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INTERVISTA A RAF "VALVOLA" SCELSI - 20 GIUGNO 2000


Dall'altra parte, la spinta al non lavoro, che fu la spinta grossa che percorse gli anni '70, fece in modo di portare una serie di soggettività ad accettare ipotesi di lavoro senza la catena del lavoro in fabbrica, quindi di accettare di lavorare fuori da essa, magari per la fabbrica ma fuori da essa, credendo in questo di trovare una forma di liberazione o di libertà perlomeno fisica, spazio-temporale. Ciò senza poi rendersi conto che sono soggetti che diventano indirettamente desolidarizzati, perché la fabbrica da questo punto di vista è un luogo di formazione straordinario per dirla con Bravermann, nel senso che è il luogo nel quale si forma una dinamica e una coscienza collettiva delle cose: per cui, se sei desolidarizzato, puoi essere anche l'avanguardia migliore di questo mondo ma tendi a leggere le cose a partire dal tuo ombelico, dal tuo punto di vista, che è evidentemente quello di piccolo produttore all'interno di una catena dove non hai persone con cui appoggiarti e agganciarti. Di lì parte la cosiddetta fase dei torni al numeratore economico, la partenza del bresciano che impiega tutta la famiglia a lavorare nelle cantine e poi cominciano ad assumere uno, la ripartenza del ciclo del tessile nel Veneto, oppure l'out-sorcing spietato che viene fatto alla Fiat di Torino, per cui su 5000 pezzi solamente 1500 vengono prodotti in fabbrica e il resto viene completamente prodotto fuori, molto di più di quanto fosse già il processo di comando capitalistico dispiegato come era negli anni '60. Sono tutta una serie di processi che chiaramente attraversano poi in maniera estesa la soggettività, i soggetti. Ma poi, più in generale, stava partendo un nuovo ciclo.
Il ciclo degli anni '70 è caratterizzato, dal punto di vista economico, da un elemento di fondo, cioè quello di essere governato dalla Confindustria in termini inflazionistici, ossia usando l'inflazione come forma di erosione del salario: come è noto era un'inflazione a due cifre, si viaggiava sul 20-25% annuo. Era la forma che permetteva alle fabbriche italiane di poter esportare all'estero: con un processo inflativo alto si aveva chiaramente una lira che valeva poco o nulla, quindi riuscivano a esportare tutto a costi vantaggiosi, riuscendo dunque a sopravvivere rispetto ai processi di concorrenza internazionale. Nel momento in cui parte il nuovo ciclo, chiaramente inizia una modifica del ciclo produttivo sia nei termini di ristrutturazione del processo di fabbrica, sia per quanto riguarda l'oggetto del prodotto stesso. Si tenga poi conto che nel '78 (se non ricordo male) l'Italia aderì allo SME, quindi questo processo inflazionistico dovette essere ridotto gioco forza, perché veniva data una banda oscillatoria (che, se non sbaglio, era intorno al 6%) tale per cui la valutazione monetaria della lira doveva stare all'interno di quel range lì, quindi con modifiche di carattere strutturale di un certo tipo. Ma bisogna tenere conto anche che i padroni nostrani avevano talmente il culo per terra che la Fiat nel '76-'77 dovette vendere quasi un quarto delle proprie azioni alla Libia, che già allora veniva considerata il nemico pubblico numero uno: ciò vuol dire che c'erano problemi di cash.
Quindi, la fase da un punto di vista strutturale era di un certo tipo, probabilmente sarebbe potuta finire in un'altra maniera, o perlomeno c'erano forse i margini, per la prima volta probabilmente dal '21, per fare qualcosa di diverso, o almeno avere un esito differente. Comunque il dato di realtà è la ristrutturazione del processo produttivo che si realizzò pienamente nell'80-'81, poi sta lì la radice della cosiddetta questione settentrionale, cioè alla fine nei conti non risolti rispetto al '77, da ogni punto di vista. E sta lì la crisi della sinistra istituzionale, PDS o DS che dir si voglia, perché sul '77 loro non vogliono mettere assolutamente le mani nel piatto, perché chiaramente significa fare i conti con l'immagine più oscura della propria storia. Però è lì indubitabilmente la radice del problema. Con la partenza e la formazione del nuovo ciclo, intorno all'80-'81, è chiaro che tutta una serie di equilibri precedenti cambiano. E poi c'è la grande novità dell'informatica. In America parte sicuramente prima, nel senso che lì c'era già l'applicazione abbastanza dispiegata dei main frame negli anni '60, mentre in Italia si parla degli anni '70 per quanto riguarda i main frame. I PC negli Stati Uniti incominciano ad essere introdotti, o perlomeno c'è una vasta area hobbistica che già intorno al '75-'76 comincia ad avere un certo peso, e trova applicazioni produttive intorno al '78-'79; in Italia il primo PC che ebbe un grande successo a livello di massa (mi ricordo che io ero punk allora) era lo Spectrum, e prima ancora il Commodore 64, che viaggiava a bobine, e incominciarono a essere impiegati nell'ambito produttivo, intorno all'84-'85 si ebbe il primo grosso boom di applicazione di PC all'interno degli ambiti produttivi, almeno dei personal. Questo chiaramente genererà uno spostamento del modo del comando capitalistico e del modo stesso di lavorare.

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