>Home >Interviste
>Home page
>Interviste
>Riviste
>Bibliografia
>Il dibattito oggi
>Ricerca sul femminismo

> Formazione politica e culturale e percorsi successivi
(pag. 1)

> Limiti e ricchezze dei movimenti degli anni '70
(pag. 2)

> Frammentazione di una ricchezza soggettiva
(pag. 3)

> Ambivalenze degli Stati Uniti
(pag. 5)

> Possibilità di anticipazione
(pag. 6)

> Decoder e Shake
(pag. 7)

> L'esperienza alla Feltrinelli
(pag. 11)

> Le aziende della comunicazione
(pag. 11)

> Ambivalenze dellla comunicazione
(pag. 12)

> Giovani, soggettività e politica
(pag. 12)
INTERVISTA A RAF "VALVOLA" SCELSI - 20 GIUGNO 2000
Scarica
l'intervista
in doc


Scarica
l'intervista
in rtf


PRESENTAZIONE DEL SOGGETTO
percorso di formazione politica e culturale e successivi passaggi
percorso e collocazione negli anni '70 ed eventuale appartenenza ad ambiti politici organizzati
il suo percorso successivo
il suo percorso attuale.


Il mio percorso ideologico-politico devo chiaramente differenziarlo dalla Shake, anche se poi questa è stata una delle cose importanti che ho fatto nella mia vita, forse la più importante; però il mio percorso nasce sicuramente quindici anni prima, perlomeno. Io mi sono formato innanzitutto in una casa socialista, e accanto a questo tipo di formazione fin da subito, da quando avevo quattordici-quindici anni, mi sono avvicinato da una parte a Potere Operaio, che mi sembrava rappresentare (all'inizio, poi dopo uno o due anni si sciolse) quel tipo di motivazioni che mi avevano avvicinato all'ideale generico del socialismo, dall'altra alla controcultura. Fin da subito fui fortemente attratto dalla galassia delle controculture italiane che nel '70-'71 erano in fase ascendente, e lo furono almeno fino al '75. Un po' questa doppiezza di impostazione ha sempre caratterizzato la mia oscillazione, almeno come formazione politica, nel senso che sono sempre stato non tanto di storia comunista, ma da una parte socialista-luxemburghiana, quindi con una visione molto libertaria del concetto di organizzazione, che non ho mai sopportato in quanto tale perché mi sembra proprio la riduzione della mia capacità critica, non tollero che qualcun altro mi dica cosa devo fare in base a un criterio di verità oggettiva, non sopporto il funzionariato classico dei partiti, non l'ho mai sopportato: ogni rapporto che ho avuto con organizzazioni che erano strutturate in questa maniera mi ha sempre allontanato immediatamente, è una cosa che mi è veramente intollerabile. Al contempo sono sempre stato molto attratto dalle controculture americane, della Beat Generation in particolare, ma questo prima ancora di diventare un soggetto politico a tutto campo: si tenga presente che il primo libro mio che ho comprato fu a dodici anni ed era "Juke-box all'idrogeno". Ciò era evidentemente un po' mediato da Ciao 2001 che era una rivista musicale che usciva allora, però il primo libro che mi ricordo di avere comprato è stato quello, quindi da lì ho acquistato tutti i libri della Beat Generation (Ferlinghetti, Kerouac ecc.), per cui il mio romanzo di formazione è stato assolutamente la Beat Generation. Contemporaneamente ho iniziato a quattordici-quindici anni a studiare Marx e continuo a farlo: in realtà le due cose non le ho mai viste più di tanto in contrasto, però ho sempre questa doppiezza qua. Infatti, a casa mia, per quanto riguarda i testi dagli anni '60 in poi, ho una libreria molto grande (al di là di tutti i libri generici, sui movimenti ho una cifra come 1500 libri), ed è esattamente divisa a metà: oltre ai testi storici del comunismo, che sono nella parte storica, dagli anni '60 in poi c'è da una parte la linea che nasce dai Quaderni Rossi e va su, dall'altra quella della controcultura, da quella americana a quella inglese, italiana. Dunque, la libreria è proprio divisa a metà: alla fine, dopo trent'anni di questo interesse qui, ho visto che alle due cose sono egualmente interessato.
Nel '74-'75 io sono scappato di casa, poi non ci sono più rientrato. Quindi, dopo un periodo abbastanza militante fino al '75-'76, nel momento in cui è scoppiato il delirio del '77 io ero affaccendato in problemi di sopravvivenza fisica, umana, nel senso che dovevo pensare a cosa mangiare: mi alzavo alla mattina alle quattro per andare all'ortomercato a lavorare, arrivavo a scuola (perché allora frequentavo ancora la quinta liceo) alle nove, in ritardo di un'ora per cui dovevo recuperare, poi al pomeriggio andavo ancora a lavorare da un'altra parte. Quindi, ero molto coinvolto in una dinamica di sopravvivenza individuale, e in effetti nel '77 comunque ho fatto delle cose, però non ero coinvolto in maniera da protagonista, di quello che decideva le cose. Poi dopo, intorno al '76 o '77, mi sono iscritto all'università; nel frattempo mi ero trasferito a Rimini, dove facevo il pizzaiolo, il cuoco, sempre per sopravvivere. Chiaramente, iscrivendomi all'università, ho poi cominciato a vincere le prime borse di studio, dunque ad avere la possibilità di poterla frequentare; quindi sono tornato a Milano e sono stato uno di quelli che ha fondato il Comitato fuorisede di Sesto San Giovanni, che, in quegli anni tesi di repressione, tra il '79 e l'81, è stata una delle poche realtà di base che funzionava a Milano, che faceva delle cose.

1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9 - 10 - 11 - 12 - 13

Per informazioni scrivere a:
conricerca@hotmail.com

.