>Home >Interviste
>Home page
>Interviste
>Riviste
>Bibliografia
>Il dibattito oggi
>Ricerca sul femminismo

> Formazione politica e culturale e percorsi successivi
(pag. 1)

> Limiti e ricchezze dei movimenti degli anni '70
(pag. 2)

> Frammentazione di una ricchezza soggettiva
(pag. 3)

> Ambivalenze degli Stati Uniti
(pag. 5)

> Possibilità di anticipazione
(pag. 6)

> Decoder e Shake
(pag. 7)

> L'esperienza alla Feltrinelli
(pag. 11)

> Le aziende della comunicazione
(pag. 11)

> Ambivalenze dellla comunicazione
(pag. 12)

> Giovani, soggettività e politica
(pag. 12)
INTERVISTA A RAF "VALVOLA" SCELSI - 20 GIUGNO 2000


Per quanto ti riguarda poi c'è l'esperienza alla Feltrinelli, con InterZone.


Come dicevo, io sono duplice di natura, nel senso che prima di essere assunto qua ho fatto dodici anni a scuola, insegnando storia e filosofia, poi ho lavorato per sette anni come commesso all'Inps, ho fatto il pizzaiolo, ho fatto il cuoco, sono andato a distribuire le figurine davanti alle scuole elementari, ho fatto il gelataio, ho lavorato in fabbrica, ho lavorato in mensa in altre fabbriche, ho montato bullonati, ho fatto il cameriere: insomma, di esperienze di lavoro ne ho fatte tante, potrei continuare all'infinito. Essendo scappato di casa a diciotto anni, non essendo più rientrato e non avendo chiesto mai una lira ai miei, io sono sempre stato costretto a pensare di salvarmi il culo dal punto di vista economico. Per cui, in realtà, io non ho mai guadagnato tanto dalla Shake, ho sempre preso qualche cosa, non è mai stata la mia fonte di reddito principale; le ore che ho dato alla Shake sono sempre state tante perché ho lavorato di sera, ma mai organicamente di giorno. E' indubbio però che l'offerta che mi è stata fatta di venire a lavorare qui è stata poi oggettivamente una cosa che mi ha permesso se non altro di non alzarmi alle sei e mezza del mattino, come facevo per andare a scuola, così mi alzo un'ora e mezza dopo, che non è poco. Detto questo, è un lavoro con molte soddisfazioni; poi alla fine non è che mi rompano le scatole più di tanto, ho abbastanza libertà di scegliere i titoli. Mentre prima sceglievo solo le cose di InterZone, adesso ho anche quest'altra collana che si chiama Serie Bianca, che ha dei connotati più pop, quindi sono costretto evidentemente a fare delle mediazioni più ampie: certo, un libro super-reazionario evidentemente non lo pubblico, però il criterio non è solamente quello politico, c'è anche lì dentro un discorso di vendita, di commercialità, per cui ci sono dei libri molto buoni e altri su cui non ci metterei la firma. Però, nel complesso sostanzialmente sono sempre io a dover scegliere le cose, per cui da questo punto di vista la Feltrinelli è una buona occasione di lavoro, questo lo devo dire sinceramente; perlomeno, tra tutti i lavori che ho fatto nella mia vita, poiché lavoro da 27 anni, questo è il migliore che ho trovato, ci metto la firma su, poi non è detto che non cambi.


Dall'interno, come analizzi il grosso nodo della comunicazione e il funzionamento di un'azienda della comunicazione?

Le aziende della comunicazione (adesso non so se sia questo il caso della Feltrinelli) hanno delle rigidità di tipo fordista, con delle spinte in avanti di tipo orizzontale postfordista. In alcuni casi trionfa la spinta inerziale tipica di ogni organizzazione, tanto più se è fordista come impianto, come pensamento strutturale (questa è un'azienda culturale di tipo e di impianto fordista, ciò è indubbio), rispetto alle spinte che ci possono essere di accelerazione, ma questo è anche dovuto a ragioni strutturali. Se è per questo l'esperienza che ho si allarga anche alla Shake, perché anch'essa è una "azienda" che fa comunicazione. Il modello è diverso evidentemente, perché qui, come in ogni azienda, c'è la gerarchia, in Shake non c'è, lì la gerarchia è costruita sulle competenze reali, c'è una dinamica molto assembleare. Qui è un'esperienza culturale di tipo molto più monadico di quanto sia in Shake, ma questo evidentemente è anche perché la Shake è un po' bizzarra rispetto alla media delle altre piccole case editrici. Ci sono piccole case editrici assolutamente monarchiche, quindi la questione è dei soggetti che ci sono dentro: se tu in Shake provi a fare quello che fa un passo in più di quello che ti viene riconosciuto, ti castagnano immediatamente, perché è una struttura egualitaria e di base, dove per tutti vale il discorso una testa un voto, nel senso democratico radicale del termine. E' chiaro che una condizione di questo genere qui non c'è da altre parti: a me va bene che faccio un bel lavoro, ma probabilmente quello della stanza accanto non la pensa come me. Insomma, riprodurre un meccanismo come quello della Shake in una struttura comunque salariata è impossibile, perché è la Shake che è particolare. Loro non lo sanno, ma la Shake è fatta da comunisti alla fine (beh, alcuni lo sanno ormai).

1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9 - 10 - 11 - 12 - 13

Per informazioni scrivere a:
conricerca@hotmail.com

.