Convegno a Catania
 (22 gennaio 2011)
Approfondimenti

Perchè
il contratto
edile?

Badwila
Riceviamo e pubblichiamo...

(In questa rubrica pubblichiamo email, testi e commenti così come ci arrivano, riservandoci di non pubblicarli solo nel caso di contenuti sterili e volgari)
In Trentino arriva il contratto edile!

http://precariementi.wordpress.com/
La
situazione in Trentino

Cronistoria di una lotta per il contratto edile

Operatori archeologici...
forse è ora di svegliarsi!

Confederazione Italiana Archeologi                  

pincoepalla@autistici.org
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Abbiamo dormito per troppo tempo, accettando qualsiasi condizione di lavoro pur di coltivare la nostra passione per l'archeologia.

In questo spazio si tenta di fornire il maggior numero di informazioni possibili ai lavoratori in campo archeologico e allo stesso tempo si vuole provare a mettere in contatto realtà diverse ma accomunate dagli stessi bisogni, dalla stessa carenza di diritti e di paghe adeguate.

    L
a figura dell'archeologo in quanto tale non esiste. La stragrande maggioranza dei lavoratori che operano nel settore è inquadrata nella categoria degli operatori archeologici e scava in genere per conto di piccole o medie imprese che hanno come committente enti pubblici o privati. Il lavoro si svolge in cantieri a cielo aperto con l'utilizzo di strumenti manuali quali piccone, pala e cazzuola. Sovente ci si trova in situazioni di scavi di emergenza, quindi in cantieri edili veri e propri, spalla a spalla con le ruspe, martelli pneumatici e camion. Si tratta di liberare in fretta l'area interessata dai ritrovamenti archeologici documentando il più accuratamente possibile ciò che si scava per far andare avanti i lavori edili.
   
     Questa categoria è sovente sfruttata come mano d'opera a basso costo e compare al secondo posto nella classifica dei lavoratori più precari in Italia. Le ditte, con il tacito assenso dei committenti, utilizzano vari escamotage per pagare il meno possibile gli operatori riuscendo così a rientrare nel ridotto budget che lo stato e le province italiane dedicano alla ricerca archeologica.

  Gli escamotage a cui ripiegano le imprese si possono così sintetizzare: collaborazioni a progetto, collaborazioni occasionali con partita IVA o senza, obbligo del lavoratore al pagamento di una quota associativa al momento dell'affidamento dell'incarico, assunzione con contratto per studi tecnici (che nulla hanno a che vedere con il lavoro in un cantiere), ecc.
L'operatore, a seconda della tipologia dei suddetti contratti che è costretto a firmare se vuole lavorare, si trova a dover affrontare disagi di vario tipo: con le varie collaborazioni si vede negata la possibilità di ferie, permessi e malattia oltre a ricevere la paga con molti mesi di ritardo; con il contratto per studi tecnici ha uno stipendio regolare ma misero, totalmente inadeguato a ripagare l'esperienza fatta in anni di studi o di lavoro specializzato in cantieri archeologici.
L'unico contratto valido in Italia dedicato all'operatore archeologico rientra nell'edilizia e prevede una paga decente e tutte le tutele relative ai rischi del lavoro in un cantiere. E' un tipo di contratto sicuramente migliorabile per renderlo ancora più adatto a questo mestiere particolare, ma perlomeno e una solida base da cui partire. Purtroppo però se ne parla poco e pochissimi archeologi sanno della sua esistenza. Le ditte archeologiche che assumono utilizzando il contratto edile sono davvero poche.

    E' vero che spesso le responsabilità più grandi stanno a monte (la committenza non paga adeguatamente) ma se si inizia a lottare uniti per i propri diritti in qualità di operatori archeologici, ossia dal gradino più basso, si può arrivare a cambiare le cose anche all'origine.







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