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INTERVISTA A BENEDETTO VECCHI - 20 APRILE 2001


Per loro, il rapporto con la violenza, o meglio l'uso della violenza è subordinato alla tenuta di questa comunità che erano riusciti a costituire. Questo non significa che non ci siano state azioni armate che possono essere ascritte all'area dell'Autonomia, ma sono sempre mirate alle cose, mai alle persone. Questo ha garantito, nonostante che molti militanti dell'autonomia siano poi finiti in galera, la tenuta del collettivo di Via dei Volsci. Inoltre, penso che, anche se i compagni dei Volsci smentirebbero decisamente, che c'è stata una competizione con le Brigate Rosse.
A Roma le BR hanno radici non tanto operaie, ma sono composte da militanti del movimento, nel senso che tutti i quadri politici più rilevanti delle Brigate Rosse romane è gente che ha fatto il movimento nel '68, '69, '70, '71, '72, '73. E quando hanno fatto la scelta della lotta armata avevano hanno come terreno di intervento politico lo stesso di chi non entra in un'organizzazione combattente. Nella ricostruzione che alcuni militanti della lotta armata hanno fatto in occasione del ventennale del '77, e che è stata ospitata anche da Il Manifesto, mi suona indicativa della contiguità tra aree del movimento e la lotta armata: "noi - cito a memoria - eravamo un'organizzazione armata, l'avanguardia del proletariato, però se ci venivano a chiedere qualche cosa noi mettevamo a disposizione il nostro know-how". Quindi non c'è mai una scelta di separazione netta: c'è la scelta della clandestinità, dell'organizzazione combattente, ma tutto ciò non significa tagliare decisamente i ponti con quello che si muove nel movimento. E i Volsci, siccome sono l'organizzazione dell'Autonomia più numerosa a Roma, più forte, più incisiva, più rappresentativa (se questo termine ha ancora un senso usarlo), sono competitivi con le Brigate Rosse. La mia lettura non ha nessun intento criminalizzante, né vuole sostenere la tesi che il movimento e le Br erano la stessa cosa. Voglio semplicemente dire che a Roma l'autonomia e le Br sono realtà politiche che hanno linee diverse tra loro, ma spesso hanno lo stesso terreno di iniziativa politica. Per questo, un po' ironicamente, si potrebbe dire che erano competitive. Sottolineo l'ironia di questa affermazione, perché so che per molti tutto ciò, non va dimenticato, ha significato pagare di persona. Ma è passato del tempo, e vale forse la pena di pensare a quel periodo come a una stagione chiusa. Questo per quanto riguarda la ricostruzione storica, perché non sarà mai chiusa finché non ci sarà una soluzione politica alla carcerazione di chi è stato un militante della lotta armata. Per ritornare alla tua domanda, va riconosciuto il fatto che i Volsci non sono mai compartimentati, come invece è accaduto in alcune aree dell'Autonomia, ad esempio a Milano. Non c'è mai un doppio livello: la dominante romana dell'autonomia è la costituzione, confusa, magmatica, spesso identitaria di una comunità.


Infatti, per molti versi i Volsci hanno avuto lo stesso modello organizzativo di Lotta Continua, una struttura di massa con un servizio d'ordine; mentre invece il resto dell'Autonomia costituiva un'esperienza diversa. Buona parte di quelli che daranno vita alle Brigate Rosse a Roma vengono da Potere Operaio, l'unico che passa dai Volsci alle BR è Seghetti.

Sì, però Seghetti ha una frequentazione ad esempio con gente di PO.


E i Volsci vengono perlopiù da Il Manifesto.


Nascono da una scissione del Manifesto. Ma torniamo agli anni Ottanta. Ripeto: sono anni di deriva, di solitudine, di disperazione anche, perché vedi tutte le strade chiuse. Ma per me sono anche anni di letture. A un certo punto uno prende e si mette a leggere, a fare i conti con Marx, che era sempre stato leggiucchiato negli anni precedenti, mentre ora diventa uno studio più sistematico. Per me, è stata importante la lettura delle lezioni di Toni Negri raccolte nel volume di "Marx oltre Marx": non tanto le ultime, dove lui stabilisce un circolo virtuoso tra consumo e produzione, quanto quell'impostazione di fondo di considerare Marx come un'opera aperta, e quindi la necessità di forzare alcuni aspetti della riflessione marxiana.

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