>Home >Interviste
>Home page
>Interviste
>Riviste
>Bibliografia
>Il dibattito oggi
>Ricerca sul femminismo

> Antonio Banfi
(pag. 3)

> Freud, Marx e la fenomenologia
(pag. 4)

> Il "poligono" dell'operaismo
(pag. 5)

> Ipotesi di una scienza altra
(pag. 5)

> Husserl e la scienza altra
(pag. 6)

> Freud e la razionalità illuministica
(pag. 6)

> Jervis e la soggettività
(pag. 7)

> Soggettività operaia e soggettività politica
(pag. 8)

> Soggettività individuale, soggettività collettiva e formazione di una soggettività altra
(pag. 9)

> Danilo Montaldi
(pag. 10)

> Nietzsche e Heidegger
(pag. 11)

> Arnold Gehlen
(pag. 12)

> Fenomenologia e psicologia
(pag. 12)

> Cornelius Castoriadis
(pag. 12)
INTERVISTA RENATO ROZZI - 12 MARZO 2001

La terza precisazione è che una delle prime persone in Italia a parlare di soggettività in senso filosofico è stato il mio professore, Enzo Paci, che è stato il professore di alcuni di quelli che state intervistando. L'ambito era quello da cui vengono Giairo Daghini e altri, anche Romano Alquati, che pure non l'ha avuto come professore, è venuto da questo ambito fenomenologico di sinistra, antistalinista, che rendeva viva la vita politica alla fine degli anni '50 e al principio degli anni '60 a Milano, ed è confluito nei Quaderni Rossi. Paci no, lui è rimasto un filosofo che parlava in senso filosofico del problema della soggettività. C'è stato un famoso convegno che è avvenuto all'inizio degli anni '60 a Roma e che io ricordo in qualche mia pubblicazione, in cui il Partito Comunista ha cominciato ad accettare di parlare del problema della soggettività, di solito rimosso dall'oggettività, dal senso della storia, dei fenomeni materiali, sociali, com'erano intesi dal marxismo stalinista del Partito Comunista. A Roma c'è stato un incontro con Sartre, che come si sa era di sinistra, ed era stato vicino al comunismo: è venuto in Italia e la persona che gli era non più vicina filosoficamente ma più aperta era il professor Paci. Alle Frattocchie a Roma hanno fatto un famoso, ristrettissimo e poco pubblicizzato convegno in cui per la prima volta in ambito comunista si è sentito porre il problema della soggettività. Per chi conosce un pochino Sartre e la fenomenologia si capisce che cosa è avvenuto in quell'occasione lì. Il primo che ha parlato di soggettività operaia in Italia credo di essere stato io, perché venivo da quella scuola filosofica lì e avevo a che fare con gli operai: era totalmente l'idea che gli operai fossero oppressi dall'ideologia comunista e non venisse fuori ciò che erano profondamente. In parte ho avuto ragione, perché si è visto che la classe operaia si è aperta di più al piacere di vivere, non era così tanto una classe etica che prendeva in mano i destini del mondo, è stata trasformata dal benessere e dal riconoscere l'assurdità della durezza del comunismo inteso come (detto in senso psicologico) far conto sempre sulla capacità di sacrificio dell'operaio e mai sul suo piacere di vivere. In sostanza c'era una maniera così utopica di vedere gli operai che fu importante l'essere di sinistra e parlare di soggettività operaia in senso politico, come qualcosa che poteva essere se non rivoluzionario ed eversivo certo alternativo; via via insieme a questo elemento, che poi è entrato tipicamente nel '68, c'era anche l'aspetto non politico di vedere i destini singoli delle persone, degli operai, il fatto che cresceva una classe di giovani che cercava di non realizzare il comunismo come lo voleva il Partito Comunista, e questo nel '68 si è visto benissimo. Il '68 è stata anche un'esplosione di soggettività, c'erano tutte le parti di tipo ludico e di tipo "godiamoci la vita", un esempio era Lotta Continua, non con "godiamoci la vita" ma con una situazione di libertà, in cui gli individui contavano di più. Al contrario, i raggruppamenti filocinesi erano invece di una durezza pazzesca. Tra l'altro io ho poi fatto l'esperienza di andare in Cina, che avevamo un pochino idealizzata, anche se io non sono mai stato filocinese qui in Italia: con Romano Alquati e alcuni altri siamo andati in Cina nel '71, eravamo invitati, era una delegazione prevalentemente di psicologi e psichiatri, c'era Jervis, c'erano alcune persone che erano state attorno ai Quaderni Rossi. Abbiamo visto fin da allora il disastro della rivoluzione culturale, ci siamo resi conto che i giovani là erano stati manipolati da Mao Tse-tung, con una distruttività e una durezza pazzesca, pare che ci fossero stati milioni di morti, c'era una repressione folle, una tale adorazione di Mao che era veramente il caso di dire "speriamo che muoia perché così rinsaviscono". E di fatto quando sono rinsaviti l'hanno fatto su dei modelli purtroppo occidentali, ma la libertà produce questo: in alcuni paesi socialisti europei la verità è venuta fuori, cioè che l'uomo non è inquadrabile facilmente in uno schema come quello marxista e che bisogna tenere presente quello che ha detto Freud, l'uomo risponde prima di tutto a delle situazioni istintive, egoistiche e difficilmente contenibili, e che non è facile costruire una persona adulta, che possa avere il senso dell'umanità e generare qualcosa di politicamente valido per gli altri. Io questo l'ho sperimentato perché tra quelli che conosco di coloro che state intervistando, naturalmente compreso me stesso, c'era chi si diceva comunista ed era un avaro, c'era quello che era di sinistra mascherato ma aveva delle tendenza autoritarie di destra, c'era quello che era un sognatore e basta e poi avrebbe potuto sognare dentro un convento: tra di loro c'erano delle personalità bellissime e io ci sono sempre stato bene, a 72 anni sono ancora una persona che può avere rapporto con loro, come con il veramente carissimo amico e fratello minore Romano Alquati. Però, questo sempre vivendo la soggettività (e vedete come diventa complessa la risposta sulla soggettività) come qualcosa che non è nelle mani del partito, per dirla alla maniera antica, o non è nelle mani della classe, per dirla alla maniera dei Quaderni Rossi e di certe parti del '68, Classe Operaia, Potere Operaio: non è nelle mani di nessuno, perché dal punto di vista profondo l'uomo non è diretto verso delle soluzioni prevedibili, la sua prevedibilità è molto limitata, non sappiamo cosa succede domani, e da questo punto di vista si trova molto più a suo agio una persona che naviga nello psichico.

1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9 - 10 - 11 - 12

Per informazioni scrivere a:
conricerca@hotmail.com

.