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> Percorso di formazione politica e culturale e figure di riferimento
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> Soggettività politica
(pag. 13)

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(pag. 14)
INTERVISTA A TONI NEGRI - 13 LUGLIO 2000

Qual è il giudizio politico che dai dell'esperienza dei Quaderni Rossi e delle varie posizioni che c'erano al suo interno? Qual è il tuo giudizio politico su Panzieri?

Panzieri era uno che veniva da un'esperienza nazionale di direzione di un partito frontista: era un uomo estremamente intelligente, completamente succube della cultura della sinistra, con pochissime esperienze concrete di movimento operaio. Era però un uomo molto legato alle esperienze internazionali della sinistra operaia, in particolare ai francesi e anche con una buona cultura della sinistra comunista tedesca. Insomma, per parlarci chiaro, se non ci fosse stato si sarebbe dovuto inventarlo, è stato un passaggio fondamentale. Sono cose che poi si sanno benissimo appena si ha un po' di esperienza, è quello che fa uscire l'opposizione dal provincialismo, dalla chiusura locale; i trotzkisti non c'erano riusciti, in Italia non c'è una storia dell'opposizione di sinistra comunista fino ai Quaderni Rossi, tutte le piccole esperienze che si erano sviluppate erano fallite, se non appunto l'esperienza trotzkista che non si è mai radicata anche quando ci sono questi grandi episodi, che mi hanno raccontato sempre, dei quartieri torinesi ecc. Questo fortunato incrocio tra questi giovani intellettuali romani della sezione studentesca universitaria e Panzieri, questo socialista presso Einaudi, però con una storia dietro di contatti a livello della cultura, permette quella che è la polarizzazione di un discorso di sinistra, che è legato a esperienze che sono già in corso ma che vengono per la prima volta portate alla luce: quando il gatto selvaggio esplode alla Fiat nel '62-'63 chi ne avrebbe mai parlato se non fosse stato per questi resau dei Quaderni Rossi che già si formavano? Quando nel '63 c'è il primo grande sciopero "spontaneo" al Petrolchimico di Porto Marghera, con la fermata degli impianti, una cosa mai vista, chi ne parlava se non esisteva questa rete già a tendenza nazionale e con contatti internazionali, già con una capacità, con un linguaggio che si esprimeva?
Quanto poi alle lotte interne ai Quaderni Rossi, alla fondamentale idiosincrasia che esiste tra alcuni personaggi lì dentro o alcuni gruppi, sono lotte attorno al linguaggio, che poi si esprimono, come spesso succede, con accuse reciproche di opportunismo feroce: ma, insomma, adesso guardandole con un distacco sono cose normali. Mi è capitato di litigare lì dentro con gli uni e con gli altri, anche se devo dire, assolutamente senza nessuna arroganza, che effettivamente essere, come eravamo io ed alcuni miei compagni, più legati a quelle che erano delle esperienze così ci permetteva di essere anche molto più cinici nel considerare e probabilmente scegliere bene, perché poi abbiamo sempre scelto bene in tutto quel periodo, cioè abbiamo scelto la continuità dell'esperienza sul radicamento operaio: l'abbiamo credo perfezionata, portata avanti, estesa nei tessuti, per esempio nel Veneto abbiamo condotto una lotta contadina, di contadini nel capitalismo agrario, penso che pochi siano riusciti a farle delle cose del genere, in Francia poi le ho viste fare però lì è stata veramente una cosa eccezionale. Ciò con un radicamento profondo e (questa è stata una grande cosa) sapendo fare una politica operaia, cioè senza avere paure o schifii di tipo anarcoide: ad esempio io credo che una cosa molto importante e anche un elemento di lotta nei confronti di parecchie persone, proprio a partire dall'interno dei Quaderni Rossi, è quello di avere un concetto di organizzazione. Quanto alle liti lì dentro erano evidenti. Da un lato c'era una componente, come chiamarla?, bordighista, di sinistra comunista, con elementi anarchici forti, chiamiamola componente cremonese, che si nutriva del rapporto con questi operai meridionali, che era fondamentalmente gente che stava educandosi alla lotta di classe industriale: attorno alla componente cremonese sono Alquati, Pierluigi Gasparotto, la Monica Brunatto, poi c'è Faina, il quale poi porta alle conseguenze estreme (è una persona a cui ho voluto un bene dell'anima, ho continuato a vederlo anche all'interno dell'Autonomia, poi ci siamo visti in galera poco prima che morisse in maniera tragica). C'è tutto questo gruppo che, effettivamente, è stato fondamentale nella rottura con Panzieri al momento del passaggio a Classe Operaia, che però evidentemente poteva nutrirsi del rapporto con i romani, i quali tuttavia hanno sempre agito in una maniera estremamente ambigua, e poi con noi, cioè con l'ala diciamo del nord-est, che però comprendeva anche l'Emilia, soprattutto a Bologna c'era un radicamento profondo, da cui è poi uscito il movimento studentesco bolognese, dai Bifo a tutti gli altri.

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