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> Attualizzazione politica dell'operaismo
(pag. 15)
INTERVISTA A MARIO TRONTI - 8 AGOSTO 2000

Naturalmente se non ci fosse stata quella separazione le cose sarebbero andate più o meno nello stesso modo perché già Quaderni Rossi si era fornita di quello strumento delle Cronache dei Quaderni Rossi. Però, un'altra cosa che Classe Operaia costringeva a fare è proprio un intervento diretto, la massa di volantini che produce Classe Operaia è enorme, è anche una forma di volantino politico che è interessante, infatti io li ho ripubblicati perché alcuni sono dei testi veramente interessanti, curiosi, pregevoli, naturalmente un po' sopra le righe com'era tipico dell'epoca e anche delle persone giovani e quindi più entusiaste che altro, dentro quella piccola illusione di potere in qualche modo orientare le lotte, spostarle. Poi dentro Classe Operaia ci fu anche lì uno sviluppo del discorso, perché io stesso a un certo punto posi il problema di un'accentuazione politica non tanto nel senso del rapporto diretto con gli operai, ma nel senso di un intervento duplice come dicevo io: da un lato dovevamo intervenire sul livello operaio, dall'altro sul livello politico, detto con un linguaggio d'allora da un lato su un livello politico sostanziale, che era quello delle lotte, dall'altro su un livello politico formale, che era secondo me quello dei partiti, soprattutto del Partito Comunista. Ci fu una svolta che mi ricordo che fu molto contrastata, che poi venne realizzata e che venne determinata da un numero dedicato al tema del partito, cosa che per quella esperienza lì era un po' strana, perché il partito veniva considerata come una cosa che non aveva niente a che vedere con le lotte operaie, quindi una cosa estranea anche ai nostri interessi. Io scrissi quell'articolo che si intitolava "1905 in Italia", dicendo che dovevamo provocare uno scossone politico anche di tipo democratico come fu la rivoluzione del 1905 in Russia perché questo permette di raccogliere le forze per una successiva fase rivoluzionaria più avanzata, con le mitologie tradizionali. E lì il gruppo seguiva con difficoltà perché su quel terreno la sensibilità non andava in quella direzione, però poi alla fine seguì. Ma io adesso dico una verità che però poi ho anche detto in altri luoghi, non è una grande novità: in realtà io con l'esperienza di Classe Operaia avevo in mente un'altra cosa, secondo me quella doveva essere un'esperienza molto intensa, molto concentrata nel tempo, che doveva praticamente formare, proprio a livello di contatto diretto con le lotte operaie e quindi su un livello giusto, una sorta di gruppo dirigente da reimmettere poi, dopo l'esperienza, dentro la grande politica. Io avevo in mente di creare un gruppo di personalità politiche forti da reimmettere, senza mezzi termini, dentro il Partito Comunista come un nucleo che, per la sua forza, per la sua formazione, per la sua decisione fosse in grado di spostare gli equilibri del PCI nel senso di un partito più rivoluzionario, questa era un po' la mia idea. Uno dei motivi poi della chiusura di Classe Operaia fu anche questo, mi accorsi che la cosa non andava in quella direzione ma in una direzione opposta, nella direzione appunto di un gruppo alternativo che a me non interessava. Anche quella fu un po' un'illusione perché quel tipo di personalità lì era la meno adatta ad un'operazione di questo genere, erano nati politicamente su una forma di militanza alternativa alle organizzazioni, estranea, volutamente esterna, contraria; quindi, in ogni caso non avrebbero potuto avere quel tipo di sviluppo lì. Infatti poi, dopo la chiusura di Classe Operaia, non a caso molti continuarono a fare quel tipo di lavoro di gruppo, alcuni confluirono in Potere Operaio, altri fecero altre esperienze, Toni Negri prese la strada che ha preso, andando per conto suo; e tutti appunto in una direzione esattamente opposta. Qui torniamo sempre al punto, questa era la differenza tra i due gruppi che poi si accentuò molto, con la morte di Panzieri Quaderni Rossi, ripeto, si spense un po' su quei livelli. Erano anche loro personaggi interessanti, Rieser, Mottura e compagni, inoltre sono rimasti, Rieser ad esempio lo vedo ancora sulla breccia, scrive, è impegnato a livello sindacale.


Dopo la fine di Classe Operaia avete ancora fatto insieme Contropiano.

Contropiano è un'esperienza molto diversa, a livello di intervento culturale. Io ero un po' più defilato, il gruppo che cominciò la cosa era composto da Asor Rosa, Cacciari e Toni Negri, il quale poi se ne andò subito per conto suo, fu dunque più una cosa di Asor Rosa e Cacciari. C'è da aggiungere questa esperienza, hai fatto bene a metterla in campo, perché quella fu un'operazione che in qualche misura completò anche il quadro culturale del gruppo operaista. C'era già prima, dentro Classe Operaia, anche in "Operai e capitale" se si scorre un po' l'introduzione ricordo che c'era questa apertura che poi soprattutto Cacciari ha coltivato, ha approfondito, ha portato avanti, poi l'ha visitata per conto suo in modo molto originale: si tratta di tutto quell'ambito che poi si chiamò di cultura della crisi, di pensiero negativo.

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