"Forse perchè sono stato destinato..."

intervista a Marco Failla


Fumettista, illustratore ed inchiostratore, Marco Failla è nato a Palermo il 18 ottobre del 1976.
Ha collaborato con case di produzione come Panini, Piemme, :duepunti edizioni, Red Whale e DC Comics.
All’attività di disegnatore ed insegnante affianca da sempre quella di musicista.

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Come hai cominciato a disegnare?

Mio padre dipingeva e mi sono ritrovato a disposizione il necessario. Da un certo punto di vista a differenza di molti dei miei colleghi io sono stato destinato a questo tipo di lavoro, perchè mio padre ha avuto sempre il desiderio che facessi qualcosa di simile e sono stato sempre incoraggiato in questo senso...
Ho cominciato ad un’età che non ricordo, molto presto, e mi limitavo a disegnare cose che avevo visto nei cartoni animati, cercando di ricordarle...


La prima pubblicazione a livello professionale?


La copertina di "HPL"

La prima pubblicazione l’ho fatta nel 1998, una cosa un po’ triste. Nel ’98 ha aperto a Palermo la prima scuola del fumetto, che però si è rivelata un’esperienza fallimentare sia per me che per gli allievi (io ero entrato come insegnante, avevo 21 anni). Questa pubblicazione era legata in qualche modo alla scuola, ne feci 8 tavole. Venne distribuita a livello regionale, quindi non so se può essere considerata una pubblicazione professionale.
Forse la prima vera pubblicazione fu un’autoproduzione, uno split-book. Mi ero messo in società con un mio ex collega della scuola del fumetto di Milano, Alessandro Borroni, anche lui di Palermo, e con due sceneggiatori locali per fare questa produzione allo scopo di pubblicizzarci come autori [Failla ha disegnato "HPL - L’incubo della casa maledetta", Borroni "Revangel - Eroe del III millennio". Pubblicato nel febbraio 1999 con la dicitura "fine millennio"]. Ci siamo scontrati con le difficoltà del caso, la stampa e la distribuzione... A Palermo non è facile trovare una tipografia degna, e noi siamo andati dalla prima tipografia che conoscevamo. Il risultato lascia un po’ a desiderare... Ma soprattutto ci siamo scontrati col problema della distribuzione, che in Italia è una cosa folle.
Credo che a livello nazionale ne siano state vendute meno di 50 unità su 1000 stampate, che è il minimo per ammortizzare un po’ le spese...



La copertina di "HPL"

Forse siamo andati un po’ troppo avanti... Che studi hai fatto?


Illustrazione da
"Piccoli brividi"




Tavola da
"Piccoli brividi"

Sono autodidatta, però ho frequentato la scuola del fumetto di Milano per un anno, nel 1996-97. Mi sono iscritto direttamente al secondo anno, poi per motivi principalmente economici sono tornato.
A Palermo non c’era ancora molto... era stato organizzato qualche corso, realtà abbastanza piccole... forse un solo disegnatore professionista, Giuseppe Franzella che adesso lavora per Bonelli, alla serie di "Brendon"... Lui è stato per tanti anni il punto di riferimento per noi più piccoli, perchè era l’unico professionista, più grande d’età, aveva per le mani questi provini per Bonelli e aveva un po’ il polso della richiesta degli editori nel mondo professionale, cosa che invece noi ignoravamo...
A quei tempi il momento di confronto col mondo professionale era il Lucca Comics: era un’occasione importante e attesa di parlare con dei professionisti, si preparavano delle ministorie, dei provini appositamente da far vedere a Lucca...
Il momento di grosso cambio nella scena del fumetto a Palermo è stato probabilmente l’uscita della rivista "Piccoli brividi" (la versione a fumetti della serie di libri di Robert Stine) pubblicata dalla Panini Comics nel 2002. È stata l’occasione un po’ per tutti i disegnatori palermitani, fino a quel momento dilettanti o con alle spalle solo esperienze di autoproduzione, di pubblicare su una rivista nazionale venendo a contatto con le esigenze di una redazione professionale.
È stata anche l’occasione per venire tutti a contatto, perchè Sergio Algozzino, il primo ad avere questo contatto e cui fu affidato un ruolo importante nella realizzazione della rivista coinvolse quasi tutti quelli che conosceva a Palermo nel progetto. Da allora si è creato questo piccolo nucleo di disegnatori che ancora oggi va avanti e si va allargando. Lo zoccolo duro si può dire che siamo io, Sergio, Claudio Stassi, altre figure rimaste un po’ ai margini di questa situazione ma che comunque fanno parte della cerchia. Questa cerchia si è allargata negli anni perchè si sono fatti degli altri corsi e abbiamo avuto modo di conoscere altri talenti che poi sono cresciuti, come Aurelio Mazzara, Roberto Di Salvo, Gianluca Gugliotta... Si è creata una situazione di amicizia e collaborazione che gli autori del nord ci invidiano e che ha portato anche una crescita professionale: si è sempre insieme, si hanno contatti con professionisti, si cercano nuove soluzioni, si sperimenta... Al di là del confronto cerchiamo di far rimanere il lavoro qui, perchè quando a qualcuno arriva una proposta che lui ritiene non adatta per sè la passa a qualcuno di più adatto. È una situazione che sfiora quasi la parentela.



