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INTERVISTA A PAOLO VIRNO - 21 APRILE 2001


Poi invece nel periodo di Luogo Comune non c'era più sintonia, anzi c'era una forte tendenza al litigio. Lui mi accusava di continuismo, io lo accusavo invece di semplificarsi la vita, nel senso che si fa del passaggio, il salto. La cosa più complicata è in realtà meno continuista (naturalmente ciò era quello che dicevo io), bisognava capire quante cose erano entrate per esempio nel concetto di produzione che prima non appartenevano al concetto di produzione: uno può anche dire che la produzione non ha più una rilevanza centrale, però è una delle possibilità di vedere la stessa cosa. Puoi dire: "tantissime cose che prima non avevano niente a che fare con il lavoro sono diventate lavoro", oppure puoi dire: "il lavoro è diventato una dimensione inessenziale": puoi dire entrambe le cose basandosi sugli stessi elementi. Quindi, su quello c'era un po' di disputa. Dal punto di vista dei grandi passaggi, lui è stato dentro i seminari che hanno prodotto il libro collettivo "Sentimenti dell'aldiqua", quindi dentro la nascita di Luogo Comune come uno dei fondatori, ha scritto e collaborato ai primi numeri di DeriveApprodi. Luogo Comune teneva insieme gente veramente molto diversa, cosa che ha contribuito alla sua paralisi. Però, i grossi passaggi come frequentazione di certi circoli di discussione sono più o meno gli stessi; anche il periodo della vicenda carceraria è assolutamente uguale perché avevamo le stesse imputazioni, lo stesso profilo processuale. Diciamo che lui ha lavorato quasi solo su questo tema della teoria politica, con il libro "Il potere degli altri" (edito da Hopefulmonster), poi anche con quel testo pubblicato postumo dal Manifestolibri. Quindi, le stesse parole (general intellect come risorsa politica anziché come elemento fondamentale della produzione, la stessa parola esodo) erano anche sue ma le declinava in una maniera più antioperaista di quanto a me sembrasse giusto, e non certo per motivi di affezione alla tradizione.


Una domanda che in qualche modo completa quella precedente. Composizione tecnica, composizione politica e ricomposizione sono tre categorie diverse che spesso vengono confuse o completamente non considerate in certe teorie. Anche rispetto al discorso sul general intellect alcuni (Toni, per esempio) finiscono per guardare soprattutto alla dimensione alquanto statica della composizione tecnica, interpretandola immediatamente come composizione politica antagonista, vedendo quindi le capacità lavorative come capacità immediatamente rivoluzionarie. Spesso si trascurano parecchio proprio le determinanti soggettive, quelle su cui dovrebbe essere centrata un'analisi sulla composizione politica e un tendenziale percorso di ricomposizione.

Forse questo era un difetto (se possiamo definirlo così) di Toni anche nel '69, non è che sia una cosa nuova. Deriva da questa sua attitudine a bruciare i tempi, a guardare alla tendenza come già realizzata e quindi certamente a saltare i passaggi che rendono sempre un problema arduo, controverso e reversibile quello di composizione di classe. Però, secondo me alla fine Toni, per forza di cose stando in Francia, dopo la sconfitta, dopo il carcere, poi anche adesso, ha cercato più che guardare al centro della scena di tratteggiarne i bordi dello scenario nel suo complesso, di determinare il campo più che vedere come poi poteva essere attraversato. Quindi, mostrare proprio i confini anche logici della situazione in cui stiamo, occupandosi forse di meno di come poteva occuparsi negli anni '70 dei passaggi effettivi della ricomposizione di classe, cercando di indicare le stelle polari della situazione. E su questo si può naturalmente condividere o non condividere, però il lavoro fatto dalla rivista Futur Anterieur è stato importante. L'analisi di quello che loro chiamavano il lavoro immateriale, sulla cooperazione e via dicendo sono state un buon percorso; parallelamente e indipendentemente da noi, avevano lavorato sulla dimensione linguistico-comunicativa del lavoro, quindi con una critica ad Habermas che sfiora il problema e lo distorce con la sua dicotomia. Insomma, là c'è stato un blocco, anche per le forze che hanno coinvolto, cioè per il tipo di collaboratori francesi e non solo che c'erano. Secondo me la sua attenzione è sempre più rivolta al capire, a torto o a ragione, alcune stelle polari piuttosto che a confrontarsi veramente con i processi di ricomposizione di classe, con la loro ambiguità e il loro carattere non dato, anzi spesso bloccato.

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