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INTERVISTA A VINCENZO MILIUCCI - 11 LUGLIO 2000


Tutto questo ha avuto vita per due anni, fino alla vigilia del 1977, ed è stato un elemento estremamente creativo, stante anche l'eventuale scelta da parte di qualcuno di formazioni armate. Io quando parlo di formazioni armate parlo di formazioni decisamente dedicate solo alla lotta armata, perché il percorso dell'autodifesa era proprio non solo dei gruppi ma anche delle formazioni dell'autonomia operaia, anche delle loro articolazioni, dei comitati, dei collettivi ecc. Ciascuno era chiaramente in grado di poter difendere non solamente le conquiste realizzate, ma di poter risolvere spesso alcune contraddizioni con piccole e medie spallate, senza mai ovviamente debordare dallo strumento dell'offesa rispetto alla capacità di massa che uno era in grado di avere. Si pensi, giusto per dare un esempio, all'esautoramento della virulenza fascista, che a Roma era già fortissima ed è stata sempre forte fin dalla repubblica, dal '48, dalla scelta cioè di riaprire le carceri da parte di Togliatti e di mettere in libertà questi sgherri fascisti; si pensi agli attacchi che a Roma all'università si sono subiti con i Caradonna, gli Almirante, Paolo Rossi morto, Oreste Scalzone quasi messo a morte ecc., gli assalti, gli accoltellamenti, i mazzieri, le cose ben raccontate da Giulio Salierno come ex mazziere poi diventato compagno. Tutto questo non poteva non produrre un'autodifesa, una capacità di dire "meglio la morte tua che la morte mia", giusto per esemplificare, non è che uno ha questo come principio ma sicuramente visto che tu aspiri a questa tendenza, a questa tua forma individualistica, a questa concezione del super-io, se non sei direttamente pagato quattro soldi dal tuo partito o qualche soldo di più da qualche servizio. Basti pensare che a me personalmente, che ero la figura che piano piano poi sono diventato, già nel '72 si recapitano a casa i proiettili di vario calibro firmati Avanguardia Nazionale, Ordine Nuovo ecc., si tenta di rapire mia figlia di appena sei mesi dalle braccia della madre; io giravo armato pensando chiaramente che era meglio sfuggire alla morte da parte di un fascista che essere arrestato dalla polizia, dal momento che tutte le sere potevi essere arrestato dalla polizia mentre tornavi a casa, perché questo era il clima. Dunque, se tu non solo non volevi soccombere ma volevi creare le condizioni per liberarti da questa cappa dei fascisti dovevi per forza attrezzarti e quindi mantenere questa attrezzatura, saperla evolvere e avere la capacità di saperla comunicare successivamente con tutte le precauzioni del caso, con tutto il discirnimento dovuto a non fare capire fischi per fiaschi ai nuovi militanti ecc., spiegando che l'uso della forza era un uso appropriato alla dimensione degli obiettivi e del programma che tu stavi perseguendo, non poteva essere separato; e che quindi questa parola violenza che veniva insita dentro era altrettanto una formula della politica senza la quale non erano risolvibili determinati passaggi, questa era un'ovvietà insomma.
Dicevo dunque che l'assemblea cittadina dei comitati ha funzionato come forma della democrazia diretta, l'altra società, come forma di una società altra in questa città: esprimeva la natura del conflitto relativamente a determinati bisogni da perseguire, gli ambulatori gratis, le case occupate (l'esperienza di Roma sulle case occupate ha fatto sì che fossero distribuiti fino ad oggi 20.000 appartamenti, non sono pochi), la tutela del mondo del lavoro, i picchetti, gli sfratti, la solidarietà tra di noi ecc. Tutto questo ha funzionato chiaramente senza ministri e senza sottosegretari, ci mancherebbe altro, ma con dei compiti distribuiti dentro questo, con queste assisi che si facevano nell'auletta del Policlinico che era capiente di duecento persone che erano espressione di tutta questa realtà romana. Il proprio limite dove è stato? E' che ancora, pur subordinandosi a questa necessità, ciascuno, forse per troppo poco tempo a disposizione e per le insorgenze più forti di noi che avvenivano all'interno del quadro politico generale, poi riferiva ancora al proprio gruppo di appartenenza, quindi c'era una specie di rappresentazione anche qui, non di tipo parlamentare ma sicuramente surrogata. Quando arriva il '77 è ovvio che questa struttura subisce un repentino sbandamento e un autoscioglimento. Del resto, gli stessi Comitati autonomi operai sono vissuti come strumento, come mezzo e mai come fine, ci mancherebbe; quando sono avvenuti i due grandi epicentri per esempio, questa valutazione insieme al pensiero scientifico sul mezzo ha avuto delle sue applicazioni. Per esempio, ci sono state le grandi occupazioni di case che hanno sommovimentato tutto l'anno '74, quando poi a San Basilio nella rivolta è morto Fabrizio Ceruso, in quell'anno tutti occupavano case, però due gruppi in assoluto hanno occupato: i Comitati autonomi operai e i comitati popolari.

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