Illustrazione da
"Piccoli brividi"




Tavola da
"Piccoli brividi"

Hai dei punti di riferimento, dei maestri?


Inchiostrazione per
"Monster allergy"










Inchiostrazione per
"Masters of the universe"

Ho attraversato diversi periodi, ma il mio disegnatore preferito è un autore americano che si chiama Charles Burns... credo sia quello che mi piace di più in assoluto, o comunque quello che mi piace a prescindere dalle mie esigenze lavorative, considerato che attualmente il mio modo di disegnare è lontanissimo dal suo...
Il discorso dell’autore di riferimento per me è un po’ complicato. Ho avuto sempre in mente di lavorare il prima possibile, conseguentemente la scelta dello stile è stata dettata più dalle richieste del mercato che dal mio gusto personale. Il risultato è che adesso per me è difficile dire cos’è che mi piace veramente e che cosa mi interessa tecnicamente, e il mio stile attuale è una mediazione fra quello che mi piace e quello che mi fa lavorare. Questo è un campo dove non sempre (anzi quasi mai) si fa quello che piace, anche perchè se come me non sei un nome conosciuto ti viene chiesto di disegnare come un altro che è più conosciuto di te. Anche in base a questo funziona quel discorso di passare il lavoro ad altri, perchè metabolizzare uno stile di disegno non è una cosa che si fa esattamente dall’oggi al domani...
L’influenza principale da un punto di vista di gusti può essere stata Burns e credo che si veda parecchio anche nel tipo di tecnica che io utilizzo per inchiostrare... Io sono uno dei pochi rimasti in Italia ad utilizzare il pennello per inchiostrare, cosa che ha avuto un certo peso nella mia vita professionale perchè non ci sono moltissimi inchiostratori a pennello validi in Italia, è una cosa che non si fa quasi più, la maggior parte della produzione attuale in Italia è inchiostrata a pennarello o a pennino. Il pennello è diverso, io l’ho imparato perchè mi piaceva molto Burns, e lui ha la tipica inchiostrazione a pennello: linea modulata, molto morbida, che si ispessisce a seconda delle esigenze.
Ho attraversato altri periodi, ho lavorato parecchio nel campo dell’editoria per ragazzi, e nel mio stile di disegno si può riscontrare una certa chiarezza e semplicità che è tipica del fumetto per ragazzi... per esempio le pubblicazioni Disney contemporanee, non i classici come Topolino e Paperino ma quelli per la fascia di utenza adolescenziale, 12-13 anni, "Witch", "Monster Allergy", un po’ più realistici, più giapponesizzati, uno stile di disegno un po’ più ibrido. In Italia quando c’è una linea editoriale di successo (come può essere "Witch" ad esempio) tutti gli altri editori cominciano a farvi riferimento. Quando ho collaborato con "Piccoli brividi" mi è stato richiesto di disegnare in quel modo, quindi ho comprato un numero di "Witch", l’ho studiato per bene e ho cercato di avvicinarmi nei limiti del possibile a quel tipo di disegno.
Qualche mese dopo è toccato ai "Masters of the universe", come inchiostratore. Anche lì mi è stata data una rosa di nomi di inchiostratori di riferimento, dei professionisti americani conosciuti, e ho cercato di lavorare così. Per i Masters ho inchiostrato un albo di 14 pagine disegnato da Emiliano Santalucia (sempre di Palermo) che veniva dato con il doppio pacco di He-Man e Skeletor, e i primi tre numeri di una miniserie da quattro, più copertine, extra, poster, litografie, scatoli per giocattoli. Poi mi sono tirato fuori perchè volevo cercare di andare un po’ avanti come disegnatore...
In ambiente nazionale, cioè pubblicazioni e distribuzioni nazionali, ho lavorato più come inchiostratore che come disegnatore, per questa esigenza di trovare lavoro pagato quanto più rapidamente possibile: l’inchiostrazione è un po’ più facile da reperire perchè per quanto sia molto importante è considerata la parente povera del disegno. L’inchiostratore ha meno peso sul risultato, perchè non dipendono da lui le inquadrature, le forme dei personaggi, le proporzioni, i movimenti... però è anche vero che un’inchiostrazione buona può dare davvero una marcia in più: inchiostrare non significa semplicemente ricalcare (come la maggior parte della gente crede) ma cercare di far uscire la tridimensionalità sfruttando lo spessore delle linee, dare una resa materica, l’illusione della profondità. È importante, e sicuramente è molto più facile ottenere lavoro come inchiostratore che come disegnatore proprio perchè devi semplicemente dimostrare di essere in grado di far uscire il disegno e valorizzare con coerenza il lavoro fatto dalla matita...
Come inchiostratore ho lavorato per i "Masters of the universe", per "Monster allergy" (fumetto che era pubblicato sotto il marchio Disney ma prodotto dalla Red Whale), sporadicamente delle cose per l’America (due anni fa delle card da collezione di "Green Lantern" disegnate da Giuseppe Camuncoli per la DC comics), delle cose per "Geronimo Stilton" (che in realtà non sono fumetti ma ’libri riccamente illustrati’), e attualmente sto inchiostrando "X-campus" [una rivisitazione degli X-Men in chiave adolescenziale] per Marvel, Panini e Red Whale associate.



