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INTERVISTA A PAOLO VIRNO - 21 APRILE 2001


Quali sono secondo te le figure e gli autori principali che possono essere utilizzati per rompere politicamente quelle chiusure della teoria di Marx di cui abbiamo parlato prima?


Sono grandi autori semmai delle scienze sociali e della filosofia. Io penso che sia difficile parlare della produzione contemporanea senza far ricorso anche ad una strumentazione tratta dalla filosofia del linguaggio. O ci prendiamo sul serio oppure no: se non ci prendiamo sul serio è solo una boutade dire che il linguaggio è stato messo al lavoro (o come un altro lo può dire, questo non importa); se ci prendiamo sul serio ciò vuol dire che una parte delle categorie dovrebbero essere non dico proprio prese tali e quali, ma rintracciate con un lavorio critico e naturalmente anche di modificazione in chi l'esperienza linguistica l'ha pensata più a fondo, Saussure, Wittgenstein. Però questo non è solo un problema dato dagli studi che ho fatto e dalle cose che ho scritto, non voglio spacciarla così, ma è un tipo di allargamento indispensabile. C'è la grande biologia, l'attuale ma anche quella dell'inizio del '900, importante per le caratteristiche dell'animale umano in quanto tale (uso apposta il termine animale umano per un fatto materialistico): è come se questa sorta di nucleo essenziale dell'animale umano fosse venuto alla luce soprattutto con il postfordismo. Nei fatti è diventata per la prima volta vera la definizione marxiana di forza-lavoro, quando Marx dice: "la somma di tutte le facoltà - si noti bene, facoltà significa l'aspetto potenziale - fisiche e intellettuali racchiuse nel corpo e nella corporeità dell'operaio": questa definizione in un certo senso non è mai stata completamente vera fino a ora. Allora, se è così, è importante anche la biologia (in questo senso forte, non di biologie). Poi c'è un uso critico di avversari, spesso gli avversari sono interlocutori migliori. Luhmann si può dire che è un avversario, chi lo può negare; per me è un'avversaria Hannah Arendt, ma quante cose, polemizzando, variando, correggendo, interloquendo, si possono ricavare da una che comunque pensava con la sua testa come la Arendt. Certamente in filosofia, ma anche in scienze sociali e nel pensiero critico in generale, in un certo senso valgono più dei buoni avversari che non degli alleati o mediocri oppure con i quali sei già ovviamente d'accordo. La cosa peggiore naturalmente è un avversario che è innocuo, ma un avversario inquietante, un avversario insormontabile ti dà grandi possibilità. Lo stesso vale appunto per Hannah Arendt: io la leggo, la rileggo, non c'è una sola frase che sottoscriverei, e però nell'attrito con quello che dice lei ne vengono fuori di cose. Lo stesso naturalmente vale per questi filosofi della comunicazione e del linguaggio, già dicevo di Wittgenstein e Saussure; vale per i biologi che pensano l'essere umano come una animale indefinito, è un grande filone. E' importante scegliersi dei buoni avversari. Penso che importante sia non Heidegger in generale ma quello di "Essere e tempo", che prenda la vita quotidiana nella società di massa e la analizza come tale, e quindi tira fuori delle categorie come categorie veramente filosofiche, che però con la filosofia hanno poco a che fare, apparentemente come chiacchiera, curiosità: queste sono cose buone, da sviscerare naturalmente contro Heidegger stesso, di nuovo siamo a un discorso sugli avversari. Io terrei soprattutto una bella lista di avversari importanti.


Cosa ne pensi di Arnold Gehlen?

Gehlen è importante, certo: servendosi di questi biologi come von Uexküll e questi altri qui elabora il massimo grado di idea del carattere sprovveduto, indefinito, incerto e indeciso dell'uomo. Cosa serve al postfordismo? Un animale indefinito (flessibilità, plasticità), indeciso (sempre pronto a diverse alternative) e via dicendo.

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