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(pag. 1)

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(pag. 7)

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(pag. 8)
INTERVISTA A PIER ALDO ROVATTI - 6 GIUGNO 2000


In un certo senso, non lontano dalla rivista faccio un altro nome di una persona che non è quasi mai comparsa, ma con la quale ci si riuniva e confrontava: Giacomo Marramao, che ha avuto una fase precedente in cui era molto vicino ai temi di movimento. I rapporti erano con Bologna, e lì il riferimento era con un personaggio che adesso è diventato ordinario di filosofia della politica o qualcosa del genere: si chiama Gustavo Gozzi, il quale si occupava di teorie politiche. C'era Firenze, in cui faccio il nome di Lapo Berti. Poi c'era Torino, in cui i nomi certamente erano i Lanzardo, più lui che lei, per quanto lei poi fosse una mia collega di università. I due momenti in cui la rivista tocca argomenti di tipo politico (al di là del saggio su Marx, la scuola di Francoforte ecc.) sono uno la questione dell'Est e due il fatto che a un certo punto ci mettiamo in mente di fare un numero su Panzieri, numero che è stato un po' mitico per la rivista perché poi è stato un punto di riferimento. Per quello che riguarda l'Est, evidentemente la questione era una critica da sinistra del socialismo realizzato, molto anticipata, come forse si noterà, sui tempi in cui poi tutte queste questioni si sono diffuse fino agli eventi più recenti, il muro di Berlino che cade ecc. E qui il collegamento era appunto con questi che si erano autodefiniti scuola di Budapest, e fondamentalmente con una coppia, nel senso che erano marito e moglie: una era Agnes Heller, che con questo piccolo libro sui bisogni in Marx aveva fornito un dato importante per noi, e l'altro era Ferenc Fehér, il quale era il marito, ha scritto qualcosa su Aut Aut, si occupava di estetica e di letteratura. Insomma, i riferimenti erano questi qua: quando dico riferimenti, dico persone che a loro volta entravano in contatto con altre. C'è stata una fase in cui la rivista aveva molti poli, era presente in molte città e in ogni città c'era un punto di riferimento: oggi non è più così, ora la rivista è Milano-Trieste, ma poi potrebbe essere qualsiasi altro luogo. Invece in quel momento la situazione era di ascolto delle realtà, che poi sono anche diverse, non sono solo queste due, ma queste due sono quelle che in qualche modo hanno fatto il dibattito della rivista. Quando organizziamo il numero su Panzieri, quasi fisiologicamente si avvicinano ad Aut Aut Franco Fortini ed Edoarda Masi, un po' transfughi da Quaderni Piacentini: si erano un po' rotti le scatole, non so per quali motivi, tutto sommato forse per una sorta di sfilacciamento della situazione, e invece vedono in Aut Aut un luogo in cui ci si può concentrare. Quindi, anche il discorso sulla Cina che Edoarda Masi fa, o ci aiuta a fare, nel poco che la rivista ha parlato di questo, è un discorso che si allinea parecchio con quello di critica del socialismo realizzato dell'Est europeo. Fortini porta se stesso e il suo ingombro, perché era un personaggio ingombrante: veniva alle riunioni, faceva numeri, si arrabbiava con i giovani, con il fatto che alcuni di noi erano abbastanza inclini al mondo francese, invece lui considerava questo l'ideologia francese. Insomma, con Fortini c'è stato un da discutere che è andato avanti per molte riunioni; lui ha tenuto per qualche fascicolo della rivista (sono testi molto interessanti) una serie di scritti (due o tre) sui "cainiti": oggi si parla del male, lui ne parlava con questa figura dei "cainiti", che sarebbero i discendenti di Caino, quindi del fratello cattivo. Dopo di che c'è un fenomeno osmotico, in tutte le situazioni di movimento, sui banchetti compare Aut Aut: d'improvviso, senza volerlo troppo, senza esserci messi in una posizione politica, la nostra presenza esiste nella visibilità del movimento. Per cui tante volte, quando si sono fatte le storie delle riviste di sinistra, si è passati anche da Aut Aut. Ma l'unica posizione che io mi sento di dire che è stata sempre tenuta da Aut Aut è una posizione di forte antidogmatismo: quindi, il marxismo-leninismo, inteso come posizione dogmatica, sulla rivista non è mai passato, ma neanche vagamente, è sempre stato preso a cannonate.
Quale poteva essere la congiunzione tra Aut Aut e l'operaismo? A parte il fatto che c'erano dei personaggi che potevano avere interessi anche politici a venire, poi magari lavoravano anche su Aut Aut, qualcuno c'era; ma, andando più al fondo delle cose, il rapporto era sulla questione del soggetto. Traduzione più o meno affrettata, più o meno per scorciatoie: comunque, era nella posizione cosiddetta operaistica, e quindi nella posizione anti-istituzionale. Ecco, la posizione di Aut Aut si identifica con una posizione anti-istituzionale (l'istituzione può essere anche il partito). Quindi, per una certa fase, noi siamo vicini anche al Manifesto, o meglio, non è vero che noi siamo vicini al Manifesto, è il Manifesto che si avvicina.

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