Inchiostrazione per
"Monster allergy"










Inchiostrazione per
"Masters of the universe"

Come trovi questi lavori?

Gioca un grosso ruolo il passaparola. Nel caso della Red Whale ho cominciato con "Monster allergy". "Geronimo Stilon" è pubblicato da Piemme ma è realizzato per suo conto dalla Red Whale, per cui mi hanno passato il lavoro perchè già mi conoscevano. La stessa cosa per "X-campus".
Può capitare, come nel caso delle card per la DC comics, di conoscere ad una fiera o una mostra un autore a cui piace il mio modo di inchiostrare. Ti ripeto, in Italia sono pochi a fare questo tipo di inchiostrazione, e magari al momento di scegliere l’inchiostratore è il disegnatore stesso che lo suggerisce alla casa editrice.



Autoritratto

Scrivi mai le tue storie?


Autoritratto

No. Ho provato, ogni tanto ci provo, però... Sono sempre legato a qualcun altro per quanto riguarda le storie, il che non è bene.
Ci sono state delle persone con cui mi sono trovato bene a lavorare da un punto di vista di metodo, ma non che scrivessero un tipo di cose che mi piacesse.
A differenza di molti dei miei colleghi non sono un appassionato dei fumetti in senso classico, ho cominciato a leggere fumetti perchè mi piaceva il disegno, quindi quando li leggo sono un po’ meno coinvolto e un po’ più critico, e la maggioranza dei fumetti non mi piace.


Forse apprezzi più l’aspetto visivo che quello narrativo?

Mi interessa sicuramente di più l’aspetto visivo, per quanto riguarda l’aspetto narrativo sono molto, molto critico. Ci sono delle cose che mi piacciono molto, che trovo gradevole leggere, delle altre che leggo solamente per i disegni ma che trovo veramente stupide.
La maggior parte delle cose che esce in Italia, il fumetto italiano popolare, il Bonelli... perchè una cosa è certa, se dobbiamo parlare di uno stile italiano dobbiamo fare riferimento al Bonelli, che è il formato editoriale tipicamente italiano: quelle pagine, quel tipo di carta, quel taglio narrativo, quel tipo di disegno... Io non riesco a leggerlo, lo trovo offensivo per l’intelligenza del lettore, nella maggior parte dei casi è di qualità pessima, sia per i disegni che per la trama che per il tipo di proposta editoriale inteso come formato. Io non ce l’ho con gli autori Bonelli... ripeto, conosco Giuseppe Franzella che è un bravissimo disegnatore...
È chiaro che una pagina di fumetto francese... faccio sempre l’esempio della Francia perchè è un tipo di approccio al quale mi trovo particolarmente vicino: si producono dei libri, ogni autore produce un libro a periodicità non fissa con una veste editoriale degna. È anche vero che lì i fumetti li leggono tutti, nonni e bambini, mentre qui in Italia c’ è la convinzione che li leggano i ragazzini, qualcuno continua anche da grande, qualcuno smette...
Come siamo arrivati a questo?


Scrittura della storia...


