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INTERVISTA A VINCENZO MILIUCCI - 11 LUGLIO 2000


Questo contesto ci porta ad elaborare la possibilità della rottura senza conseguenze sentimentali nei confronti del PCI, a cui comunque riconoscevamo un contributo chiaramente determinante nella storia politica italiana, che però era insufficiente a poter rappresentare quello che si stava muovendo. Del resto anche l'esperienza nel comitato d'agitazione borgate, che ci ha fatto vedere quanto era esplosiva la miseria di Roma e quanto erano evidenti le forme dello sfruttamento, i palizzinari chi erano, e tra loro c'erano anche enormi sovvenzionatori delle Botteghe Oscure, ci fece incontrare anche lì dentro una serie di altre realtà, anche cattoliche di base oltre che realtà del PSIUP: quindi, il comitato d'agitazione borgate era composto da queste tre componenti, noi, il PSIUP e le realtà cattoliche, dunque si tratta di un altro pezzo della vicenda romana che poi ci ha portato sempre a mantenere alto il radicamento sui bisogni sostanziali, il lavoro/reddito, la casa, i servizi ecc., insomma la teoria dei bisogni di helleriana memoria. In questo contesto chiaramente arriva presto la necessità di far fare un salto di qualità a questo partito, cosa che verifichiamo sia molto difficile, al dodicesimo o tredicesimo numero della rivista si arriva a formulare una specie di tesina riguardo al bombardare il quartier generale, dunque di maoista memoria in questo caso. Ci fu questo grosso articolo della Rossanda "Da Mao a Mao", che interpretava questo bisogno di rompere le cristalizzazioni, i compartimenti, la burocrazia, quello che era il controllo della segreteria sul comitato centrale. Ma tutto questo non sortì nulla dentro la casa madre, anzi sortì l'effetto di costruire le purghe, a questo vi erano ovviamente abituati mentalmente oltre che organizzativamente: fu dato mandato a Natta di preparare l'espulsione del cosiddetto gruppo dirigente e diedero mandato al comitato centrale di organizzare in tutta Italia le purghe. Tenuto conto che questa ormai era la deriva si mise mano a scrivere le tesi effettive: io partecipai fin dall'inizio alla stesura delle tesi del gruppo del Manifesto, che da lì a un mese vennero rese edite al gruppo militante, il quale era informale anche se al solito era formato da maggiorenti come la Rossanda, Natoli, Pintor, Caprara, poi si aggiunse Magri ecc. Questo per dire che durante tutto l'arco degli anni '69-'70 si produce questa rottura, la quale ha anche delle forme di visibilità, è la prima volta che cinquecento militanti a vari livelli (segretari di partito, di federazione ecc.) fanno una manifestazione davanti alle Botteghe Oscure, quindi provocano chiaramente una oggettiva espulsione di fronte a questa lesa maestà. Io me ne vado dalla sezione perché, nonostante questa partecipazione attiva, non mi volevano espellere per via del legame fondamentale umano oltre che politico che si costruisce all'interno dei segmenti popolari; come ho già detto la sezione era per il 90% piena di edili con cui ho mantenuto comunque dei rapporti fecondi, oltre che umani, compresi anche quelli nei confronti dei più vecchi che per ideologia potevano avercela ancora di più con questa nostra uscita estremista come la definivano loro. Quindi, la nascita a Roma soprattutto del Manifesto viene sanzionata dal tentativo di Armando Cossutta di farla finita con questa compagine, doveva liquidarla in termini di tre ore in un dibattito in una delle sezioni centrali del Partito Comunista, a Montesacro: la discussione dura notte e giorno per tre giorni di seguito, con grande fervore da parte dei più giovani. E alla fine siamo diventati anche furbi: il Partito Comunista aveva sempre nella zona di Montesacro anche un circolo culturale, noi, avendo capito che fine voleva far fare Cossutta a tutto quanto, essendo stato abituato a far purghe per tutta la vita, organizzammo notte tempo un numero di iscrizioni enorme in questo circolo e ce lo prendemmo, diventò poi circolo Montesacro e per circa un anno e mezzo fu praticamente polmone del gruppo del Manifesto a Roma.
Le cose hanno volto molto velocemente per questa formazione, anche per un giovane che nell'arco di tre anni si vede proiettato al di fuori di una grande casa madre all'avvio della costruzione di un'avventura e di un'impresa di cui è parte di frazione. Tant'è che la discussione precedente con i gruppi, innanzitutto Potere Operaio e quegli altri che c'erano a Roma (ma non la parte moderata di questi gruppi, non Avanguardia Operaia, ma neanche Lotta Continua all'epoca), ci permette di costruire un patto di azione con Potere Operaio per dar vita ad una effettiva stagione di lotte, a credere in tale possibilità.

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