Hunter ma sfortunatamente solo uno ama i tatuaggi ed è stato riconosciuto. Il processo si aprirà nel 2015.
“Tradito” dal tatuaggio? Forse è per questo che non si vogliono i numeri identificativi…