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INTERVISTA A EMILIO SOAVE - 27 OTTOBRE 2000


Nel '68 Rieser ebbe un ruolo abbastanza influente sul movimento studentesco torinese?


Direi più mediato che diretto, perché un ruolo diretto lo ebbe soprattutto Guido Viale, il quale peraltro faceva parte del gruppo di Potere Operaio che avevamo fondato insieme, per poi distaccarsene nel senso che fece invece la scelta definitiva del movimento studentesco come movimento politico. Rieser era ritenuto un po' uno dei padri del movimento studentesco torinese, però in realtà più a livello di padre spirituale che non di presenza diretta. Anche Rieser si muoveva abbastanza in sintonia con Dario e Liliana Lanzardo che avevano appunto fondato la Lega Operai e Studenti.


Le persone che hanno rappresentato una militanza medio-alta all'interno del movimento studentesco torinese sono, se uno le guarda dal punto di vista dell'origine sociale, in grossa parte figlie di questa borghesia di sinistra, si pensi a Negarville, Bobbio, lo stesso Viale, Laura Derossi.

Sì, sono i figli tutto sommato dei dirigenti del PCI e dei padri nobili della Repubblica, quindi soprattutto Giustizia e Libertà.


E' una presenza che condiziona nel bene o nel male questi percorsi di lotta, nel senso che comunque hanno gli strumenti politici per porsi su un livello di dirigenza politica e allo stesso tempo probabilmente ne condizionano anche i percorsi e i limiti.


Lì ci fu poi la grossa frattura tra chi, come soprattutto io e Gobbi, in parte anche Dario e Liliana Lanzardo, vedevamo il movimento studentesco come cassa di risonanza per la classe operaia, e quindi pensavamo che il movimento studentesco come tale avesse la sua grande importanza ma non andasse visto come un movimento politico autonomo, bensì come subordinato alla crescita della classe operaia, alla crescita della lotta ecc.; e tra chi invece, come poi si verificò in coincidenza con i fatti di corso Traiano, riteneva che il movimento studentesco dovesse crescere autonomamente nel suo respiro politico e culturale e non essere subalterno alla lotta operaia. Noi riproponevamo l'operaismo di prima in una situazione completamente diversa.


Questo è sempre stato uno dei grandi nodi non considerati. Da una parte sicuramente lo spostare un quadro militante su un fronte di lotta operaia che si andava costruendo, che andava maturando e che poi è venuto fuori nel '69, è sicuramente stato un dare respiro a questa lotta, proprio se non altro come materiale umano di presenza e via dicendo; dall'altra parte è stato probabilmente una cosa che ha trasformato un'avanguardia che, per quanto possa essere criticata in alcuni suoi limiti, è stata spostata da un settore che era quello studentesco. Probabilmente c'è stata proprio questa cesura, nel senso che chi ha fatto il movimento studentesco poi è diventato militante politico nei gruppi, passando attraverso l'intervento operaio di fabbrica e così via; ciò con tutto quello di bene e di male che hanno comportato i gruppi all'interno per esempio del panorama torinese, che comunque era sicuramente significativo, ma fu anche uno svuotamento della dimensione studentesca non intesa solo come figura sociale giovanile, ma anche proprio nel senso dell'università e della scuola come ambito in cui si forma una nuova forza-lavoro. Per esempio, rispetto a tutta questa dimensione giovanile di cui tu parli io credo che in realtà abbia poi chiuso la scuola e l'università come ambito in cui si potessero riproporre dei livelli di conflitto sociale. Proprio con questa esperienza qui l'avanguardia di lotta che si è formata all'interno della scuola, spostata nella fabbrica e nel territorio (che qua a Torino era una cosa molto limitata) e spostata sul piano politico nel livello di militanza, ha sicuramente rappresentato un beneficio per quanto riguarda quelle lotte che sono nate in fabbrica; dall'altra parte però complessivamente c'è il fatto che un altro terreno che poteva non isolare la fabbrica e che era la scuola e l'università in realtà si è poi trovato pacificato. Questo sul lungo periodo, poi è chiaro che lì ci possono essere riflessioni diverse.

Noi che venivamo dall'esperienza della generazione precedente avevamo veramente questa visione strumentale del movimento studentesco che era brutalmente carne da cannone per la classe operaia; poi, in una visione un po' più nobile, vedevamo nel movimento studentesco lo strumento che permetteva la circolazione delle esperienze, la circolarità delle lotte e che poteva funzionare da amplificatore anche degli scioperi sul territorio.

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