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INTERVISTA A MARIA GRAZIA MERIGGI - 14 OTTOBRE 2000


De Caro ha curato il dizionario bibliografico dei personaggi italiani, un lavoro mastodontico.

Sì, non è andato ancora molto avanti ed è un lavoro straordinario, molto ben fatto, anche da specialisti. Quelle sono delle cosiddette sine cure che adesso ce le scordiamo, però quelle sì ti permettono grandi approfondimenti, naturalmente uno che lavora all'Enciclopedia Italiana deve fare anche un certo lavoro burocratico, redazionale, ma ha una grande libertà di studio. Però, di persona De Caro non lo conosco, conosco quello che ha scritto. Comunque, ha irritato profondamente molti storici, anche perché ha colpito sempre persone e figure, com'è appunto il caso di Salvemini, che costituivano dei miti, magari anche largamente poco conosciute perché poi tanti salveminiani non conoscono dettagliatamente come lui Salvemini stesso. Lo stesso Sapelli, che come ho detto prima è uno molto libero, aperto, non lo può soffrire, si irrigidisce.


Un'altra cosa che lui aveva fatto è stata l'introduzione a La rivoluzione liberale di Gobetti.

Ha toccato quest'altro mito. Gobetti ha vissuto troppo poco perché si possa parlare di gobettismo, mentre Gramsci si è trovato a dirigere movimenti collettivi importantissimi e poi è stato dentro a una discussione internazionale: parlando di Gramsci non parli solo di lui, così per Bordiga, o meglio Bordiga fino a quando è stato un dirigente comunista, infatti studiare Bordiga può essere molto interessante ma dagli anni Trenta in poi studiarlo rappresenta una scelta completamente diversa dallo studiare Gramsci, Togliatti ecc. In ogni caso in questi casi parliamo di dirigenti che hanno influenzato per anni o decenni il movimento comunista internazionale. Gobetti è stato un caso, più un sintomo di un problema del pensiero liberale o se vogliamo anche una delle personalità che ti fanno capire cos'è stata la Torino degli anni '20. Si è quindi costruito un gobettismo a partire da un¹esperienza molto più limitata, quindi con materiali ideologici. De Caro ha toccato questo feticcio e di certo si è attirato molte antipatie.
C'è poi un'altra figura più legata al gruppo romano di Classe Operaia, Umberto Coldagelli: è un'altra persona che ha lavorato sempre chiuso in un ambito che non è universitario, perché lui lavora all'Archivio della Camera. Vi lavora da moltissimo tempo, ha superato un concorso selettivissimo, quello sì è un concorso non dove ti portano ma che è invece massacrante, bisogna proprio sapere lo scibile umano, è tremendo, dopo di che hai una certa posizione, però anche lì devi lavorare, comunque sei al riparo dal dovere telefonare agli ordinari per proporre la tua bravura... Io credo che la sua prefazione agli "Scritti politici" e la traduzione di una parte de "Le opere complete" di Tocqueville sia una delle cose se non la cosa più intelligente scritta su Tocqueville e comunque quella che io più condivido. Però, sia De Caro che Coldagelli più che storici dei movimenti sono stati degli storici delle idee, perché c'è un problema nella costruzione di un sapere storico fuori dalle istituzioni, che è una cosa a cui non molti pensano: non è che tu fai la storia lavorando su un corpus di testi, devi avere accesso a delle fonti, e per avere accesso a delle fonti devi avere il tempo. Insomma, non puoi fare lo storico della domenica se non sei uno che lavora prevalentemente sulle idee, sul pensiero politico. Quindi, l'università è stata un contenitore fecondo proprio perché ha dato per un certo periodo il tempo di accedere a queste fonti. Le stesse raccolte di storia orale anche quelle ci vuol tempo a raccoglierle, sì puoi dare degli appuntamenti serali mentre in archivio di notte non ci puoi penetrare, però è sempre e comunque un lavoro che porta via tempo. Un vero lavoro, in questo più simile a un lavoro artigianale che all'intuizione intellettuale. Quindi, è indispensabile lavorare in una situazione che ritiene che la costruzione di un sapere storico è un patrimonio, per questo dicevo che guardo con un po' di preoccupazione il futuro, anche perché chi è dentro, ha una certa età e magari ha acquisito in quegli anni un certo ruolo può contrattare e difendersi, ma le persone che adesso hanno trent'anni sono subito buttate a tirare la carretta didattica senza avere quel tempo di fare esperienze che di certo richiedono più ampio respiro.

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