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INTERVISTA A VINCENZO MILIUCCI - 11 LUGLIO 2000


E' vero che hanno contribuito a tutto questo anche gli esperimenti della soggettività di Feltrinelli, che nell'aggancio con qualche forma di partigianesimo aveva visto nel golpismo del generale De Lorenzo e di tutta la casta legata alla CIA e alla NATO la necessità di essere preparati, tutt'al più una forma di natura gappistica. Quindi, c'era questa forma estrema di soggettività (poi espressa da una figura che va moltissimo rispettata però più di questo no, da un punto di vista politico era di un'impoliticità tremenda) prepara e predispone almeno alcune forme dell'intellettualità a questa tipica scelta avventuristica che si ripropone nella storia. E altrettanto in alcuni pezzi di Potere Operaio (penso a Piperno più che a Negri) c'è un invaghimento per questo passaggio, si scrive su quelle colonne che già nel '71 si è esaurito il ciclo dell'autonomia operaia e quindi si comincia lì quanto meno a smarronare. Non c'è proprio paragone, non c'è proprio possibilità di confronto nel sostenere che si era concluso un ciclo quando invece il ciclo comincia ad aprirsi nel '69 e non voglio dire che si debba per forza concludere nella caduta dei 51 giorni della Fiat nel 1980, ma più o meno possiamo raffigurarlo in questo periodo piuttosto che in altre scimmiottature. E alla stessa stregua, soprattutto a partire da piazze del Nord, dove probabilmente il tessuto militante era molto più accentuato o era altrettanto accentuato, ci sono episodi di legittima difesa, di violenza nei confronti delle cose, nei confronti anche delle persone, dovute a questo massiccio sfruttamento del movimento operaio in quelle latitudini, che non trovando il posizionamento di una vicenda marxista all'interno di quel territorio hanno preferito dedicarsi o far spendere tutta la soggettività possibile in un'azione quasi irrefrenabile di conflittualità armata, che più che altro poi ha rappresentato episodi di propaganda armata più che episodi di capacità contraente, di rapporto di forza effettivo. Perché se la lotta armata non può essere che una variante temporanea di un'attività politica deve poter costruire uno sbilanciamento dei rapporti di forza, deve saper far guadagnare qualche passaggio piuttosto che farlo arretrare. E lì invece, senza nessun controllo, di solito poi cosa succedeva? Se dovesse essere stato fatto minimamente il paragone con il movimento partigiano, è abbastanza noto che di fronte nelle formazioni partigiane armate, di fronte ai combattenti c'era sempre il commissario politico: ciò non era solo una forma di controllo contro gli eccessi, ma era la capacità di saper completare l'indirizzo di quella attività. Perché se quella attività era senza indirizzo, se io costruisco delle bande per creare difficoltà al nemico e invece sposto tutta l'attenzione sui soldi, sulle rapine a titolo si dice politico, poi magari diventano a titolo personale, o su effetti nefasti nei confronti della popolazione, che non sono solo quelli delle ruberie ecc., ma che potrebbero essere gli stupri o cose ancora peggiori, errori di valutazione del campo di battaglia: bé per questo c'erano i commissari politici che comandavano più dei capi militari sotto questo profilo. E questo contesto non c'è mai stato, con un'attenta riflessione non si sarebbero mai connessi gli eccessi né sul campo né nella valutazione. Quindi, c'è stato fin già dall'inizio di quello che è il processo veloce di un tentativo di produrre autorganizzazione e autogestione all'interno dell'autonomia operaia, un tentativo di denegazione, di sottrazione, un lucrare anche su quelle forze che facevano lavoro di costruzione importante all'interno dell'epicentro della fabbrica e del territorio per arrivare a creare i presupposti di questo avventurismo successivamente. Perché si sfruttava poi la possibilità di ritenere questi compagni come compagni comunque e quindi non compagni neanche che sbagliavano, poi magari usata anche quella definizione, si conoscevano anche parecchi di loro, e non si poteva arrivare a concepire che potessero essere offerti impunemente alla repressione, allo Stato borghese. E' negli anni successivi, all'indomani proprio dell'aver compreso fischi per fiaschi, di avventura in avventura fino al sequestro Moro, dell'aver capito che quello era l'epicentro dello Stato e quindi di aver fatto completamente a cazzotti con qualsiasi teoria e prassi marxista sotto questo profilo. Ma io mi limito qui in questa risposta, tenuto conto che il percorso comunque dell'iniziale formazione fino alle responsabilità completamente in prima persona nella costruzione di un percorso rivoluzionario significativo qui in Italia ha comportato chiaramente quest'avvio.

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