La copertina di
"Una giornata nera"

Scrittura della storia...
Purtroppo finora non ho avuto la fortuna di realizzare un testo che mi piacesse, anche perchè le mie esperienze come disegnatore sono sempre abbastanza finalizzate, con degli scopi ben precisi anche da un punto di vista commerciale... Ad esempio quest’anno ho realizzato un fumetto per un’associazione di oculisti su testo di Marco Rizzo, una storia brevissima, credo 4 tavole... prodotto carino alla fine, ma è chiaro che non ti puoi tanto sbizzarrire...
Quelli con cui mi sono trovato meglio sono Giovanni Di Gregorio, con cui ho fatto la storia per "Piccoli brividi" e un provino per la Francia... come metodo di lavoro mi sono trovato bene perchè è uno sceneggiatore scrupoloso col quale si discute in maniera piacevole del progetto, si cerca di svilupparlo in un certo modo. Anche con Marco Rizzo mi sono trovato molto bene, sempre in riferimento al metodo di lavoro e alla comunicazione.
Purtroppo non ho avuto grosse esperienze come disegnatore, quindi non ho un grosso vocabolario di ricordi.



La copertina di
"Una giornata nera"

E la storia che hai fatto per il "Primitivo Magazine" #2?


"Lapo", tavola da
"Il Primitivo magazine"#2

Quella di "Lapo" è stata inventata man mano che la disegnavo, anche se è riferita ad un fatto vero, ed è stata fatta di getto, come tutto in quell’albo. Quella del primo numero ["Big Jim E.R."] è di Alessio Di Marco, un’altra persona con cui mi sono trovato bene.
Ironia della sorte, io che sono contrario a queste cose mi sono trovato a disegnare roba educativa per ragazzi, forse perchè ho un po’ più di esperienza con questo stile di disegno. Ho fatto "Una giornata nera" per :duepunti edizioni due anni fa, quest’anno ho realizzato quattro episodi ’altamente educativi’ per una scuola di Gela... sempre situazioni in cui senti molto il fatto che non c’è una libertà espressiva totale anche da parte di chi scrive le storie.
Qualcosa in questo momento sto facendo in questo senso, ma è un progetto di cui per ora non parlo per scaramanzia... anche perchè c’è coinvolto un nome conosciuto del fumetto italiano e non voglio per ora parlarne.



"Lapo", tavola da
"Il Primitivo magazine"#2

Che mi dici di "Sucaman"?


La copertina di
"Sucaman" #1

"Sucaman" è una delle esperienze principali. Il personaggio [un gigantesco pene] è stato creato da Luca Cumbo, che conosco dai tempi della prima comunione. Lui legge fumetti ed ha un minimo di cognizione nello sceneggiare. Inizialmente faceva delle ministorie ispirate a degli avvenimenti scolastici, ad esempio Sucaman che massacra il professore di turno che si comporta male... Abbiamo fatto questo albo che ha avuto un riscontro insperato, se ne sono vendute tantissime copie, credo che abbiamo superato ormai, nel corso degli anni [è stato pubblicato nel maggio 1999] almeno le 350 copie e solo a Palermo... Se tutti gli albi che esistono vendessero 350 copie in ogni città sarebbero megasuccessi editoriali... Ne è stato fatto solo un numero. L’idea era di farne anche di più, solo che da quando l’ho fatto sono sempre impegnato in situazioni professionali pagate, quindi sono costretto ad accantonarlo regolarmente per fare altre cose più remunerative, o che in prospettiva potrebbero essere più remunerative.
"Sucaman" ha il pregio-difetto di essere fumettisticamente una scheggia impazzita, un fumetto per ragazzi che ha come protagonista... ’sto cazzo. Non è un prodotto studiato a tavolino per essere venduto ed avere successo, non potrà mai essere diffuso come tutti gli altri fumetti... andrebbe vietato quasi a tutti perchè è abbastanza estremo.



La copertina di
"Sucaman" #1

Poi è anche molto radicato in ambito palermitano...


Illustrazione inedita di
"Sucaman"

Sì, sicuramente a Palermo è molto sentito [ride]. Non so se a Milano o a Bergamo potrebbe avere lo stesso tipo di successo, però chi lo sa... Di solito piace subito quando mi capita di farlo vedere alle mostre, è un personaggio che fa subito simpatia, perchè in realtà realizza i sogni proibiti di tutti noi.
C’è un secondo numero in lavorazione da allora, ho cominciato a farlo subito dopo il primo, però per i motivi di cui sopra è stato abbandonato e ripreso più volte. La sceneggiatura è stata cambiata più volte anche perchè spesso si facevano riferimenti a cose di attualità che sono cambiate nel corso degli anni (parliamo di 7 anni), tra l’altro parliamo di 12 pagine contro le 6 del primo... poi, arrivato oltre la metà delle tavole è stato accantonato e iniziato da capo perchè nel mentre io ho avuto un’evoluzione stilistica e tecnica... Se non ricordo male ne ho fatte 2 pagine che attendono di essere continuate, e chissà quando ne avrò effettivamente l’occasione, considerato che per il momento non dormo quasi più la notte per lavorare...



