>Home >Interviste
>Home page
>Interviste
>Riviste
>Bibliografia
>Il dibattito oggi
>Ricerca sul femminismo

> Percorso di formazione politica e culturale e inizi dell'attività militante
(pag. 1)

> Milano, Roma e la dissoluzione del movimento
(pag. 4)

> I Volsci
(pag. 5)

> Limiti e ricchezze dei movimenti degli anni '70
(pag. 6)

> La lotta armata
(pag. 6)

> Il "poligono" dell'operaismo
(pag. 10)

> Il nodo della cultura
(pag. 12)

> La questione dei rapporti di forza
(pag. 12)

> Bifo e il rifiuto del lavoro
(pag. 13)

> L'operaismo come eresia potente
(pag. 13)

> Dialettica costruzione-distruzione
(pag. 15)

> Spontaneità e organizzazione
(pag. 15)

> Progressismo operaista?
(pag. 16)
INTERVISTA A BENEDETTO VECCHI - 20 APRILE 2001


Sto semplificando e molto. La linea di demarcazione non era solo questa. C'erano anche differenze teoriche, di prospettiva teorica, di interpretazione della realtà. Ma era un gruppo con una forte intenzionalità, quella che sosteneva la necessità di un punto di vista forte sulla realtà. Un atteggiamento che può essere giudicato forse presuntuoso, ma è indubbio che Luogo Comune ha seminato molto e bene. L'89 significa però anche altre cose, in primo luogo l'implosione dell'Europa dell'Est, del socialismo reale. Da lì a pochi mesi altri due eventi, ognuno decisivo a suo modo: la rivolta di Los Angeles e la Pantera.
La rivolta di Los Angeles è salutata come la fine della controrivoluzione. E tuttavia è una rivolta che non poteva essere equiparata alle precedenti degli anni Sessanta. Aveva a che fare con la metropoli diffusa, dove il ghetto è laboratorio di innovazione, non di marginalità. E poi c'è la Pantera, che per noi è l'esemplificazione di alcune cose che dicevamo rispetto alle soggettività messe al lavoro. Se nel '77, lo studente era un futuro disoccupato, ora era già forza-lavoro in produzione. Da qui alla provocatoria scelta di utilizzare una dicitura come intellettualità di massa il passo è breve. Una provocazione per affermare una verità lampante ai nostri occhi: la composizione della forza-lavoro era cambiata, il sapere e il linguaggio erano in produzione. Quella scelta ha dato luogo a molti equivoci, e forse era meglio che ne inventassimo un'altra! Però va detto che quell'espressione lì fu decisa in un rapporto molto sereno con un personaggio che secondo me è straordinario per quanto riguarda il movimento a Roma, ossia Piero Bernocchi: l'ha inventata lui quell'espressione là, in quanto veniva dalle prime mobilitazioni dei Cobas della scuola, dove vedeva un processo che lui chiamava di proletarizzazione degli insegnanti. Però, essendo un compagno di movimento da sempre, aveva la lungimiranza di dire: "guardate che quello che sta succedendo nella scuola accade nel resto della forza-lavoro".
Per alcuni del gruppo di Luogo Comune diventa obbligato la ripresa dell'attività politica in senso stretto. Ma questa è un'altra storia. Quello che voglio dire è che alcuni di noi spingono per l'attività politica, altri sono più cauti, meno convinti di questo passaggio. Capiamoci un attimo: quando in Luogo Comune arriva a maturità questa discussione, si constata che non c'è unità al nostro intento. Le diversità poteva anche essere gestita, ma la Guerra del Golfo ci costringe a fare i conti con una cosa che non potevamo prevedere. L'ultimo numero della rivista, forse il più bello, vengono presentati nodi politici con cui ci ritroviamo a fare i conti anche adesso, come la crisi della democrazia extraparlamentare. La rivista cessa le pubblicazioni, ma il gruppo continua a vedersi. Nel frattempo ognuno fa le sue scelte, e secondo me saggiamente. C'è chi ha fatto l'agit-prop per parecchi anni andando in giro in Italia, cercando di parlare, di discutere con realtà di movimento, c'è la scoperta dei centri sociali per alcuni, in particolare per me per esempio.
Comincio a frequentarli, ad avere dei rapporti che non sono solo personali ma sono anche rapporti politici, o comunque tentano di diventarlo. C'è poi il lavoro seminariale che continua per altre vie, cominciamo a parlare di reddito di cittadinanza dentro a questo gruppo ristretto: c'è il contributo di un magistrato del lavoro, Papi Bronzini, il quale è l'alfiere di questa parola d'ordine su cui discutiamo, litighiamo anche con lui perché non sempre eravamo molto d'accordo. Facciamo anche dei quaderni sul "nuovo fascismo", sull'entrata in campo di Berlusconi e del suo partito azienda. Il mio percorso è intrecciato con questo gruppo, anche se non c'è vincolo organizzativo. Ognuno fa quello che ritiene giusto fare. Eppure non abbiamo avuto vita facile. Abbiamo polemizzato con la sinistra tradizionale, che ci considerava avventuristi e continua a ripetere che il lavoro non era finito e che la classe operaia era ancora centrale. Ma anche nel movimento, molti ci hanno messo all'indice perché quinta colonna del capitale all'interno del movimento. E tutto questo solo perché sostenevamo che il capitalismo continua ad esistere, ma che andava indagato a fondo quel doppio movimento del capitale che si chiama plusvalore relativo e plusvalore assoluto. Negli anni in cui ho girato l'Italia ho avvertito molta diffidenza, ostilità, arrivando anche a insulti veri e propri.
Insomma, per quanto mi riguarda ho provato, maldestramente, a fare l'agit-prop, stabilendo rapporti con un'area di centri sociali fino a che le strade si sono separate. Mi riferisco a quei centri sociali raccolti nella cosiddetta "Carta di Milano". Le strade si sono separate. Considero le loro scelte di fondo incongrue rispetto a quello che ritengo importante: la ripresa dell'assalto al cielo dei rapporti sociali di produzione, senza che questo significhi però cadere malamente in terra.

1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9 - 10 - 11 - 12 - 13 - 14 - 15 - 16

Per informazioni scrivere a:
conricerca@hotmail.com

.