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> Percorso di formazione politica e culturale e figure di riferimento
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> Limiti e ricchezze dei Quaderni Rossi e di Classe Operaia
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(pagg. 12-13)

> Attualizzazione politica dell'operaismo
(pag. 15)
INTERVISTA A MARIO TRONTI - 8 AGOSTO 2000

Fu uno spostamento forte anche della società italiana che trovava un centro nell'industria, il famoso passaggio in fondo a un capitalismo industriale che forse si realizza soltanto in quegli anni, non si era realizzato prima. Fu una vera e propria rivoluzione industriale in Italia con tutto quello che comportava, spostamento dal Sud al Nord, immissione di giovani forze operaie, i giovani operai che studiavano appunto Romano e gli altri nei primi numeri dei Quaderni Rossi, la giovane classe operaia che poi erano gli immigrati del Sud che arrivavano lì con una carica dirompente di voglia, di conflitto, freschi, disponibili, irriducibili, quantitativamente molto consistenti, era una fase in cui gli operai non solo erano forti ma erano anche tanti. Quindi, c'era questa realtà operaia fresca con un'intellettualità anch'essa fresca perché appunto liberata dai pesi tradizionali culturali di un vecchio marxismo. Dunque, è quello che fu l'incontro tra un nuovo marxismo e questa nuova classe operaia, ciò fu fondamentalmente l'esperienza dell'operaismo italiano. Anche se non tutti la declinavano così perché, ripeto, dentro il gruppo dei Quaderni Rossi c'era questa parte di sociologi non marxisti, mi ricordo che la disputa era se partire da Marx o partire da Weber, poi la risolvemmo dicendo "partiamo da Marx Weber invece che da Max Weber" e partimmo da Marx Weber, trovammo una sintesi. La ricchezza fu questa, con una differenza per quanto riguarda la fase dei Quaderni Rossi, che partì con una grande enfasi sul momento anche dell'analisi, della conricerca e poi ben presto fu tirato dentro le lotte stesse: infatti, se il primo dei Quaderni Rossi è del '61, già nel '62 ci fu la grande fase della lotta contrattuale dei metalmeccanici, che fu uno dei momenti più alti della lotta operaia in Italia. Tra l'altro ciò avvenne con il ritorno in campo degli operai Fiat nelle lotte contrattuali, cosa che non succedeva dal '53-'54, dalla famosa sconfitta della FIOM nelle elezioni delle Commissioni Interne, quando gli operai Fiat non partecipavano più alle lotte contrattuali, noi teorizzavamo poi che questa passività operaia non era passività ma era anche quella una forma di lotta ecc. Però, la grande esperienza del '62 la vedemmo e fu una cosa a cui assistemmo anche visivamente, andando lì, partendo da Roma alla sera per trovarsi alla sei di mattina davanti alle fabbriche della Fiat, dove questa grande irruzione operaia costrinse poi i Quaderni Rossi ad un atteggiamento anche più di intervento. Infatti, c'è quel famoso volantino dei Quaderni Rossi nel '62, che non è un saggio o un articolo ma è un proprio un volantino rivolto agli operai: si discusse parecchio, è molto interessante avere i verbali delle riunioni perché ricordo che ci fu una discussione se passare a queste forme di intervento, se era giusto che una rivista passasse a queste forme di intervento diretto nella lotta rivolgendosi direttamente agli operai, con tutto quello che ciò comportava, la prima cosa che avvenne fu un forte attrito con i sindacati. Decidemmo quindi di fare questo volantino, mi ricordo che votammo proprio, Raniero chiese chi era d'accordo a fare il volantino, lo facemmo e naturalmente questo ci mise in contrasto con la FIOM; credo che fosse una delle prime forme di intervento di un gruppo di intellettuali a livello di lotte di classe forse dopo gli anni '20, era allora inconcepibile che non fosse un sindacato che si rivolgesse agli operai, che un gruppo di persone andasse lì a dire "operai, fate in questo modo ecc.". Ecco, quello fu un momento in cui poi infatti Quaderni Rossi fece anche Cronache dei Quaderni Rossi, che era una forma più ravvicinata di racconto delle lotte, anche di intervento nelle lotte. Poi naturalmente su questo tipo di intervento cominciò un'evoluzione anche interna, questo ci implicò ovviamente dentro ai fatti di Piazza Statuto, l'accusa era di aver fomentato quelle violenze, quindi ci fu un momento di attacco dall'esterno contro il gruppo che fece un po' esitare molti. Da lì cominciò una dialettica interna tra chi voleva accentuare l'elemento dell'intervento nelle lotte e chi voleva invece rimanere più su un livello di analisi ed è quello che poi portò alla famosa rottura interna dei Quaderni Rossi e quindi alla creazione di Classe Operaia; questa era fatta dal gruppo romano con Alquati, con Gasparotto, con Toni Negri ecc. contro il gruppo dei sociologi torinesi che rimase con Panzieri a fare quegli ultimi numeri di Quaderni Rossi che sono stati molto più accademici dei primi. Insomma, la ricchezza è stata quella di un incontro storico tra una certa forma di cultura e soprattutto una certa forma di marxismo e questa realtà operaia.

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