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INTERVISTA A PAOLO VIRNO - 21 APRILE 2001


Tra Potere Operaio e ben prima di Metropoli ci fu Linea di Condotta, di cui ne uscì un numero solo, che per molti aspetti era significativo.


Era significativo perché fu un estremo tentativo, condotto tra l'autunno del '74 e l'inizio del '75, di riconnettere tra loro alcune delle schegge seguite alla rottura di Potere Operaio. Toni e gli autonomi, diciamo così, avevano i loro alti e i loro bassi tra il '73 e il '75 e, a parte l'ovvio rapporto di continuare a leggere le cose degli uni e degli altri, non c'era più una relazione diretta. Ma la parte di Potere Operaio che non aveva fatto la scelta chiamiamola dell'Autonomia (anche se nei termini in cui ho specificato prima) si ruppe a sua volta, in quel processo di frazionamento infinito che in biologia si chiama decomposizione (a proposito dei cadaveri): quindi, vi era Oreste e altri compagni a Roma che avevano differenziato la loro iniziativa, si erano legati sempre più ad un gruppo, una frazione radicale di Lotta Continua a Milano, a Sesto San Giovanni, la Magneti Marelli e via dicendo. Allora, con Oreste e questi altri, alcuni di Roma, ce n'era qualcuno anche a Torino, il rapporto era molto più ravvicinato, eravamo stati dalla stessa parte a Rosolina, anche il rapporto personale era più intimo e più stretto. Quindi, si fa un tentativo di produrre una riflessione insieme, attraverso due o tre convegni, riunioni, seminari. Era un tentativo di dire: "va bene, quando è finito il settimanale nel dicembre del '73 Potere Operaio effettivamente non c'è più, però ci può essere fra noi una forma politica nuova". Dentro questo discorso c'è l'unico numero di Linea di Condotta, il quale poi passa alla storia perché compaiono dei documenti importanti con cui quelli di Lotta Continua rompono con la loro organizzazione e alcuni di questi saranno dopo in Prima Linea. Quei documenti saranno (con buona ragione, ma certamente con sguardo retrospettivo) considerati la piattaforma generale di un percorso che prima con Senza Tregua, ma poi con Prima Linea conosce esiti estremi. Il numero di Linea di Condotta, se ci si pensa, è molto eterogeneo, è molto volenteroso, si capisce la voglia di questi compagni di fare ancora una cosa significativa insieme: ci scrive Magnaghi, ci scrive Dalmaviva, ci scrivo io, ci scrive Daghini, e naturalmente ci scrive, va da sé, quest'altra scheggia che di lì a poco farà Senza Tregua (sta già per esserlo credo). Questo spiega anche perché è un numero solo.


C'era ancora Marongiu?


Mi pare di sì, però la cosa paradossale è che la stragrande maggioranza della sezione veneta non segue Toni, quindi loro restano con il troncone di Potere Operaio. Come accadde alla sezione di Torino, tanto più quella veneta si rinchiude in una realtà locale e regionale: vanno avanti, continuano le cose di sempre, nell'università, nelle piccole fabbriche, non al Petrolchimico che è stata l'unica parte del Veneto che era andata invece con Toni (diciamo così tanto per semplificare).


Nel '74, infatti, quando eravate andati a Torino c'erano i veneti e i fiorentini. Era appena uscito Fuori dalle Linee.

Li portammo noi. Quello fu un episodio molto circoscritto, semplicemente c'era la seconda occupazione Fiat e noi pensammo di potenziarla con questo organo, un volantone quotidiano. E in più andammo a fare una riunione con i collettivi veneti dicendo: "per questi giorni qui non sarebbe male, con tutti i difetti del turismo politico, se venite a dare anche voi un'occhiata". Loro in maniera volenterosa, come si fa un po' per le gite scolastiche, come si fa ora anche con Praga (e non so onestamente tra Praga e l'occupazione della Fiat dove penda la bilancia, turismo per turismo, anche se adesso sembra l'unica forma di azione politica), vennero, ma per una settimana. La cosa secondo me non stupida, anche se vale quello che vale, è che la tipografia di Potere Operaio a Firenze, che fino al dicembre del '73 aveva fatto il settimanale, era ancora nostra ed era ancora in piedi: si chiese per quattro giorni di fare una specie di quotidiano gratuito che si chiamava appunto Fuori dalle Linee, ne uscirono tre o quattro numeri.

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