Illustrazione inedita di
"Sucaman"

Per gli impegni con "X-Campus"?

Per "X-Campus" sto facendo delle prove per il disegno e l’inchiostrazione, e poi sto collaborando con un piccolo studio palermitano che si occupa di grafica 3D e che si sta lanciando nella produzione di animazioni... Non so fino a che punto posso parlarne per cui non ne parlo direttamente, anche perchè da quello che ho capito ci tengono parecchio.


Come pensi che sia cambiato negli anni il tuo modo di disegnare?


Autoritratto dal booklet
del CD "Occlused in ottusity"
dei Balatonizer

Tantissimo. Io ho un approccio molto tecnico all’argomento fumetto. Al momento, rispetto al passato, do molto più peso all’aspetto della narrazione... Succede praticamente a tutti quelli che lavorano in questo campo. Solitamente quando si è più inesperti si tende a partire più in quarta, spesso cominci a disegnare senza neanche avere abbozzato uno storyboard. Adesso dedico molto più tempo allo storyboard e meno alla realizzazione della tavola, anche perchè avendo un buono storyboard sulla tavola si va molto più spediti. Ho trovato tutta una serie di soluzioni tecniche finalizzate a migliorare la resa dal punto di vista della narrazione. Per fare un esempio quando ho iniziato a disegnare facevo le tavole enormi, utilizzavo un intero foglio di F4, che è più grande dell’A3... Adesso invece per lo più lavoro su A4, che in alcuni casi è il formato di stampa, e quando faccio gli storyboard li faccio microscopici. È una soluzione tecnica strettamente legata ad un cambiamento di esigenze, perchè il fatto di lavorare più in piccolo ti dà la possibilità di vedere il lavoro nell’insieme, cosa su cui mi sono sensibilizzato nel corso degli anni. Nel passato tutto quello che facevo era finalizzato al tentativo di fare un disegno più bello, più accattivante, e vedevo più le singole illustrazioni, mentre il fumetto è una cosa completamente diversa dalle illustrazioni perchè deve privilegiare tutta una serie di aspetti, ritmi narrativi, cambi di inquadrature... Il cambiamento più grosso è questo.
Altri cambiamenti... Nel corso degli anni ho imparato altre tecniche, ho imparato ad inchiostrare a pennarello, cosa che pensavo non mi sarebbe mai successa... Il pennello è una tecnica un po’ più difficile da imparare perchè si lavora con la mano quasi sospesa in aria, si poggia il polso e le dita che reggono il pennello stanno sospese, perchè il pennello è flessibile e non puoi poggiarlo sul foglio. Richiede un periodo di apprendimento lungo perchè devi sviluppare una manualità e una sensibilità diverse.



Autoritratto dal booklet
del CD "Occlused in ottusity"
dei Balatonizer

Per quanto riguarda la colorazione?


Illustrazione Furry

Oggi nel campo del fumetto si colora quasi esclusivamente con Photoshop, si scannerizza il disegno e si colora digitalmente.
Io ogni tanto coloro, quelle che ho colorato più spesso sono state le cose che ho fatto per i gruppi... mi capita spesso di fare delle illustrazioni, copertine, manifesti che hanno a che fare con l’ambito musicale principalmente locale, anche qualcosa per qualcuno di fuori, una volta per un gruppo death metal colombiano e per un gruppo romano... ma soprattutto roba per i gruppi locali, principalmente per il mio gruppo [Failla è chitarrista dei Balatonizer, band grindcore - death metal palermitana]. Sono cose che vanno fatte a colori.
L’anno scorso mi è capitato di disegnare una storia di Furries... i Furries sono dei fumetti erotici con personaggi che sono animali antropomorfi, un vero e proprio genere fumettistico. Quando l’ho scoperto un paio d’anni fa ero completamente ignorante e mi si è aperto un mondo. È un genere di fumetto quanto mai vitale: la diffusione è principalmente on-line, ci sono dei siti di fumetto erotico Furry, si paga un abbonamento periodico e hai il diritto di scaricare queste tavole a fumetti, qualcuna realizzata anche da me. In quel caso, dove era richiesta una colorazione, ho contattato un collaboratore... ci sono dei coloristi professionisti che fanno solo quello.
Io sono molto lento su questo tipo di cose, mi limito a colorare le illustrazioni, le copertine, e sempre con Photoshop. La colorazione a mano mi capita molto di rado. La copertina del CD dei Balatonizer ["Occlused in ottusity"] è fatta a tempera... là ho esagerato, ho cercato di farlo vedere il più possibile, però non credo che la colorazione a mano sia il mio punto di forza. Anche quella copertina, rivedendola oggi... se l’avesse fatta qualcuno abituato a dipingere sarebbe venuta molto meglio.



