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INTERVISTA A VINCENZO MILIUCCI - 11 LUGLIO 2000


Distaccandoci chiaramente dalle nostre vicende anche romane, ciò ci permette questo accumulo, questa riconoscibilità, alla stessa stregua l'assemblea dell'Alfa Romeo, il comitato politico della Sit-Siemens, quello della Pirelli, poi l'assemblea autonoma di Porto Marghera che era l'altro corno della situazione. Ma non c'erano anche qui dei capisaldi generali più importanti o meno importanti, c'era l'esperienza che insieme ad altri avevo fatto nella rivolta dei tecnici, sempre altra espressione di quell'epoca, che in più posti di lavoro dove erano presenti figure, appunto i tecnici, i quadri intermedi insomma, ci permise chiaramente di collocare questa esperienze di natura politica e sindacale insieme e a sostegno del movimento operaio piuttosto che a essere subordinati al ciclo produttivo e quindi al capitale. Questa fu un'altra possibilità che ci permise di mantenere rapporti a Bologna con la Ducati e con la Sasib, che erano due medie fabbriche ma importanti e decisive, a Firenze con la Galileo: questo per dire che il tessuto era molto più vasto, e a Sud con l'Italsider di Taranto e soprattutto a Napoli con l'Ignis e addirittura con una formazione politica che era il PCI-ML Lotta di Lunga Durata, quindi una formazione maoista, la linea rossa uscita dal disastro del PCd'I, e tale formazione ebbe un comportamento correttissimo e felicissimo nei nostri confronti.
Ci fu tutto questo magma preso insieme, questo passaggio, questo lavorio dell'anno '72, questa apertura del giornale Potere Operaio del lunedì, questo dibattito fecondo, questa richiesta di scioglimento dei gruppi più afferenti alla centralità operaia, cosa che una buona parte di Potere Operaio fece, un'altra parte scelse di dedicarsi a processi interini alla nascente cosiddetta lotta armata. Tutto ciò ci permise di arrivare a quella convocazione del marzo del 1973 che era una specie di stato generale dell'autonomia operaia senza a e senza o maiuscole, tant'è che storicamente verrà definita così: l'assemblea di Bologna del marzo del '73 è lo stato generale dell'autonomia operaia, si è lì a descrivere questa forma di movimento, questa possibilità di sfondamento nei confronti delle istituzioni rappresentative, questa alternativa al riformismo, questo rifiuto dell'unico partito esistente ecc., attraverso quelle piccole tesi che sono documentate nel libro "Antologia dell'autonomia operaia". Questa è l'altra fase, la partenza qui da Roma, almeno dal punto di vista di chi sta parlando, la ripartenza ci mancherebbe, a Milano ci sono le espressioni compiutissime dell'Alfa, della Sit-Siemens, capaci di aver fatto imprese estremamente eccezionali, di aver creato loro poi quello che è stato il vero e autentico autunno caldo dal punto di vista epicentrico, il sabotaggio delle merci, il salto della scocca, il rifiuto del lavoro, lo sciopero lavoratore per lavoratore, a scacchiera ecc., sono tutte invenzioni di quell'autonomia operaia lì, che hanno determinato loro. Ciò è stato poi riassunto dai sindacati nella tematica dei consigli; tutta la sinistra operaia e rivoluzionaria storica, quella che nasce alla vigilia del '900 e che poi si riverbera sotto il leninismo e viene falcidiata da questo, si trova in quell'aspetto consigliare, e quindi nella nascita dei consigli dei delegati spontanei, nella decisione fatta prima a Mirafiori, poi a Rivalta, poi all'Alfa e poi via via pure qui giù da noi all'Enel, al Policlinico ecc., e poi la scimmiottatura della sinistra sindacale dà vita invece a una forma istituzionale che trova spazio poi nello Statuto dei lavoratori come forma evolutiva di un sindacato verso la riunificazione. Ecco, credo che questa sia la base costitutiva di quello che diede appunto vita all'esperienza dell'autonomia operaia senza a e senza o maiuscole, un tentativo che poi lì non riesce, come non sono riusciti altri tentativi, di dar vita ad una compagine plurale, duttile, capace di saper essere rappresentativa del tutto. Anche perché, nonostante l'appartenenza all'unica barricata, c'erano compagni plurimi di questa vicenda, Potere Operaio del lunedì ha dato molto contributo alla nascita di questo, probabilmente non ne poteva fare a meno perché Potere Operaio era già in scioglimento, poi una parte di esso già guardava di malocchio l'esperienza dell'autonomia operaia ritenendo chiaramente un'altra l'avventura da percorrere, ossia quella della lotta armata. Quindi, c'era da parte loro il pensare immediatamente che già intorno al '71-'72 si erano aperti i giochi rivoluzionari qui in Italia, quando invece il bastone del comando ancora una volta lo manteneva la borghesia alleata all'imperialismo mondiale, per cui aveva potuto permettersi una strage di Stato, aveva potuto permettersi di avere questa internazionale nera come cordone ombelicale intorno all'Italia, in Portogallo, Spagna, Francia, Italia, Grecia, Turchia ecc. Quindi, questi sono gli errori di valutazione che sembrano di una forma soreliana, avventurista in assoluto.

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