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> Percorso di formazione politica e culturale e figure di riferimento
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(pag. 4)

> Giudizio politico su Classe Operaia
(pag. 5)

> Alcuni giudizi politici
(pag. 6)

> Analisi delle posizioni in Classe Operaia
(pag. 7)

> Limiti e ricchezze di Potere Operaio e dell'Autonomia
(pag. 9)

> Riscrivere "33 lezioni su Lenin"?
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> Bisogni e colonizzazione capitalistica
(pag. 13)

> Soggettività politica
(pag. 13)

> Soggettività da identificare o anche trasformare?
(pag. 14)
INTERVISTA A TONI NEGRI - 13 LUGLIO 2000

Allora, i maestri e la formazione. Se oggi ci penso è la cultura di sinistra, recepita da un angolo di provincia nella quale questa cultura di sinistra si presenta immediatamente come bisogno di azione, c'è questa componente di azione che è veramente fondamentale, prima cattolica poi socialista. Noi praticamente cominciamo ad andare davanti alle fabbriche immediatamente attorno alla faccenda Tambroni: io penso che le prime volte che sono andato a vedermi queste fabbriche da fuori e capire cosa erano, a cercare e ad aspettare gli operai che uscivano per sapere quali erano i problemi che c'erano stati, per cercare di capire con molta umiltà, sia stato nel '58-'59. Poi scoppia il gran casino nel luglio '60 e lì il divertente della storia è che io a quel punto sono già segretario della federazione: quella di Padova è praticamente la federazione socialista più grossa del Veneto, siamo maggioritari anche nei confronti dei comunisti, il segretario della Camera del Lavoro è socialista, c'è una sinistra socialista. In pratica mi trovo a gestire le lotte, senza capire niente devo dire, con questo deputato comunista che si chiama Busetto, con cui ci vedevamo continuamente, lui andava su e giù da Roma e consigliava la prudenza: sta di fatto che lì faccio un gran casino e mi prendo le prime denunce per comizi infiammati. Poi, nello stesso luglio del '60, parto per l'Unione Sovietica, siamo tutta una serie di giovani che si sono messi in vista durante i fatti di quel luglio: c'è Cossutta, che allora è il segretario di Milano, c'è Alinovi, il segretario di Napoli, c'è il segretario di Ravenna. Siamo insomma in una decina e veniamo ricevuti da Suslof, è veramente una storia assurda: mi sono ammalato se Dio vuole, proprio un rifiuto psicosomatico, mi sono preso una di quelle polmoniti feroci, così dopo un paio di mesi sono tornato giù e credo che quella sia stata veramente la mia unica e sola esperienza, dopo queste visite ai kolchoz, ai sovchoz, alle fabbriche, un casino insomma. Nel frattempo invece ero stato parecchio in Jugoslavia, dove ci vado fin dal '56-'57, ancora quando ero nell'Intesa Democratica, ci vado come rappresentante dell'Unione Nazionale degli Studenti Italiani ad un convegno che capita nel '56 e quindi proprio in un momento grosso della prima grande crisi del mondo socialista: lì appunto si anticipano un po' dei discorsi, già quello che succederà poi in Polonia. In quell'occasione prendo contatto soprattutto con dei francesi, degli amici con cui poi sono rimasto in rapporto, ad esempio Jean-Marie Vincent, con cui adesso abbiamo diretto insieme Futur Anterieur a Parigi, ha la mia stessa età e lui era rappresentante dell'UNEF, l'Unione Nazionale degli Studenti Francesi: ci siamo dunque conosciuti là e lui, non io, era un perfetto conoscitore della letteratura marxista. Quindi, la mia formazione avviene in questa maniera, è completamente all'interno del mondo della cultura di sinistra. C'è questo fenomeno enorme, che è l'egemonia sulla cultura italiana che è imposta, stabilita, diretta, tenuta dal Partito Comunista dalla fine della guerra in su: io cresco completamente come un buon allievo di questo, salvo appunto questo bisogno di azione, che credo poi fosse la cosa che avevano tutte le persone sensate, che passa attraverso il cattolicesimo, l'esperienza in Palestina, in Israele, poi l'entrata nel Partito Socialista. Per tutto questo, lo dico sempre, io sono diventato comunista molto prima di essere diventato marxista: prima conoscevo Marx, ma era una cosa scolastica, dietro le categorie non vedevo dei soggetti, restava questa brava filosofia oggettiva, dialettica, non vedevo soggetti, non vedevo storia, non vedevo lo sfruttamento per quello che è e non come formule matematiche. E' appunto nel periodo dei Quaderni Rossi che comincio a leggere e a lavorare, praticamente subito dopo aver finito (nel '60-'61) la produzione accademica, quella che mi serve per andare in cattedra, che è fondamentalmente orientata a sinistra ma dentro il clima della sinistra italiana: il marxismo comincio a toccarlo solamente allora, cioè più tardi. Nel frattempo facciamo un giornale che si chiama Il Progresso Veneto, che è settimanale, funziona per due anni come federazione, e comincia a rovesciare sulle fabbriche il discorso politico socialista, dei Quaderni Rossi. Questo giornale dura due o tre anni, credo fino al '62-'63, è lì che dopo passano i giovani, i Cacciari, gli Isnenghi, tutti questi qui sono lì dentro. Questo era un giornale in cui si parlava di politica veneta e nazionale, poi, a partire dalla metà della sua storia (il '61 circa), all'interno c'è un inserto che si chiama Potere Operaio: questo inserto poi si sviluppa, perché intanto Bianchini va ad abitare a Ferrara e prende contatto con tutta una serie di persone che sono lì attorno, e praticamente nasce quello che è poi il Potere Operaio veneto-emiliano, a partire all'incirca dal '63. Potere Operaio veneto-emiliano è poi assolutamente fondamentale nella rottura dei Quaderni Rossi, assieme ad Alquati, a Faina e ai romani: però in realtà siamo i soli che abbiamo un intervento, quello che succede anche adesso nell'autonomia in cui i veneti sono gli unici piantati lì, è una cosa cominciata a quel tempo. Praticamente allora abbiamo portato fuori l'intervento tra Padova e Venezia, io mi ero sposato nel '61, ho abitato a Padova poi sono andato ad abitare a Venezia, mia moglie era veneziana, lavoravo a Padova, quindi andavo su e giù e mi fermavo a Marghera: invece di partire alle 8 partivo alle 6, mi fermavo a Marghera, poi andavo a Padova a lavorare, e alla sera facevo le stesse cose. Lì comincia praticamente quello che era il grande trasferimento verso l'autonomia di classe (che prima si chiamava Potere Operaio e poi si chiamerà con tutti gli altri nomi) di queste avanguardie operaie e di queste avanguardie studentesche.

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