>Home >Interviste
>Home page
>Interviste
>Riviste
>Bibliografia
>Il dibattito oggi
>Ricerca sul femminismo

> Percorso di formazione politica e inizio dell'attività militante
(pag. 1)

> I Comitati Autonomi Operai
(pag. 5)

> La divisione tra Rosso e i Volsci
(pag. 10)

> Limiti e ricchezze dell'esperienza romana
(pag. 13)

> I nodi aperti
(pag. 16)

> Conflitti e ricomposizione di classe
(pag. 18)

> Possibilità di un soggetto di classe centrale
(pag. 21)

> Soggettività politica e attualità del comunismo
(pag. 22)

INTERVISTA A VINCENZO MILIUCCI - 11 LUGLIO 2000


Quanto è sopportabile tutto questo? Tutto questo ha un limite di natura oggettiva oltre che soggettiva, ha il limite della necessaria riproducibilità del capitale anche sul territorio nazionale, perché guai a pensare che essendo strumenti fondamentali che governano l'economia mondiale lo Stato nazionale non abbia più una sua funzione: esso ha ancora la funzione di poter drenare le risorse all'interno di un proprio territorio, di partecipare in competizione a una redistribuzione di ricchezza l'una diversa dall'altra, di mantenere sfumature diverse. Ma appunto il limite del capitale nell'abbattimento di qualsiasi struttura organizzata del lavoro e della risposta politica è quello di non ridurre i consumi a zero all'interno del proprio spazio, perché riducendo i consumi a zero riduce proprio la sua possibilità di accumulazione. Per cui in questo contrasto non è difficile scorgere quale sarà il tipo di società provvisoria che significherà la sanzione vittoriosa del capitale su qualsiasi altra forma della politica. Però, a tutto questo corrisponderà chiaramente poi la nuova soggettività che può dire: "ma si può vivere più o meno a livello di schiavitù grosso modo come quella del tempo delle piramidi in una situazione in cui si vola con gli aerei subsonici eccetera?". Su questo ci possono essere non solo le rivolte del pane o dell'acqua o di qualche altro genere alimentare, ma sicuramente una sommatoria di tutto questo può far pensare a quello che è avvenuto nell'arco di tempo di meno di dieci anni nei paesi ex socialisti. All'indomani del crollo del Muro, del crollo dell'identificazione coatta con lo Stato sovietico, essi hanno potuto e dovuto per forza liberarsi mandando al potere partitelli del cavolo di natura anticomunista, mettendo anche dei limiti alle cariche di ex comunisti come è avvenuta nella Repubblica Ceca; però, alla fine dopo cinque o sei anni, verificando che la struttura è tipicamente liberista, che le merci ci sono dentro i magazzini però non le puoi compare perché non hai una lira, hanno ricominciato a rivotare gli emuli dei vecchi partiti perché la promessa quanto meno era la redistribuzione di pezzi di ricchezza paragonabili almeno a come si viveva durante il percorso dei paesi socialisti.


Però, questa soggettività di classe ha molte volte espresso delle forme di conflitto o di rabbia in senso orizzontale, individuale o reazionario, quindi tutt'altro che antagoniste. Dunque, partendo dalla pesante colonizzazione della soggettività di classe imposta dal dominio capitalistico, come pensi che si possa andare tendenzialmente verso delle forme di ricomposizione di classe che superino semplici conflitti o esplosioni di rabbia che di per sé non sono certo antagonisti rispetto al sistema capitalistico?

Intanto qui la differenza con gli altri paesi sicuramente ancora c'è, noi non diamo luogo a delle forme di insorgenza tutto fumo e niente arrosto, abbiamo piuttosto il percorso probabilmente più lento ma più legato alle nostre tradizioni, quindi a una concezione organizzata quanto meno; ciò anche se parlare di organizzazione potrebbe essere un eufemismo tenuto conto che poi non si è stati in grado di maturare effettivamente un'organizzazione complessiva e duratura, e probabilmente i difetti stanno proprio in questa nostra concezione molto radicale tra fine e mezzo. Io mi immagino la differenza tra il maggio francese e le situazioni nostre: il primo fu una contraddizione importante, imponente ma con un'estrema capacità di vissuto alle spalle di questa esperienza, sulle sue spalle c'è la rivoluzione del 1789, la Comune di Parigi, c'è un'eguaglianza tra destra e sinistra parlamentare rispetto alla difesa dei valori sostanziali del repubblicanesimo francese, la Marsigliese tutti, destra e sinistra, fascisti stessi, la cantano, eppure non dovrebbe appartenere a tutti. Ma cosa può appartenere dell'Elmo d'Italia alle varie classi sociali? Non appartiene nemmeno alla borghesia, non credo che ci possa essere un'identificazione tra la borghesia e quell'inno patrio. In questo contesto però, stante la sottrazione attraverso uno strumento costituzionale come quello dei referendum al tempo del maggio francese, con De Gaulle che attraverso anche la capacità di quello Stato di saper combattere per le proprie presunzioni, quindi prende atto della sconfitta: quel movimento si riposizionò, quindi il maggio riuscì a portare a casa quello che aveva. Allo stesso modo a Parigi e in Francia due anni fa il grande movimento che si sviluppò nei servizi, ferrovieri, elettricità, telefonici, contro il salario di ingresso, fece sì che si dimisero i ministri. Qui in Italia questi passaggi ancora non avvengono: succede che un primo ministro come D'Alema si può dimettere perché ha fatto il gigolò della politica, lo sbruffone, dicendo che lui vinceva tutto e poi si trova perdente, perché gliene poteva fregare, essendo un'elezione regionale, di fare lo sbruffone, quindi poteva rimanere in sella. Però, non appartiene a questa mentalità, a questa esperienza storica la possibilità di dire "qui ho toppato e, siccome ho perso, mi dimetto, mi astengo, me ne vado".

1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9 - 10 - 11 - 12 - 13 - 14 - 15 - 16 - 17 - 18 - 19 - 20 - 21 - 22 - 23

Per informazioni scrivere a:
conricerca@hotmail.com

.