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INTERVISTA A EMILIO SOAVE - 27 OTTOBRE 2000


Questo avvenne attraverso il sostegno di un'attività di picchettaggio nello sciopero del '58 degli elettromeccanici, che fu forse il primo grosso movimento a livello operaio che coinvolgeva i giovani operai e soprattutto operaie di recentissima formazione, che quindi vedeva un po' scendere in campo una generazione che non era quella della vecchia classe operaia passata attraverso l'esperienza della guerra e del dopoguerra. Quindi, cominciammo a cercare allora di portare gli studenti davanti alle fabbriche per coinvolgerli nell'attività esterna di sostegno allo sciopero; tra l'altro durante lo sciopero degli elettromeccanici del '58 ci fu comunque una discesa sulla strada e in piazza, quindi attraverso manifestazioni a Milano soprattutto ma anche a Torino, qui c'era in particolare una fabbrica a manodopera essenzialmente giovanile e femminile, che aveva dato un po' il segno di questo movimento. Ora non riesco più a ricordare i tempi esatti, ma comunque poi ci furono gli scioperi dei cotonifici Valle Susa, allora di proprietà di Felice Riva, poi fuggito in Libano a seguito di un grosso crac finanziario; anche lì ci fu una presenza di studenti in appoggio allo sciopero dei cotonifici Valle Susa, soprattutto in provincia. Sempre in quel periodo cominciammo a frequentare le leghe della FIOM, quindi a funzionare un po' da truppa d'appoggio a livello delle varie leghe di quartiere a sostegno degli scioperi, soprattutto nel volantinaggio e nel picchettaggio. La cosa poi inizialmente si sviluppò in modo molto più ampio negli scioperi dei metalmeccanici del '59, in cui la Fiat fu in gran parte assente, salvo qualche gruppo storico e qualche inizio di partecipazione di operai invece giovani, ma parliamo proprio di poche centinaia di unità; invece in tutte le altre fabbriche metalmeccaniche fuori dalla Fiat ci fu una discesa in campo di una nuova generazione di operai. Ripeto, noi però avevamo essenzialmente come punto di riferimento le leghe sindacali. In quel periodo ci fu a livello europeo un po' dappertutto un qualcosa che si potrebbe paragonare in forma molto più ridotta a quello che poi divenne il movimento studentesco dopo il '68: quindi, ci furono parecchie esperienze, a livello non solo europeo ma anche internazionale, di mobilitazione giovanile studentesca, tipo l'esperienza degli Zengakuren in Giappone che per noi era qualcosa di mitico, per cui noi eravamo stati battezzati Zengakuren. Dunque, un po' dappertutto, dalla Corea al Giappone alla Turchia all'Europa naturalmente ci furono questi fenomeni abbastanza nuovi. Al di là della mitizzazione delle nostre minuscole dimensioni, noi ci ispiravamo a queste esperienze che stavano maturando a livello europeo.
Come formazione culturale direi che non c'era un'impronta unitaria, salvo un tentativo di approccio a un marxismo critico, soprattutto al gruppo che faceva la rivista Ragionamenti. Ragionamenti era più di stampo olivettiano, nel senso che parecchie persone che avevano dato vita alla rivista venivano dall'esperienza di Comunità, ma non perché ci fosse un'affiliazione diretta, però c'era sia nella rivista Ragionamenti che poi in seguito nella rivista Passato e presente, che era anch'essa molto vicina e che faceva riferimento, oltre che a Guiducci, a Giolitti, uscito dal vecchio PCI, un riferimento generico a questo marxismo critico e un'attenzione ai nuovi fenomeni, attenzione anche alla sociologia, a quelle che allora qui in Italia sembravano scienze nuove. Forse attraverso Ragionamenti io arrivai ad esempio a conoscere Socialisme ou Barbarie, quindi cominciai a prendere i primi contatti con questo gruppo attraverso degli amici francesi; in un primo tempo lo feci banalmente attraverso l'abbonamento alla rivista, in un secondo tempo anche attraverso la frequentazione diretta di alcune persone, Daniel Mothé soprattutto. Peraltro la stessa cosa, per itinerari diversi, stava facendo Romano Alquati attraverso il gruppo cremonese che anch'esso aveva preso contatto con Socialisme ou Barbarie, addirittura era indicato quasi come la loro sezione italiana, Danilo Montaldi era quello che teneva i rapporti con Daniel Mothé. Quindi, ci arrivammo per percorsi diversi, io da una parte e il gruppo di Montaldi dall'altra avevamo visto con molta attenzione l'esperienza di Socialisme ou Barbarie. Nel caso mio poi ero passato attraverso una breve esperienza trotzkista, quindi avevo trovato qualche aggancio, qui a Torino c'era un gruppo della Quarta Internazionale ridottissimo però abbastanza vivace, che aveva cominciato a criticare quella che allora era la definizione classica che la Quarta Internazionale aveva per l'Unione Sovietica come Stato operaio degenerato, invece c'era il prestare più attenzione a Socialisme ou Barbarie che aveva ripreso la teoria del collettivismo burocratico da Bruno Rizzi, sia pure con qualche differenziazione.

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