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INTERVISTA A GIANCARLO PABA - 7 SETTEMBRE 2001


Nella terminologia semplificata di quel periodo il gruppo chiamiamolo operaista (anche se poi eravamo operaisti tutti, ma diciamo il gruppo più anziano, legato anche ad esperienze nazionali) era la destra del Potere Operaio fiorentino, mentre il gruppo proveniente dal movimento studentesco era la sinistra. Quindi, anche i riferimenti nazionali seguivano questa logica: il gruppo che aveva già una tradizione intellettuale, letture più sistematiche, ragionamenti che avevano trovato espressione in Quaderni Rossi, Classe Operaia, faceva più lavoro di riflessione e anche di organizzazione del pensiero politico; invece, il gruppo che proveniva dal movimento studentesco è stato sempre legato alle attività di lavoro politico diretto nelle occasioni che allora si presentavano, nelle università ma anche nelle fabbriche che erano allora dei punti di intervento, la Pignone, la Galileo, alcune altre fabbriche dell'hinterland di Firenze e di Scandicci. In realtà, da un punto di vista organizzativo, il gruppo che proveniva dal movimento studentesco ha sempre controllato Potere Operaio, con una dialettica un po' dura: per quello che valevano allora gli esecutivi, i segretari, il gruppo movimentista ha sempre controllato l'organizzazione. Tra l'altro quello di PO fiorentino era un gruppo relativamente grosso, mentre i gruppi di Potere Operaio nazionale non erano molto consistenti, tranne quello romano. Noi eravamo abbastanza simili ai romani perché, così come Piperno, anche noi provenivamo dal movimento studentesco. In parte ciò valeva anche per Bologna, ma in misura minore, perché lì il movimento era molto più frastagliato e in ogni caso non era controllato da Potere Operaio. Erano comunque queste tre le sedi nelle quali la presenza di PO si poteva definire di massa, senza esagerare, perché a Firenze c'era pure una forte presenza di Lotta Continua.
Nel corso del '67-'68-'69, ma direi fino al '72, il ruolo della facoltà di Architettura è stato centrale nelle lotte fiorentine, a livello studentesco ma anche come polmone e luogo di organizzazione e di formazione. Durante una lunghissima occupazione del '68, una delle più lunghe in Italia, Architettura è senza dubbio stata un luogo di formazione politica. Questo processo di formazione funzionava così: i più giovani avevano un ruolo di riferimento organizzativo, politico nei confronti del movimento, e le persone più anziane (alcune delle quali lavoravano anche nel campo dell'architettura e dell'urbanistica, come Claudio Greppi, Raimondo Innocenti, e altre persone meno conosciute ma che erano legate per amicizia e per affinità culturali al gruppo degli operaisti) avevano una funzione di orientamento del pensiero. Quindi, i primi momenti di consolidamento di forme di riflessione politica più matura e organizzata avvenivano in seminari ai quali partecipavano appunto Greppi e altre persone che venivano da fuori, con temi certamente derivanti dal pensiero operaista, ma che venivano declinati in modo tale da incontrare pure gli interessi degli architetti, e quindi in quelle parti che riguardano l'organizzazione del territorio, della città, il tema della pianificazione. Per esempio, gli scritti di Alquati sul piano, che riguardavano il tema della pianificazione in fabbrica, venivano declinati ed estesi al tema della pianificazione della città, della società, venivano letti come una sorta di cornice di pensiero e intellettuale che poteva poi produrre ricerche sulle questioni della casa, in generale dell'organizzazione del territorio ecc. In parte ciò avveniva con alcuni scritti di Greppi, uno scritto di Pedrolli, che era un docente della nostra facoltà che ha fiancheggiato per qualche anno il movimento senza condividerlo del tutto, e che aveva scritto un articolo sui Quaderni Rossi. Ho ancora vecchi materiali di quel periodo che risentono di quel modo di parlare e di riflettere, anche se quel tipo di produzione politica e intellettuale era un'affiliazione indiretta del pensiero dei Quaderni Rossi e probabilmente avveniva all'oscuro dei Quaderni Rossi medesimi: era una specie di produzione locale di pensiero critico sul tema della città e del territorio che assumeva alcuni paradigmi di quella letteratura come paradigmi di orientamento.
Un effetto possibile di questo cortocircuito tra il pensiero operaista e questa caratterizzazione del gruppo di militanti fiorentini nell'ambito della facoltà di Architettura ha portato a delle esperienze interessanti nell'organizzazione della città, a varie iniziative sul tema del rapporto fabbrica-quartiere, fabbrica-città, a partire da un'azione di fiancheggiamento politico-organizzativo di contraddizioni sul tema della casa, le lotte del cosiddetto centro sfrattati, cose particolarmente acute a Firenze in quel periodo anche se non come oggi. E' anche vero che si trattava di temi su cui lavoravano tutti in quel periodo, da Potere Operaio a Lotta Continua ad Avanguardia Operaia.

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