Illustrazione Furry

C’è un legame tra la tua attività di musicista e quella di disegnatore?


Cover artwork per il CD
"Occlused in ottusity"
dei Balatonizer





Cover artwork per il CD
"Fire station by the cemetery" dei Bomberos





Manifesto per il concerto
dei Napalm Death a Palermo
(luglio 2006)

Il legame potrebbe essere che se lasciato libero di fare quello che voglio tratto le stesse tematiche in tutti e due i campi.
Giovanni Di Gregorio, lo sceneggiatore con cui ho collaborato anni fa, per prendermi in giro dice che io sono a Palermo il massimo esponente di fumetto porno-satanico. È divertente, però in effetti è vero perchè ho sempre avuto predilezione per questo tipo di tematiche, diciamo un horror un po’ dissacrante, un po’ sull’underground.
I fumetti che amo di più sono di questa cerchia, fumetti underground o comunque un fumetto d’autore molto personale... ripeto, Charles Burns oppure la maggior parte del materiale che viene pubblicato in Italia da Coconino Press (un editore che è molto in linea con quello che è il mio gusto personale), gli autori della Fantagraphics americana, a parte Burns anche Cooper... in Italia mi piace molto Marco Corona... David B., Daniel Clowes, l’underground anni ’60-’70 e quindi i vari Robert Crumb, Rand Holmes...
Ho cominciato a pensare seriamente di disegnare fumetti grazie ai fumetti horror della Warren, cioè "Creepy" e simili, che in Italia sono conosciuti come "Zio Tibia", "Cugino Astragalo", "Vampirella"... ancora meglio i vecchissimi fumetti del terrore degli anni ’50, gli E.C. Comics, "Vault of horror"... Ci tengo a dire che il Comics Code americano, la censura in America, è nata per colpa di questi fumetti, che negli anni ’50 presentavano delle storie del terrore che ancora oggi rimangono shockanti... non si è più arrivati a quei livelli. Erano tre o quattro collane dedicate all’horror, la formula era quella che poi fu utilizzata su "Creepy", delle storie brevi, in media 8 pagine con un personaggio narratore fisso... nel caso degli E.C. Comics i narratori erano diversi, però erano sempre gli stessi tre. Queste storie sono veramente di una crudeltà, di una ferocia che ancora oggi è sconvolgente. Sono stati degli innovatori, dei precursori anche dal punto di vista grafico perchè hanno inserito tutta una serie di riferimenti al cinema che fino ad allora nei fumetti non c’erano, o comunque erano molto meno evidenti, una scansione a vignette molto più cinematografica, anche perchè cercavano un tipo di impatto diverso rispetto a fumetti che non parlavano di quel tipo di tematiche... Tra l’altro sono gli stessi fumetti presi a riferimento dal mio autore preferito, Burns. Inoltre quelli che facevano gli E.C. Comics sono gli stessi che poi hanno creato la famosa rivista "Mad", gente che ha avuto un enorme peso sul fumetto americano in quel periodo o comunque sull’editoria americana per ragazzi...
Mi piacciono molto i fumetti francesi, come tipo di formato, perchè ricerco molto la pulizia della linea o della grafica.
Per quanto riguarda le tematiche oscillo tra l’horror e l’underground. Le tematiche estreme sono quelle che preferisco in generale.
Quello che mi piace di meno sono i fumetti di supereroi, perchè li trovo un po’ stupidi... non perchè parlano di supereroi, è proprio il modo in cui sono fatti. Ci sono delle serie, o degli albi, delle avventure di un qualche supereroe che apprezzo particolarmente... opere come "Watchmen" di Alan Moore sono un modo di vedere il supereroe un po’ più per adulti. In generale negli anni ’80 in America c’è stata un po’ questa sensazione di stanchezza nei confronti del supereroe classico da cui è nata tutta una serie di rivisitazioni, le opere di autori come Moore, Dave McKean, che hanno proposto delle versioni un po’ più adulte dei supereroi... è famoso "Il cavaliere oscuro" di Frank Miller, oppure "Devil: amore e guerra"... ci sono state in quel periodo delle rivisitazioni in tema un po’ più adulto, dissacranti, dove c’è Batman anziano con problemi alla prostata, oppure Devil che è un poveraccio ed ha un sacco di problemi... Solitamente è Batman quello più rivisitato, forse perchè è l’unico supereroe a non avere superpoteri, e questo già è un grosso pregio...



