>Home >Interviste
>Home page
>Interviste
>Riviste
>Bibliografia
>Il dibattito oggi
>Ricerca sul femminismo

> Percorso di formazione politica e inizio dell'attività militante
(pag. 1)

> I Comitati Autonomi Operai
(pag. 5)

> La divisione tra Rosso e i Volsci
(pag. 10)

> Limiti e ricchezze dell'esperienza romana
(pag. 13)

> I nodi aperti
(pag. 16)

> Conflitti e ricomposizione di classe
(pag. 18)

> Possibilità di un soggetto di classe centrale
(pag. 21)

> Soggettività politica e attualità del comunismo
(pag. 22)

INTERVISTA A VINCENZO MILIUCCI - 11 LUGLIO 2000


Questo è uno dei parametri che sicuramente sono mutati e la lettura della fine degli anni '60 ha potuto indicare quello che sicuramente sarebbe avvenuto, compreso chi le ha fatte le cose: si pensi alla stagione golpista, al partito di riferimento, alla Gladio, a tutto quello che è l'insieme dell'incompiutezza della democrazia italiana. L'altro parametro era l'incompiutezza dell'assetto della produzione in Italia, con la valutazione che il sindacato italiano non poteva non essere concertativo, nel senso che l'esperienza tutta italiana dello Stato corporativo ha potuto e può indurre a questa visione. Quindi, le ricerche che sono state effettuate già nell'epoca, non da tutte le parti contraenti del movimento ma sicuramente da una parte più attenta, hanno potuto sostenere questo nella ragione, perché i sindacati per esempio come la CISL e la UIL erano già in questa misura dalle origini; nel sindacato CGIL c'è una sua struttura adeguata alla scelta soccombente in questa vicissitudine. Del resto le discussioni e le analisi sulla critica che si faceva e si fa nei confronti delle socialdemocrazie nordiche può essere utile, all'epoca se ne è fatta tantissima perché il confronto era tra riformismo e rivoluzione; oggi di rivoluzione non se ne può parlare e il discorso è sul riformismo, su chi pensa che si sia aperto un capitolo riformista qui in Italia a partire appunto dal liberismo attenuato e chi pensa che il riformismo non sia accedibile. Se dovessimo parlare di riformismo e dovessimo indicare una soluzione a tutti ci viene in mente, fin dall'epoca degli anni '60 e '70, il discorso delle democrazie scandinave, perché già a quell'epoca il livello di partecipazione agli utili, la cosiddetta cogestione, è uno dei capisaldi di quella democrazia, che sicuramente è diversa non solo dalla democrazia italiana ma anche da quella inglese ecc. E' una situazione in cui la redistribuzione della ricchezza è molto più estensiva, ma soprattutto a noi interessa questo discorso, che era molto sentito all'epoca e che ha fatto parte di dibattiti negli anni '70, su quella che era la possibilità della concertazione vissuta come accentrazione della trattativa e invece la contrattazione articolata che era un forma di battaglia quasi anarchica all'interno delle posizioni di lavoro. Oggi ciò ritorna molto illuminante, ad esempio nella proposta di D'Antoni della CISL odierna e soprattutto in chi vuole da parte di tutti essere indicato come futuro presidente del consiglio, l'attuale presidente della Banca d'Italia Fazio, che recentemente sostiene il discorso della partecipazione agli utili che si traduce nella formula attuale nella redistribuzione delle azioni e quindi nell'azionariato diffuso da parte del mondo del lavoro: dunque, la forza-lavoro si sentirebbe più attratta allo sfruttamento in virtù i questa partecipazione allo sfruttamento. Questo è uno dei dibattiti che è stato antesignano da questo punto di vista. Per quanto riguarda i documenti e i dibattiti sul '77, si pensi per esempio a tutta la vicenda del lavoro nero o se vogliamo l'abolizione delle festività aggiuntive, che sono state intraviste non solo come razionalizzazione della produzione, che non poteva essere più fermata neanche dalla religione; c'era comunque nello Stato ancora un altro Stato, lo Stato del Vaticano che abbiamo visto quanta interferenza metta nelle cose italiane a proposito del Gay Pride ma anche di altre situazioni. L'accordo sull'abolizione delle festività infrasettimanali è un accordo storico, è paragonabile al Concordato, perché in una società confessionale come la nostra abolire San Giuseppe, l'epifania ecc. per i fini della produzione e della mercificazione è uno dei dati che poteva far capire il livello di trend e di tendenza. Lo stesso sviluppo del lavoro nero è paragonabile alle agenzie del lavoro interinale: nel '77 abbiamo infranto quaranta buchi del lavoro nero, tutti sapevamo e nessuno se ne voleva accorgere di questo passaggio. Quindi, il taglio del posto di lavoro, il taglio dei diritti, la riduzione a mercede di tutto quello che è il circuito delle conquiste, dell'emancipazione del lavoratore, in realtà va a farsi fottere.
Dunque, quel moto di ribellione, in virtù ancora della visione internazionale, il PCI che era ancora PCI, ha potuto produrre ancora quello scoppio così quasi improvviso anche se nelle cose ha potuto solo ritardare quelli che sono poi i processi in corso. Quindi, chiunque volesse fare il preveggente, potendo sommare o addirittura mettere nel computer questo, ne trova un motivo per cui potrebbe vedere quello che accade tra quindici anni: ci sarà un punto di non ritorno oggi si può dire, perché non è difficile scorgere, almeno nella situazione occidentale e in particolare in quella italiana, quale sarà il punto di caduta finale, perché la Confindustria attraverso le sue modificazione e attraverso anche i suoi contrasti è arrivata a concepire che l'unica forza-lavoro che vuole è quella disponibile a un fischio, pagata quando gli va e quando gli pare, magari zero.

1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9 - 10 - 11 - 12 - 13 - 14 - 15 - 16 - 17 - 18 - 19 - 20 - 21 - 22 - 23

Per informazioni scrivere a:
conricerca@hotmail.com

.