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> Limiti e ricchezze dei Quaderni Rossi e di Classe Operaia
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> Avanguardie, militanti, movimenti di classe; la formazione di un'intellettualità diffusa
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> Attualizzazione politica dell'operaismo
(pag. 15)
INTERVISTA A MARIO TRONTI - 8 AGOSTO 2000

All'inizio ci fu un buon amalgama, nel senso che c'era un completarsi a vicenda di queste esperienze diverse, soprattutto intorno a Panzieri, soltanto in seguito vennero fuori alcune difficoltà: la prima fase dei Quaderni Rossi è una fase nascente, molto entusiasta, di scoperta. Lì trovammo anche questi personaggi che invece venivano da altre esperienze che non erano né quelle nostre né quelle torinesi, i quali erano rappresentati soprattutto da Romano Alquati, da Gasparotto, dal nucleo diciamo più milanese e lombardo che torinese e piemontese; loro avevano maggiormente una vocazione a una ricerca sul campo meno sociologica e più politica.
Io insito molto sul fatto che per quanto mi riguarda (questo poi si sentirà anche in seguito nello sviluppo del percorso successivo alla fase dell'operaismo) c'era una cosa che in fondo distingueva me anche dagli altri, da quelli che verranno dopo, Toni Negri, il gruppo di Porto Marghera: io ho fatto l'esperienza dell'operaismo dentro la tradizione comunista, questo è il punto vero della cosa, l'ho concepita lì dentro a differenza di altri, forse di tutti gli altri. Perché poi anche altri dello stesso gruppo romano, che pure erano iscritti alla FGCI e poi al PCI, come Asor Rosa, avevano un legame più debole, tanto è vero che poi loro nel '56 praticamente quasi tutti uscirono dal PCI mentre io vi rimasi, Asor Rosa andò nel PSI poi nel PSIUP e ritornò solo in seguito nel PCI, altri non ci tornarono più. Io ci rimasi e ci rimasi sempre, anche quando facevo Quaderni Rossi, interruppi il rapporto anche di iscrizione con il PCI soltanto nella fase di Classe Operaia, quando ne diventai direttore nel 1964. Non tanto la Direzione quanto i compagni della sezione, su indicazione del centro, mi dissero che c'era un'incompatibilità tra presenza nel PCI e la direzione di una rivista come Classe Operaia; quindi, non fui nemmeno né espulso né radiato, ma decidemmo che sarei stato fuori per il periodo in cui durava questa esperienza, infatti sono stato fuori qualche anno, fino a quando è durata l'esperienza di Classe Operaia, poi sono tornato nel PCI. Questo è il tratto che io considero fondamentale, perché la mia è appunto una formazione non operaista, non di gruppo, non di minoranze agenti, non di militanza antagonistica, ma è una formazione profondamente comunista; quindi, se dovessi trovare un'identità di riconoscimento la troverei tutta là dentro. L'operaismo per me è stata una cosa fondamentale, un'esperienza soprattutto politico-intellettuale che ha voluto e tentato di piegare la tradizione comunista su un terreno e su un segno più fortemente di classe, più fortemente operaio; ma il tentativo era proprio di piegare quella tradizione lì, e da questo si capisce anche poi perché il percorso successivo è stato di un certo tipo. L'operaismo è stata una fase, dopo c'è stato un percorso che ha segnato anche una fuoriuscita da quell'esperienza, la ricerca di altri luoghi anche di pensiero, di teoria, come la famosa fase con il discorso sul politico e via dicendo.


Quali sono state, secondo te, le ricchezze e i limiti dei Quaderni Rossi e di Classe Operaia?
Qual è la tua analisi e il tuo giudizio politico su queste due esperienze?

Voi usate questi due bei termini, ricchezze e limiti, è giusto parlarne in questo senso. Ricchezza sì, fu una grande esperienza, intensa, molto concentrata nel tempo, come io poi penso che sempre le esperienza debbano essere, fu concentrata ma appunto molto densa. Fu un'esperienza, oggi sì, fondamentalmente intellettuale, questo fu poi il senso, io almeno la intesi così, della conricerca che ci fu allora, anche se poi c'erano diverse accezioni della cosa, della frase, del metodo: era un metodo anche di analisi, credo che Romano stesso la concepisse come una forma metodologica dell'analisi. Per me conricerca voleva dire una ricerca di intellettuali e di operai insieme, allo stesso titolo, allo stesso livello, quasi come un incontro alla pari: l'esperienza dei Quaderni Rossi soprattutto (perché Classe Operaia poi ebbe qualche sfumatura secondaria e diversa) fu fondamentalmente questo incontro di un gruppo di intellettuali di sinistra con l'esperienza operaia. Quindi, una ricerca intellettuale che si incontrava con una realtà operaia che tra l'altro era in grande movimento, in grande sommovimento, poi anche lì tutto è stato detto, ma insomma era uno stato nascente di una nuova classe operaia , quella che irrompe nella società italiana dalla fine degli anni '50 ai primi anni '60, dentro un grande processo di ristrutturazione capitalistica, quello che si disse il neocapitalismo.

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Per informazioni scrivere a:
conricerca@hotmail.com

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