Cover artwork per il CD
"Occlused in ottusity"
dei Balatonizer





Cover artwork per il CD
"Fire station by the cemetery" dei Bomberos





Manifesto per il concerto
dei Napalm Death a Palermo
(luglio 2006)

Torniamo al discorso della commistione tra musica e fumetto...


Artwork per Balatonizer

Sicuramente l’immaginario del genere musicale che ascolto ha un’influenza pesante su quello che disegno... il mio genere musicale, quello con cui sono cresciuto e nel quale mi sento più coinvolto è senza dubbio il death metal e il grind. Grind core e death metal sono generi musicali che hanno forti legami con un certo tipo di immaginario... nel caso del death metal c’è sempre stata e c’è ancora questa usanza nella maggior parte dei gruppi di fare riferimento o al mondo dello splatter o al mondo dell’occultismo, o comunque tematiche estreme... Quando si chiede agli Obituary oppure ai Cannibal Corpse: "Perchè continui dopo 12 dischi a parlare di splatter, gore, violenza, cose terribili eccetera?", i Cannibal Corpse rispondono: "Suonando questo tipo di musica di cosa dovremmo parlare?" Non puoi fare una canzone d’amore o parlare di tematiche bucoliche...
Dopo anni e anni di bombardamento da parte di questo tipo di immaginario diventa come una tradizione, tanto è vero che nei miei fumetti uso spesso mettere capre, caproni, che però sono delle versioni abbastanza rassicuranti. Penso sia chiaro che i riferimenti a simboli satanici o esoterici che ci sono nei miei fumetti non possono neanche volendo essere presi sul serio: un mio caprone del sabba ha sempre un aspetto simpatico, rassicurante, quasi disneyano...
Il tutto è accoppiato all’essere animale e grezzo che è tipico di Palermo. Io ho questa passione: ho passato anni della mia vita a vedere "Mery per sempre" e "Ragazzi fuori" almeno una volta al giorno... credo che siano tra le cose che hanno influenzato di più la mia vita successivamente.



Artwork per Balatonizer

In che modo?

Non lo so, però quasi tutto quello che ho fatto in qualche maniera è collegato a quel tipo di bestialità.


Prendiamo, per esempio... quel disegno in quarta di copertina del "Primitivo magazine"#2, quella sorta di tronco umano... come nasce?


Illustrazione per
"Il Primitivo magazine"#2

Ha avuto un certo riscontro quel coso, piace a tutti... Mentre disegnavo una locandina dei Balatonizer mi serviva qualcosa da mettere al centro e non sapevo cosa. Per i Balatonizer faccio le locandine montate a specchio, ne avevo disegnato mezzo e provando a montarlo è uscito fuori questo... L’ho disegnato due volte, nella prima versione i due culi hanno una prospettiva speculare, mentre per il flyer mi è piaciuto disegnare in prospettiva giusta.
Io faccio spesso queste immagini a specchio, che non sono nate esclusivamente per risparmiare tempo. Mi piacciono molto perchè trovo che abbiano un qualcosa di ipnotico. Sono convinto che hanno una loro completezza, il cerchio si chiude quando vedo una cosa del genere.



Illustrazione per
"Il Primitivo magazine"#2

Come le realizzi?


Artwork per Balatonizer

Ne disegno mezza, la scannerizzo, la copio e la ribalto, dopodichè le attacco. Chiaramente questo richiede una serie di accorgimenti, perchè devono combaciare perfettamente, tutto quello che si trova sul taglio deve essere tagliato nel punto giusto. È una cosa che uso molto spesso quando si tratta di fare artwork, locandine, cose di questo tipo... qualcuno una volta mi ha chiesto: "Ma è vero che disegni tutte e due le parti con due mani contemporaneamente?" [ride].



Artwork per Balatonizer

Hai mai pensato di trasferirti, al di là della tua esperienza a Milano?

