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(pag. 14)
INTERVISTA A TONI NEGRI - 13 LUGLIO 2000

Quindi, Classe Operaia secondo me può essere definita proprio come un grande periodo di apprendistato. Alla fin fine anche il dibattito su entrismo o no, quello posto dai romani, da Tronti in particolare, è stato un dibattito, se si vuole, da questo punto di vista pedagogicamente utile, nel senso che per quanto riguarda me e le persone che mi erano più vicine (come Luciano Ferrari Bravo, questi grandi compagni di allora) lì è stato veramente fondamentale, anche per Cacciari devo dire, perché lui è uno che per esempio è riuscito poi a costruirsi una vita politica, dopo la rottura con noi del '69-'70, con un cinismo totale nei confronti delle organizzazioni, passandoci, uscendoci. Quindi, Classe Operaia poi termina, perché fondamentalmente a Torino e a Milano non riescono a tenerla in piedi, poi i soggetti vanno in crisi; a Milano si tiene in piedi una continuità effettiva attraverso i compagni che sono lì e fondamentalmente Sergio Bologna, il quale rappresenta una grossa continuità da questo punto di vista, anche Giairo. Però Torino praticamente è completamente persa.
Poi c'è questa esperienza di Contropiano: è un mio tentativo completamente indipendente dal lavoro che in realtà si faceva, che continuava nelle fabbriche, che ormai era diventato Potere Operaio, che non è quello nazionale, è quel Potere Operaio veneto-emiliano, avevamo continui contatti con i pisani, con Della Mea fondamentalmente. Contropiano è un tentativo di tenere insieme questa sorta di discorso intellettuale, considerando che in fondo c'era una certa autonomia del discorso intellettuale come tale, che c'erano comunque dei relais universitari che era estremamente importante tenere congiunti proprio come produzione di discorso culturale in quanto tale. Quindi, questo è stato per me un tentativo al quale Asor Rosa è stato, salvo il fatto che poi ci troviamo in mezzo al '68, a quel punto lì come fai?, non è che si poteva più mantenere la relativa autonomia del discorso culturale e universitario. A quel punto comincia un'altra storia, lì cambia proprio il paradigma.


Rispetto a Classe Operaia, qual è il tuo giudizio su Tronti, Alquati, Asor Rosa, Cacciari, Gasparotto, Berti, De Caro?

Cacciari per esempio c'è pochissimo, credo che non abbia mai scritto un articolo su Classe Operaia. I personaggi grossi di Classe Operaia sono Alquati senz'altro, Tronti, Asor; De Caro è già molto sullo sfondo, lui è un uomo eccezionale ma sarà infinitamente più importante nel periodo dell'Autonomia, dove ricompare, sostiene. De Caro, Grillo e questi qui sono persone che si vedono abbastanza nelle riunioni che si fanno, ma non mi sembra che siano importanti dal punto di vista del dibattito. Un personaggio che scompare sempre ma che invece è estremamente importante in queste cose è Sergio Bologna, c'è poi Mauro Gobbini, sono personaggi estremamente importanti in tutta questa storia. Anche Mauro è a Milano in quel periodo, lui è un funzionario della Rai, conduce le prime lotte lì e poi viene cacciato e lo mandano a Pesaro o lì vicino, poi finisce a Napoli e qui si mette a fare Potere Operaio. Poi c'era quel matto di Gobbi, vicino a lui c'era D'Este, c'era Faina. Ognuno aveva il suo pezzo di pazzia, mica si creda che fosse facile, quelle erano riunioni da diventare matti, ogni tanto veniva fuori qualcosa di intelligente, però per il resto veramente se non avevi voglia di perdere tempo erano un po' disperanti.



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