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INTERVISTA A GIANCARLO PABA - 7 SETTEMBRE 2001


Diciamo che c'era un orientamento verso i temi che si possono chiamare "urbanistici", abitativi e di organizzazione della città, che sono sempre stati una componente del gruppo di persone che ruotavano attorno all'organizzazione di Potere Operaio a Firenze. Naturalmente questo ha portato anche nei rapporti nazionali a privilegiare e consolidare relazioni con alcune figure particolari: per esempio, iniziava già allora un primo rapporto con Alberto Magnaghi, e saranno quelle relazioni che poi porteranno all'esperienza di Quaderni del Territorio. La rivista nasce essenzialmente dall'azione di Alberto Magnaghi a Milano e a Torino, dal libro "Città fabbrica", che mi pare sia del '68. Quindi, il gruppo di Firenze partecipa a questo percorso, anche se non in un ruolo così importante come quello di Milano: comunque scriviamo alcune cose, facciamo una ricerca anche noi sugli argomenti legati al tema della città-fabbrica, contribuiamo alla rivista e a quel filone di studi fin dai suoi inizi.


Quali sono stati, secondo te, i limiti e le ricchezze dei percorsi che hai qui tratteggiato? Quanto tale analisi può essere utile nell'individuare dei nodi aperti nel presente?

Fino a tutto il '71 io do un giudizio molto positivo del nostro lavoro all'interno di Potere Operaio, anche dentro il filone operaista nazionale. Col senno di poi in molte riflessioni sul passato si vedono solo gli errori: però, l'esperienza che avevamo messo in piedi aveva alcune connotazioni di saggezza di comportamento, di capacità di interpretazione meno ideologica dei bisogni dei referenti del nostro lavoro, in particolare gli studenti, una capacità anche di coinvolgere studenti disagiati, quelli poveri, di motivarli. Ora non so bene come spiegarlo, però diciamo che nel lavoro fatto in quel periodo riuscivamo a mantenere aperta l'idea (che allora ci sembrava ragionevole) di una prospettiva di cambiamento rivoluzionario della società, agendo in modo positivo in questa direzione; ma ciò era temperato da una saggezza pratica nel lavoro politico quotidiano, positivamente condizionato direi dalle esigenze concrete del movimento. Il nostro movimento ha sempre avuto la capacità di parlare alle persone, di essere riconosciuto come interlocutore affidabile anche al di là del gruppo, anche al di là della formalità politica e organizzativa. Avevamo duttilità di pensiero, una certa capacità di lavorare i concetti e le teorie direttamente nel lavoro politico. E io direi ciò sia per quanto riguarda gli studenti, in modo prevalente (quella studentesca era in realtà l'attività più significativa), sia in qualche esperienza di contatto con le fabbriche, anche se il loro coinvolgimento si è svolto a Firenze sempre e solo a livello di avanguardie e di piccoli gruppi che avevano a loro volta un rapporto positivo con un quadro più ampio di operai, però non era confrontabile il lavoro che si faceva nelle fabbriche fiorentine con quello di altre situazioni nazionali. La capacità di lavoro saggio e la saggezza nel gestire il rapporto con i soggetti dell'azione politica ha fatto di Firenze per un certo periodo un piccolo punto di emigrazione e di prestito di alcuni militanti in situazioni di carenza di attivisti politici. Per esempio, un gruppo di fiorentini ha lavorato per alcuni mesi e forse anni a Torino: era una sorta di prestazione fornita a PO nazionale che in genere aveva scarsezza di militanti nelle sedi che non avevano un rapporto positivo con situazioni di massa. Lavoravano a Torino un mio amico molto caro come Giovanni Cossu, e poi Paolo Albani, Pietro Laureano e anche altre persone. Giovanni Cossu, che come me veniva dalla Sardegna (abbiamo fatto una vita assieme), era un grandissimo militante davanti alle porte delle fabbriche, all'altezza di quelli di Lotta Continua, cioè capace di fare capannelli, comizi volanti, di parlare e convincere, anche di declinare il linguaggio di Potere Operaio (che è sempre stato molto difficile) in modo che fosse comprensibile, con la capacità di entrare in contatto con i sardi di Mirafiori o con i meridionali o con gli altri. Un simile prestito di un nostro gruppo di militanti (uno dei quali era sempre Giovanni Cossu, che era il più bravo di tutti in questo tipo di operazioni, ma anche Flavia, la più bella donna di Potere Operaio fiorentino e altri) lo facemmo a Napoli, e anche lì i nostri compagni funzionavano a tempo pieno.

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