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INTERVISTA A VINCENZO MILIUCCI - 11 LUGLIO 2000


La situazione italiana è molto diversa, non ammette vicende separate. Se si pensa al tentativo della Democrazia Cristiana di mantenere il potere con ogni mezzo, non c'è differenza tra quanto ha fatto Tambroni con l'uso dei fascisti nel '60, con le bome della strage di Stato, con quelle relative ad una situazione che ammette il confronto con la malavita sulle bombe di Firenze ecc. C'è un segnale ancora lì di estrema stabilità, ovvero un segnale che anche la mafia è stata estraniata da quel sistema di stabilità e quindi ammette un colpo di reazione: si pensi alla vicenda Andreotti che viene messo al bando per avere creato screzi nei confronti del superalleato americano. In questo contesto i movimenti che ci sono stati sono un derivato anche della tradizione, ma comunque sia c'è la discontinuità rappresentata dal '68 nei confronti degli altri movimenti operai, qualcuno vuole fare risalire piazza Statuto alla forma dell'avviso nei confronti di quello che avverrà poi nel '68, probabilmente esso sta all'autunno caldo più che al '68 in quanto tale. Però, tutto questo lo ritroviamo in una tradizione che è nostra propria e che non ammette invece folate: ammette sì ogni tanto dei picchi, ma non folate che si disperdono. Se uno dovesse andare a ritrovare adesso che cosa c'è stato dopo il maggio francese, cosa c'è stato in Francia? Ci sono stati trent'anni di silenzio, c'è stato un pezzetto di movimento antinucleare che rispetto a quello italiano e a quello tedesco fa ridere, c'è stato sì ed è morto pure Morelon, quindi non è che non ci siano stati scontri, ma trent'anni sono troppi per potere determinare poi queste iniziative dell'ultimo tempo fatte dalle insorgenze degli studenti e dei lavoratori perché ce ne avevano piene le palle nei confronti del governo di centro-destra, e poi dall'immigrazione in assoluto per quello che sta avvenendo.
Quindi, io credo che la lettura che si deve dare della situazione italiana è di un accumulo di forze e di esperienze; che tutto questo non abbia maturato ancora la possibilità di creare con continuità almeno una rappresentazione di tutto quello che non si riduce a compatibilità, è uno di quei rovelli, dei grandi interrogativi in cui ci possiamo mettere dentro tutto compreso il tentativo, che dobbiamo dirlo e affermarlo alla luce degli anni passati, in cui anche il partito dominante, la Democrazia Cristiana, ha saputo mantenere una capacità riformista al proprio interno, quindi ha saputo quanto meno garantire dei pezzi di redisitribuzione a settori e a segmenti (si pensi a quello delle campagne con la Coldiretti, ai settori del nord bianco con le Acli, alla struttura delle parrocchie ecc.), dunque una capacità di riassorbimento un po' di tutti i conflitti. Ma per quanto riguarda poi la parte più autoctona, senza dare risposte sempre agli altri e dandocele a noi stessi, le prospettive in questa stagione non è che sono offerte da grandiosità; però, se dovessi scorgere quello che è successo in questi ultimi due anni all'interno del mondo del lavoro tradizionale, quello dipendente, oggi c'è una capacità Cobas di poter determinare scioperi in continuità. Anzi, posso ben affermare che negli anni '99 e 2000 la gran parte degli scioperi effettuati sono stati convocati dai Cobas, e alcuni sono stati fondamentali, si pensi allo sciopero della scuola del febbraio di quest'anno, agli scioperi degli Lsu, anche ai nostri scioperi dell'energia, delle telecomunicazioni e della sanità che ormai sono tutti scioperi superiori a due cifre, sono magari l'11% ma arrivano anche al 55%. Quindi, ciò significa che oggi si è rotto definitivamente un vincolo, chiaramente non abbiamo azzerato nel mondo del lavoro il trascinamento goduto da CGIL, CISL e UIL e da tutti i loro sistemi di ricatti e dalle loro forme istituzionali, però si è rotto un vincolo per cui ritorna in altra forma quello che negli anni '70 chiamavamo la convenienza operaia: oggi c'è convenienza a fare le battaglie, a garantire quanto meno tutele da parte dei Cobas, perché sono gli unici, anche se sono stati estremizzati, che possono garantire tutele. Si è stati in grado di poter affrontare la vicenda degli immigrati in maniera tale che questo non diventasse un paese razzista, e così è, se tutti gli immigrati del mondo sanno che devono arrivare in Italia perché prima o poi ci sarà una sanatoria; e questo non perché gliela passa il governo dominante in quel momento, ma perché c'è una rete sociale, che avrà anche le sue forme sbilenche, anche le sue forme piccolo malavitose, ma che soprattutto ha capito, magari per averne partecipato in qualità di immigrazione precedente, che l'immigrato è fratello a noi, l'immigrato ha bisogno di essere garantito come noi. Quindi, questo è un altro dei frutti che troviamo in Italia e ci si spieghi perché non lo si trova in Germania, in Francia, dentro le frontiere di Shengen.

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