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INTERVISTA A YANN MOULIER BOUTANG - 7 LUGLIO 2001


Dunque, quando Toni è uscito, tornando in Italia, pensavamo a cambiare la rivista, io non ero dentro anche se avevo fatto vari contributi, perché specificamente non ero d'accordo con l'impostazione sull'Europa, pensavo che bisognasse andare molto più avanti sulla questione europea: io non ero contro Maastricht, non ero contro la guerra dell'Iraq, mi dava fastidio, e infine io non condividevo del tutto l'orrore contro la Nato, la guerra del Kosovo e tutto il resto, perché pensavo piuttosto che era la prima guerra europea, cioè la prima guerra della nuova potenza politica. Per me era molto importante capire che, per esempio, l'Inghilterra e la Francia avevano fatto l'unione dell'industria e della difesa europea, e questa svolta era decisiva, marcava anche la reintegrazione della Germania dopo la riunificazione. Si trattava di una sorta di "tripode" dell'Europa che si dispiegava sulla costruzione di un ente politico assai nuovo, che era di fatto un nuovo tipo di impero, essendo l'Unione Europea una potenza vera, cercando di crearsi come tale. Mi ricordo che su questa cosa Toni non era del tutto d'accordo, era molto scettico, pensava che sarebbe fallita; io, invece, pensavo che si sarebbe fatta perché non esistevano altre soluzioni, e in questo senso era una questione molto forte in quanto costruita nella delusione assoluta: non era il prodotto di una grande manifestazione dopo di che c'è un riflusso, ma era una cosa fredda fatta dalla realpolitik, tipo l'unificazione tedesca fatta da Bismarck. Per me capire queste cose era molto più importante del resto, perché fare della politica senza mettersi in questo quadro significava veramente sbagliarsi completamente, fare della ripetizione. Toni ha un po' cambiato sull'euro, c'era genete che diceva che non si sarebbe fatto, mentre io ero sicuro del contrario. Dunque, quanto Toni è partito per l'Italia con una correzione di linea sulla questione europea, io sono entrato in Futur Anterieur, ma è durato un anno, perché poi è scoppiato lo scontro con Jean-Marie Vincent e gli altri, non siamo riusciti a fare la rivista che volevamo con una nuova formula; ci sono stati anche problemi sul resoconto del libro di Agamben, poi su questioni ideologiche sul presunto (tra l'altro falso) negazionismo di alcuni compagni dell'estrema sinistra. E infine, siccome io avevo pensato di aprire la rivista a molta gente, i nostri amici trotzkisti si sono rifiutati perché erano minoranze e non potevano accettare, e non c'era Toni per fare la mediazione. Dunque, nel '99, un po' prima del Kosovo, ci hanno detto che non volevano più lavorare con noi e quindi abbiamo fatto un'altra rivista che è Multitudes, e attorno a quella abbiamo preso tre quarti della gente, muovendoci su dei terreni più interessanti, il biopolitico, l'Europa, la nuova economia ecc., riprendendo da capo un'esperienza teorica legata strettamente alle questioni della rete, di Internet e via dicendo, e poi facendo dei collegamenti con delle forze come gli hackers o i sindacati di difesa. Abbiamo fatto un lavoro che comincia ad essere interessante. Dunque, mi sono inserito in questa nuova esperienza politica nello stesso momento in cui sono entrato nei Verdi, nel '99, per la campagna europea di Daniel Cohn-Bendit, di cui sono stato un po' un consigliere, il più a sinistra, mentre invece il vecchio Laidi era il più a destra. Nei Verdi sono stato anche un po' il consigliere di Mamere rispetto a Lipietz, uno che ritengo molto classico, della classica estrema sinistra. Adesso faccio in parte politica all'interno del comitato dei Verdi, senza avere un mandato elettorale, faccio un po' il consigliere, sono ad esempio stato chiamato a discutere nel comitato esecutivo sulla questione del calo della crescita economica, sul come reagire, sui salariati e via dicendo.
Questa è la parte politica, mentre per quanto riguarda la parte teorica la questione delle migrazioni e della composizione di classe mi ha dato un certo percorso. Nell'84 c'è stato un convegno a Montreal organizzato da Piperno, di cui è uscito un libro, ho tentato di fare una presentazione globale dell'operaismo, del perché era stato sconfitto.

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