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INTERVISTA A PIER ALDO ROVATTI - 11 MARZO 2000


Avevo fatto un po' di ironia dicendo al Papa: "Parli di filosofia? Guarda che ti metti in un bel casino; fatelo pure, però poi non è che trovate San Tommaso, non trovate solo questo, potete anche trovare dell'altro, non potete far fagotto in cinque minuti del pensiero contemporaneo: allora a questo punto ne parliamo." Era questo il senso, un finto dialogo, però forse non sono temi di ironia. Quindi, secondo me, c'è anche questa componente di una certa intransigenza cattolica che io non ho mai avuto, non sono di cultura cattolica, questo è uno dei punti che vanno messi in chiaro. Dunque, non essendo di cultura cattolica, sono anche più libero eventualmente di dialogare con la cultura cattolica (sembra un paradosso ma è così), e d'altra parte non ho mai avuto questi annodamenti riguardo alla nozione di verità, come aveva per esempio Roberta Tomassini, che era in lotta con la sua formazione e la sua cultura. In una parte della sinistra è venuto fuori questo elemento del piacere della verità, come raddoppiamento e riproduzione di una formazione culturale che aveva dentro di sé già solidificata questa idea di verità, che naturalmente non veniva più presentata in termini diretti, ma era un problema da risolvere. Un personaggio come Sofri che non era simpatico a nessuno allora, e che continua a non essere simpatico a nessuno, è un esempio di questo. Oggi è certamente intelligentissimo quello che esprime, dice, poi c'è la sua storia personale che avvalora quello che scrive e dice; ma, in realtà, perché si dice che è presuntuoso (per dirla nel linguaggio comune)? Sofri è antipatico a tutti perché si dice che sia presuntuoso: cosa vuol dire? Poi tutti gli riconoscono che è molto intelligente, che, per sua sfortuna, ha tempo di leggere parecchio, che è una persona che ha la capacità loica di articolare le questioni, addirittura di romperle in quattro. La questione dell'apparenza e della supposizione di presunzione è il fatto della tonalità della detenzione della verità; il tono dell'intervento, che è quello che già fin dall'inizio si annuncia come quello che possiede un pezzo di verità di cui tu dovrai essere messo al corrente. Questo è un altro esempio, se si vuole banale, del perché, secondo me, è stato ed è importante il pensiero debole, e del perché è stato ed è finora un'occasione perduta. Perché poi questo debole ha messo in crisi, come si voleva che fosse, tutti quelli che sentendosi in cuor loro forti, hanno detto: "Ma cosa vogliono questi qua?" oppure "Sono contraddittori, perché mentre dicono pensiero debole pensano ad un pensiero fortissimo, è tutto un trucco per insinuarsi". Se fosse così, se fosse un'arte della battaglia orientale, sarebbe anche interessante, ma non è questo. E' semplicemente il fatto che, in definitiva, l'indebolimento di questa nozione di verità permetterebbe alcune cose, e le ha permesse. Perché secondo me si potrebbe leggere anche la storia della sinistra degli anni '60, '70 e '80 proprio come una specie di grafico, di salita e discesa, in cui ci sono anche queste aperture; poi, invece, ci sono le prese di posizione di chiusura: il movimento delle donne la dice lunga su questa faccenda. A Milano c'è ancora un nucleo forte, storico del movimento delle donne (Libreria delle Donne, Via Dogana eccetera) legate alla differenza di genere: questo certamente non ha nulla a che fare con il pensiero debole, comunque sia. Anche Luisa Muraro ha scritto su Aut Aut, perché lei è una persona intelligente: se tu applichi davvero il mio discorso, puoi anche fare parlare quelli che tu ritieni non dico i tuoi avversari, ma gli intelligenti con cui puoi dialogare. Rimando ad un fascicolo della rivista sull'irrazionalità uscito alla fine degli anni '70, in cui ci sono tantissimi interventi di tanti, tra cui Cacciari: Lea Melandri scrisse un articolo attaccando il maschilismo di Negri. Ora non so se queste categorie di maschilismo o non maschilismo funzionano, però indubbiamente anche lì c'era questa faccenda di cui parlavo prima. Il cosiddetto spirito del '68, che io cerco di evocare in quel recente numero di cui parlavo prima, sono molto più in linea con quell'elemento destrutturante che non le posizioni alla Cacciari, con cui pure ho tenuto degli ottimi rapporti, ma siamo sempre stati consapevoli di essere su sponde opposte.

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