>Home >Interviste
>Home page
>Interviste
>Riviste
>Bibliografia
>Il dibattito oggi
>Ricerca sul femminismo

> Percorso di formazione politica e culturale
(pag. 1)

> Il gruppo di Genova
(pag. 3)

> Il PCI a Torino
(pag. 4)

> Limiti e ricchezze dei Quaderni Rossi
(pag. 5)

> Il gruppo torinese dei Quaderni Rossi
(pag. 7)

> Il gruppo di Biella
(pag. 8)

> Il peso di Torino
(pag. 9)

> Il "poligono" dell'operaismo
(pag. 9)

> Percorsi successivi
(pag. 10)

> Rieser e il movimento studentesco
(pag. 11)

> La composizione militante del movimento studentesco
(pag. 11)

> Valutazioni sul '68
(pag. 11)

> L'esperienza nei Verdi
(pag. 12)
INTERVISTA A EMILIO SOAVE - 27 OTTOBRE 2000
Scarica
l'intervista
in doc


Scarica
l'intervista
in rtf


Qual è stato il tuo percorso di formazione politica e culturale? A noi interessa infatti capire come si sono formate determinate soggettività: quindi, l'esperienza che uno ha fatto, quali sono stati i riferimenti di persone che hanno dato certe indicazioni, che hanno incamminato su determinati ragionamenti e percorsi, e come poi questa traiettoria è andata avanti nel tempo. Da una parte è vero che questa soggettività è una cosa unica, per cui oggi non è così semplice costruire un certo tipo di formazione politica; però, noi abbiamo visto nelle interviste che tutte le persone considerano l'esperienza che hanno fatto in quei tempi come quella fondante, dalla quale poi, nonostante abbiano successivamente fatto delle scelte magari anche profondamente differenti, sono stati caratterizzati in un certo modo. Quindi, l'ipotesi da valutare è che se uno ha incominciato a fare politica e si è costruito in un certo modo ha comunque un'impronta che, al di là di quello che può succedere, gli rimane come caratterizzante; inoltre ha degli strumenti anche per le scelte e per le attività che fa poi successivamente che sono differenti da coloro i quali invece questa formazione non l'hanno avuta.


Per quello che mi riguarda io ho cominciato giovanissimo, a 15-16 anni mi ero iscritto alla Federazione Giovanile Comunista, quindi la mia prima esperienza politica risale a quell'età lì. Curiosamente, pensando a dei paralleli magari con i giovani di oggi, forse sono stati molti precoci i miei inizi: probabilmente nella mia generazione c'era una percentuale abbastanza bassa di giovani che facevano politica, però quelli che la facevano hanno spesso cominciato giovanissimi, mentre adesso, al di là del distacco dalla politica, chi arriva all'attività politica ci arriva forse più tardi. Nel caso mio è una questione abbastanza casuale, nel senso che io ero cresciuto praticamente come vicino di casa e compagno di giochi della famiglia Montagnana, con Massimo, fratello di Mario e di Rita Montagnana. Dunque, ero cresciuto addirittura con un'influenza di stampo quasi sovietico, vivevamo porta a porta. Massimo Montagnana riceveva periodicamente le visite della sorella Rita, che si era appena separata da Togliatti che arrivava con un macchinone come quelli dei burocrati sovietici di quel periodo con autista e guardia del corpo. Quindi, la mia cultura veramente giovanile è stata appunto quella: c'era "L'ABC del comunismo", "La piccola enciclopedia del marxismo", "Il calendario del popolo", c'erano tutte queste cose qua, i testi di Lenin e di Stalin nelle Edizioni in lingue estere dei classici del marxismo. Questo poi mi aveva appunto portato all'interno della Federazione Giovanile Comunista ad occuparmi degli studenti medi (allora ero soltanto un liceale), quindi ad essere un responsabile del gruppo studenti medi della FGCI.
Tutto questo fino ai fatti di Ungheria, perché poi quelli segnarono una grossa dislocazione dello schieramento politico, quindi esodi, fratture, rotture; poi ovviamente c'era tutto quello che era collegato con il XX congresso del PCUS. Dunque, gradualmente il mio marxismo si desovietizzò per quanto giovane io fossi e quindi per quanto le influenze culturali di quel periodo fossero abbastanza ridotte, non c'era certo la ricchezza che poi mi è venuta dopo a livello culturale. Più o meno in quel periodo già frequentavo Vittorio Rieser e altri che a loro volta erano politicamente attivi: Rieser (anche lui giovanissimo, perché siamo più o meno coetanei) era a quell'epoca in una formazione che mi pare si chiamasse USI, Unione Socialisti Indipendenti, che era venuta fuori dal gruppo di Magnani e Cucchi, i titoisti che erano stati espulsi dal Partito Comunista Italiano negli anni '50. Si trattava di una sorta di minipartitino filotitoista, dopo di che si sciolse perché Cucchi finì nella socialdemocrazia e Magnani dopo parecchi anni ritornò nel vecchio PCI. In quel periodo, dopo le vicende dell'Ungheria e della Polonia, ci fu un momento di rimescolamento di tutto il quadro politico; alcuni erano confluiti nella Federazione della Gioventù Socialista, la Federazione Socialista di Torino era a quell'epoca scissa tra un settore prosovietico che allora si chiamavano i carristi e invece il settore autonomista che si richiamava a Nenni. Comunque, grosso modo tra il settore critico della federazione Giovanile Socialista, il settore critico della Federazione Giovanile Comunista, più altre persone che venivano da esperienze cattoliche (a quell'epoca c'era anche Vattimo, più vecchio di me, che politicamente era attivo soprattutto a livello universitario), alla fine di questo rimescolio ci fu la formazione di un gruppo che cominciò a teorizzare la presenza davanti alle fabbriche di quello che allora non era certo il movimento studentesco ma erano piccolissime frazioni di studenti politicizzati.

1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9 - 10 - 11 - 12 - 13 - 14

Per informazioni scrivere a:
conricerca@hotmail.com

.