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INTERVISTA A RAF "VALVOLA" SCELSI - 20 GIUGNO 2000


A livello di sviluppo capitalistico e di movimenti di classe, quanto il guardare agli Stati Uniti come realtà più avanzata può essere utile come possibilità di anticipazione, ovviamente non in termini oggettivistici e deterministici, ma di macrodimensioni e di tendenze?


Non lo so, perché questo ragionamento sui cicli e i movimenti vale la pena probabilmente farlo pensando a una fase tradizionale di sviluppo del capitale, quella che sostanzialmente arriva fino al '64-'65: i movimenti erano sempre l'esito e una risposta alla fase più bassa di sviluppo del capitale. Se noi andassimo a vedere a partire dal 1789 tutti gli scoppi rivoluzionari che ci sono stati, soprattutto nell'800, noteremmo immediatamente una sorta di corrispondenza abbastanza rigida tra situazione generale dal punto di vista economico e nascita ed esplosione dei movimenti. Se immaginiamo una sorta di cicli dell'economia, con tanto di cicli lunghi (perché allora erano un pochino più lunghi di adesso, dove siamo in crisi continua, per cui i cicli si sono raccorciati, allora erano molto più lenti), e se noi andiamo a disegnare questa storia dei cicli, ci accorgiamo che, ad esempio, nel 1788 ci fu un inverno precarissimo dal punto di vista dell'alimentazione per quanto riguarda le plebi agricole in Europa (addirittura la laguna di Venezia era completamente gelata), e, non deterministicamente però è successo, la Francia è esplosa, successivamente ci saranno altre esplosioni. Così come lo stesso ciclo ci sarà poi intorno agli anni '20 dell'800, anche se sarà evidentemente una cosa molto più "piccolo borghese" rispetto ad altre, ci sarà un ciclo analogo nel '48, ce ne sarà uno nel '70-'71 e così via. Dunque, a me sembra che, toccato il punto basso della fase depressiva congiunturale del ciclo capitalistico, i movimenti generalmente partano a metà di questo ciclo di ripresa. Se vale questo tipo di applicazione ciclo-temporale, applicato sulla storia dei movimenti, e lo riporti al nostro secolo, in realtà trovi abbastanza corrispondenza fino almeno agli anni '60; però, con il '63-'64, gli anni del boom, per la prima volta abbiamo uno sviluppo di un movimento forte in presenza di una congiuntura altamente favorevole. Mentre negli altri cicli avevamo sempre l'esplosione dei movimenti in base a un ciclo sfavorevole, a una congiuntura negativa dell'economia, invece negli anni '60 per la prima volta abbiamo una risposta di movimenti in presenza di un ciclo favorevole.
Tra l'altro questo accade con elementi di novità che dureranno quindici anni ma che poi spariscono, perché l'altro elemento di novità è che creava un nuovo soggetto sociale, o socialmente mobilitato, che erano i giovani, i quali storicamente si sono sempre mobilitati non mai per cose legate a storie politiche di questo genere qua, ma sempre inerenti la guerra. I giovani come dinamica volontaristica si sono mossi ad esempio come volontari nella Prima Guerra mondiale, come volontari nelle guerre di indipendenza, non si sono mossi durante la Seconda Guerra mondiale, perché fu l'unica guerra italiana dove non ci fu un flusso di volontari a vario titolo per andare a combattere, nella storia italiana questo è l'unico episodio; addirittura nella guerra di Abissinia del '36 formalmente erano volontari, poi chiaramente erano motivati dal regime per andare. L'altro momento in cui i giovani si mossero, oltre ai periodi di guerra, fu sicuramente il processo di mobilitazione straordinario delle masse, quindi anche dei giovani, che ci fu dopo la Prima Guerra mondiale, per cui ci si spiega perché il fascismo fu essenzialmente un movimento giovanile come componente. Però, detto questo, il fatto che i giovani fossero soggetto attivo, con un valore propositivo valido per l'intera società, quindi portatori di istanze di carattere generale, di carattere universalistico (per riprendere un classico modo di approcciare il problema da parte del marxismo e delle componenti marxiane), questa cosa qua si ha solamente negli anni '60. Però, nell'esperienza italiana dura quindici anni, nell'esperienza americana dura sei-sette anni, nell'esperienza francese dura due anni, nell'esperienza tedesca dura un pochino di più ma non arriva ai quindici anni nostri. Per cui sicuramente è contingentato per quella fase storica.

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