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INTERVISTA A GIANCARLO PABA - 7 SETTEMBRE 2001


Allora, se dobbiamo avere incidenza su quei percorsi dobbiamo incontrarli in luoghi, in contesti innovativi e solidali ma in cui non voti la solidarietà ma la pratichino, in cui non devono votare in astratto perché lo Stato continui a pagare tutti, ma in cui in concreto vedano che è possibile spendere per gli altri, spendere tempo, energia, creatività. Questo è un punto fondamentale che la sinistra tradizionale non è riuscita a risolvere, in cui altri spezzoni di pensiero (ecologista, ambientalista, comunitario, comunitarista, libertario) è più facile che lavorino, magari disordinatamente. E quindi si riscoprono nature, stili di vita, tradizioni interessanti da rimettere in piedi, risparmi, relazioni con paesaggi, con situazioni, nuove economie, tutte queste cose che Alberto è più bravo di me a spiegare, lui ha tutta la lista e non si ferma più. L'altro sviluppo è questo, non è il no allo sviluppo che c'è: è veramente la sperimentazione (alla quale siamo obbligati) di altri percorsi di esistenza individuale e collettiva. E lì si possono incontrare realmente i nuovi soggetti.


Quali sono stati i tuoi numi tutelari, ossia figure e autori di riferimento nell'ambito sia del tuo percorso di formazione politica e culturale, sia del tuo percorso accademico?

Si può parlare di filone operaista, anche se tra Greppi e Negri, tra Alquati e Cacciari ci sono differenze enormi. Ormai quei testi non li leggo più, ma in che misura avendoli letti mi piacevano? Anche se poi scrivevano le cose che dovevano scrivere, l'irrequietezza intellettuale (che poi si è trasferita anche nell'esperienza di Potere Operaio) è costituiva di quella tradizione, e faceva di essa una tradizione totalmente anomala nel contesto della sinistra italiana. Ciò poi in Negri è diventata una sorta di estremizzazione, ma la volontà di impegnare il pensiero collocandolo all'altezza dell'avversario, al suo livello di innovazione, è un dato di Potere Operaio straordinario, persino eccessivo, perché poi alla fine si anticipavano o si enfatizzavano certe cose. Ma questo aspetto per cui la potenza del pensiero e la pratica di opposizione doveva essere adeguata alla potenza e alla sfida del capitale (come dicevamo e forse diremmo ancora oggi), è un dato intellettuale che è rimasto un po' in tutti. Forse le persone che avete intervistato sono oggi molto diverse, però nessuno di loro è rifluito o è diventato un quadretto del PCI: ciascuno si è costruito una visione del mondo magari assurda o che si può non condividere, però questo aspetto è interessante. Vuol dire che per esempio anche di tutta la formazione teorica e di tutte le letture fatte (lo dicevo prima e lo ripeto ora) i "Grundrisse" ci sono rimasti dentro. Non un pezzo o un altro, ma i "Grundrisse" come l'opera informe di Marx, gli appunti sulle cose che stavano avvenendo, il marxismo oltre il marxismo, forse la rivoluzione c'è già stata, questo ci può essere nella lettura dei "Grundrisse". Quelle cose lì ci sono entrate dentro e secondo me continuano ad agire, quella lezione non abbiamo bisogno di rileggerla per averla assimilata.
Successivamente gli altri riferimenti sono interni al lavoro più specificamente compiuto nel campo della città e del territorio. Quindi, come persone Alberto Magnaghi è stato per me un riferimento. Ora la cassetta degli attrezzi non ha più per me solo due o tre figure: trovo interessante in questo momento tutto quello che viene detto di inquieto e coraggioso su ciò che sta accadendo. Cioè disordinatamente: dal libro di Revelli alle analisi sulle città globali della Sassen a tutto il pensiero critico americano, leggo anche "Empire" di Toni Negri con qualche perplessità. Insomma, tutto quello che è possibile leggere purché sia inquieto, purché contenga dentro di sé la tensione verso la comprensione di ciò che sta accadendo, tutto quello che avviene di riflessione anche attorno al tema dell'intelligenza collettiva o delle forme di comunicazione o del ruolo della rete, tutto ciò che è possibile dire attorno a questo, senza estremizzazioni e senza creare però santini, l'importante è questo, mantenere un atteggiamento critico e un po' di saggezza. Mi interessa tutto quello che è possibile leggere sul ruolo dell'innovazione delle società locali e su questi aspetti, senza avere però dei riferimenti fississimi.

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