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INTERVISTA A VINCENZO MILIUCCI - 11 LUGLIO 2000


Quindi, se si esaurisce il ciclo del conflitto le parti in causa non si sentono più parti, non si sentono più classi, e del resto stiamo verificando la caduta di classe che c'è stata nel comportamento della forza-lavoro operaia, messa in competizione individualmente, non in termini di segmenti collettivi, assume la competizione piuttosto che la risposta di controtendenza. E' un po' una follia; tra l'altro non è neanche farina del proprio sacco, perché intorno agli anni '60 l'abbattimento definitivo delle velleità pciiste sulla dicotomia tra socialismo e democrazia risolta poi nella lunga marcia attraverso le istituzioni, ha fatto sì che si potesse rappresentare nel municipalismo dell'epoca, nella buona amministrazione in quanto tale l'asse di risultanza della possibilità di andare poi a gestire e a vincere un'elezione, queste sono state le prospettive di quegli anni. Quindi, mi sembra ciarpame che non serve a creare nell'oggi le possibilità di una condizione di ripresa di teoria e di ripresa di prassi che ci possa far intendere quello che necessita all'interno di questa situazione, in cui ben difficilmente potremmo trovare dei risultati immediati. Però, non credo, come è alla verifica dei fatti, che possano esistere terze vie, cioè la possibilità di un liberismo attenuato come hanno creato o cercato di dirci; non c'è più possibilità dell'uso dei vecchi welfare scaturiti dalla crisi del '29 e quindi dalla possibilità che i volani della produzione si producessero attraverso la redistribuzione della ricchezza e quindi di nuovi consumi. La scelta mondiale oggi è quella liberista, e dentro la scelta liberista convinta anche della vecchia socialdemocrazia o di chi si rifà ad essa, il liberismo attenuato doveva essere questa compagine, cioè la possibilità di togliere a chi aveva conquistato attraverso la lotta di classe delle posizioni di natura materiale per darle e redistribuirle a coloro i quali il ciclo liberista non può più garantire niente, che sono i disoccupati ecc. In questo orologio della storia e in questa sinergia si situerebbe il liberismo attenuato. Ma tanto vale fare una proposta migliore ai figli e ai padri di allearsi contro coloro i quali ci vogliono dare questa sonora fregatura. Esemplificando tutto questo (cosa che non si può fare) ci troviamo in una situazione oggi tra le peggiori da affrontare, nel senso più vicino a quelli che sono stati gli epicentri del conflitto che sicuramente sono stati all'interno; per cui alla perdita di conflittualità dovuta alla competitività e al globalismo corrisponderà sicuramente l'allargamento dei mezzi di produzione. Qui sta il globalismo, qui sta la risposta invece più positiva, che se non ci addormentiamo subirà delle accelerazioni e quindi la delocalizzazione delle produzioni fordiste, sia nell'est europeo, sia nel sud-est asiatico, sia nell'America Latina, verranno ancora più accentuate per creare le condizioni di ricarico di profitto nella maniera più veloce possibile. Ma altrettanto ciò susciterà, in questa ulteriore delocalizzazione più ancora verso il sud del mondo, altrettante reazioni e resistenze che metteranno oggettivamente in collegamento gli strati di classe che sicuramente si sono venuti a creare in questa velocizzazione infernale del ciclo globale. In tutto questo il vecchio Manifesto di Marx e di Engels può essere ancora il suggello di una riconduzione ancora attuale a quel modello in quanto tale, chiaramente con relativi aggiornamenti alla luce delle stratificazioni che sono avvenute e dell'entrata in ballo effettivamente di tutti gli strati popolari di tutto quanto il mondo, con il valore che hanno assunto e che lì è appena accennato (è invece accennato nei "Grundrisse") l'ambiente e la natura in quanto tali, quindi del rifiuto di essere sfruttata in maniera così devastante o finale dall'impresa capitalistica.


Tu prima hai parlato del vizio del gruppettarismo: per quanto riguarda invece l'esperienza romana, secondo te quali sono state le ricchezze e i limiti delle forme organizzative che si sono espresse?

Dal punto di vista positivo qui c'è stata questa capacità prefigurante che nel 1975 ha preso la forma di un'assemblea cittadina dei comitati operai e di quartiere, e che quindi ha riassunto all'interno di questo soviet, di questo consiglio le strutture, le realtà, le forze antagoniste dell'epoca, creando molto di più di un parlamentino: è stato la forma della democrazia diretta che riconosceva i propri partecipi, li rispettava e dava luogo a questa istituzione dove potevano essere prese le decisioni a partire anche da una richiesta estremamente locale.

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