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INTERVISTA A PAOLO VIRNO - 21 APRILE 2001


Nella tradizione operaista si è sempre opposto comunismo a socialismo, è stata fissa la critica del socialismo, non del socialismo reale ma anche del socialismo ideale, applicazione universale equa della legge del valore e via dicendo. Però, gli aspetti discriminanti del comunismo, critica del lavoro, critica dello Stato e altro, sembrano come fatti proprio e articolati invece in termini di produzione del plusvalore. In questo senso c'è questa doppia faccia. Fra l'altro, io credo che il capitalismo contemporaneo, proprio come postfordista, abbia la caratteristica di tradurre in termini storici, sociali e anche economici addirittura le caratteristiche più generali dell'animale umano, quelle che sono sempre state vere, anche per Omero. Allora, quello che è sempre stato vero, cioè che l'animale umano è fatto così, si invera: che è un animale linguistico, che ha un certo rapporto fra vita sensibile e vita cognitiva e intellettuale, che ha certe caratteristiche, che non ha un ambiente ben determinato per esempio, come ce l'ha la zecca o l'alligatore o lo scimpanzé, ma ha a che vedere con un mondo indeterminato, nel quale non si orienta mai bene. Questi fatti, che sono addirittura biologici, sono invece realtà storico-empirica: in questo senso si inverano, si rivelano, diventano fenomeno. E' proprio quello che gli studiosi chiamano l'antropogenesi: è la genesi stessa dell'uomo, nei suoi caratteri distintivi dalle altre specie, che è sempre stata vera ovviamente, soltanto che non si è mai presentata in primo piano come un semplice fenomeno concreto, empirico, a volte addirittura economico. Quindi, con una costituzione quasi biologica, diciamo, che diventa invece determinazione storica. Questo aspetto è la grande forza del capitalismo postfordista, però è sempre stata considerata la base del comunismo. Paradossalmente, è l'idea che l'uomo potesse vivere direttamente e senza veli all'altezza delle caratteristiche della sua specie, senza i veli della religione, delle società tradizionali, del paesino di campagna in cui si vive per tre secoli nello stesso modo, ma potesse vivere per il fatto che è un animale indefinito (così usiamo anche una bella definizione). L'uomo come animale indefinito, mentre gli altri animali hanno tutti i begli istinti specializzati: per l'uccello non esiste l'albero, esiste un punto di appoggio che è il ramo perché appunto è ben definito, sa sempre cosa deve fare. L'uomo è l'animale che non sa cosa deve fare, è l'unico animale che vive nell'indecisione e nell'incertezza. Si capisce che cose generali che sono? Ma si pensi come questo suo vivere nell'indecisione e nell'incertezza, questo suo essere un animale indefinito, è la base del postfordismo. Quando si dice la relazionalità, la linguisticità, l'essere pronti all'innovazione continuativa: che altro si dice se non che l'uomo come animale indefinito è messo al centro. Risalire proprio alla costituzione dell'essere umano come tale è anche la base dell'idea comunista, depurata da cose del Movimento Operaio, dalle cose socialistiche ecc. E' un tiro alla fune in cui la fune è una per tutti: la fune si può chiamare general intellect, e quando è tirata come oggi pressoché totalmente dalla parte della grande impresa, della produzione di plusvalore, ovviamente assume certe caratteristiche. Non è che essa rimanga proprio materialmente la stessa, quando uno dei due contendenti la tira di più quella fune prende certe caratteristiche, quando è tirata dall'altra parte ne prende delle altre. Questa fune si chiama in sintesi general intellect. Però, il postfordismo è quello che mette al lavoro ciò che l'uomo è sempre stato come condizione di sfondo, cioè un animale indefinito, l'unico animale indefinito, questo mi sembra realistico.


Cosa ci dici di Enzo Grillo?

Con lui eravamo amici negli anni '70, era più grande, però stavamo sempre insieme. Lui era un grande amico di De Caro, che conoscevamo di meno perché era più riservato, invece Enzo è un chiacchierone, un uomo da cena insieme. Enzo è coltissimo, afflitto dal fatto che sapeva tutto e gli era impossibile scrivere. Poi l'ho perso di vista, credo di non averlo più incontrato. A un certo punto si è proprio isolato, è andato in pensione a 40 anni, è andato a vivere fuori Roma, non ha mandato la figlia a scuola e le faceva lui da insegnante. Ha cominciato a fare delle traduzioni meravigliose e sapeva veramente tutto. Infatti, cercava di organizzare le tesi di laurea dei giovani compagni di Potere Operaio che facevano l'università, affinché facessero le tesi su cose che a lui sembravano non essere state ancora ben sviscerate e quindi potessero servire complessivamente alla scienza operaia. Il problema è che quando passa il tempo la gente diventa risentita, quello fa parte dell'animale indefinito.

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