Principalmente in passato, perchè adesso grazie a Internet non è più necessario trasferirsi per lavorare in questo campo. Quasi tutti i lavori professionali che ho fatto sono stati fatti a distanza... quello dei Masters a grandissima distanza...
Anche quando lavoro per qualcosa di locale gli scambi avvengono per e-mail. Per e-mail è molto più rapido. Forse per l’inchiostrazione potrebbe avere un’utilità spostarsi, l’inchiostrazione è ancora legata ad un originale, quindi il fatto di stare a Palermo un po’ mi ha penalizzato perchè non sempre il committente è disposto a spendere i soldi di spedizione, a rischiare che si perda un pacco con dentro degli originali... Però come disegnatore va benissimo attraverso Internet, sia per i contatti che per lo scambio vero e proprio di materiale.


E poi a te piace stare qua...

Stare a Palermo? No.
Non mi trovo molto bene a Palermo, nonostante il mio amore per "Mery per sempre", "I migliori nani della nostra vita", "Cinico TV" eccetera. Non credo di avere un carattere molto compatibile con l’andazzo che c’è qui.


Cosa mi dici della tua attività di insegnante alla scuola di fumetto?


Artwork per Urania

Posso fare un discorso generale sull’insegnamento e uno sulla scuola del fumetto.
L’insegnamento in generale non è la cosa per cui sono tagliato in assoluto. È anche vero che sono una persona molto pignola, perfezionista, e quando mi trovo a dover insegnare cerco di farlo meglio che posso. L’ho fatto in diverse occasioni: ho partecipato al primo corso di fumetto a Palermo nel ’98, ripeto: esperienza negativa, comunque l’ho fatto... poi ho partecipato a tanti altri corsi che sono stati organizzati qua fino ad arrivare a collaborare in maniera marginale con la scuola del fumetto di Milano, succursale Palermo, seguendo i corsi orientativi.
Il corso orientativo della scuola del fumetto serve a chi è ancora indeciso: un corso più breve, e conseguentemente più economico, che dà agli iscritti un’infarinatura generale sul fumetto, si illustrano le tappe principali della realizzazione, si parla un po’ dell’ambiente editoriale, dei vari generi, dei tagli narrativi, e si realizza anche qualcosina di concreto. Serve principalmente a capire se sia il caso di continuare o meno, perchè spesso (quasi sempre) chi arriva da noi ai corsi orientativi non ha esattamente le idee chiare su quello che c’è dietro la realizzazione di una tavola a fumetti... c’è gente che non ne ha la minima idea. Questo corso serve proprio per questo. È anche il corso che viene scelto da chi è piccolo, perchè il corso ufficiale ha un obbligo di frequenza, sono 4 ore al giorno per 5 giorni a settimana, e si presuppone che chi lo frequenta sia già diplomato, mentre all’orientativo spesso ci sono ragazzi che ancora frequentano il liceo, dedicano un paio di pomeriggi a settimana e cominciano a prendere un po’ dimestichezza.



Artwork per Urania

Secondo te la scuola del fumetto funziona?

Se fatta bene sì. Posso dire che quella di Milano per me è stata un’esperienza positiva al 100%. Quella di Palermo ha come scopo di somigliare il più possibile a quella di Milano, e vedendo gli allievi, i primi allievi che escono, i risultati sono abbastanza buoni. È nata da poco, questo è il terzo anno che il corso è aperto. Comunque è positivo che esista questa scuola.


C’è qualcosa che vorresti aggiungere?


Autoritratto

Consigliare a chi è interessato ai fumetti in generale di andare a visitare il sito del Gruppo trinacria, che adesso si chiama www.kinart.it.
Il Gruppo trinacria è un’entità nata tra il ’99 e il 2000, se non ricordo male... inizialmente come luogo di aggregazione virtuale per tutti quelli che erano interessati ai fumetti a livello siciliano. Io personalmente non faccio parte dei fondatori di questo progetto, quando è stato fatto non ne vedevo tantissimo l’utilità, ma devo ammettere che aiuta ad accelerare la diffusione del fumetto. È un gruppo, un sito dove c’è un forum a tema fumetto e nell’ultima incarnazione contiene anche tutta una serie di servizi veramente interessanti, per esempio dei tutorial fatti da professionisti sul disegno, sulla colorazione digitale, sulla sceneggiatura, sull’inchiostrazione... e poi forum o topic, ad esempio sull’ultimo film sui supereroi...
Questo gruppo sta cambiando nome in "Kina art" perchè ha superato i confini siciliani, si è allargato ed adesso è una realtà più nazionale che regionale.
È un luogo di scambio veramente efficiente, una miniera di consigli o semplicemente di esperienze, e quando qualcuno ha bisogno può chiedere consiglio a una comunità che sta raggiungendo dimensioni notevoli.



Autoritratto

(intervista realizzata nel settembre 2006)



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