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INTERVISTA A MARIA GRAZIA MERIGGI - 14 OTTOBRE 2000


Anche se lo stesso Abete lo ho detto, quando era presidente di Confindustria, il mutamento del mercato del lavoro e delle sue richieste è molto più veloce, quindi è necessario avere una preparazione che non guardi al mercato del lavoro di quel momento. Tuttavia l'idea è dare una formazione estremamente strumentale agli sbocchi lavorativi e scoraggiare per ciò stesso, quindi ridurre molto quelle materie non direttamente spendibile; queste restano come le fornitrici di una generica formazione, metodo di approccio ecc., cioè si parla molto con questo linguaggio un po' pedagogico vago. Gli studenti sono scoraggiatissimi rispetto al percorrere un'avventura intellettuale di ricerca libera, professionale. Tutto questo sempre che sia chiara questa poi immediata spendibilità di queste lauree. Tuttavia molte cose sono ancora in corso, per esempio il ruolo delle lauree di specializzazione non è chiarissimo, non è ben evidente per che cosa saranno chieste, probabilmente saranno chieste per quelle professioni di cui ancora sopravvivono gli ordini, dei quali si parlava della loro soppressione e che sono ancora lì: per esempio, per fare il consulente giuridico di un'azienda tre anni, per fare l'avvocato o il magistrato cinque. Per l'insegnamento secondario, un lavoro come tutti sanno mal pagato, probabilmente ce ne vorranno addirittura sette oppure cinque, perché l'insegnamento non sarà più permesso attraverso l'abilitazione data dalla laurea, ma dopo due anni di scuola di specializzazione apposita. A causa dell'autonomia universitaria c'è in generale il fatto che l'università oggi in certi casi non voglio dire che non paghi gli stipendi, sia ben chiaro, ma ha problemi a gestire il denaro: molti dei fondi per attivare nuovi corsi e per la ricerca vanno trovati sul famigerato territorio. Quindi, le grandi università possono rivolgersi per gli aiuti di ricerca alle grandi imprese, ai privati per operazioni di immagine; le piccole università devono vincolarsi alle forze locali, per esempio gli industriali o le camere di commercio, per trovare formule che possano essere appetibili da queste, e tutto ciò che non vi rientra deve essere fatto scivolare come una variabile. Un esempio: io lavoro in una piccola università e adesso insegnerò in un nuovo corso di laurea che è Scienze dell'Educazione, che è rivolta alla formazione di formatori sicuramente, per l'attività di cura (ospedali ecc.), di mediazione culturale, in presenza di una fortissima immigrazione extracomunitaria, necessaria per moltissime attività produttive, di gestione di imprese del 3° settore. Dunque, c'è il bisogno di trovare forme di integrazione anche linguistica; le scuole, gli ospedali, in consultori devono affrontare problemi educativi e sanitari (pensiamo a temi delicati come la contraccezione e la maternità) di persone delle provenienze culturali più diverse . Quindi, è un'esigenza del territorio che può essere naturalmente saturata in maniere molto diverse: è una scommessa aperta ma bisogna sempre stare con l'orecchio teso a servirsi di istituzioni e privati senza esserne colonizzati.
Per quel che riguarda il progresso della tua "carriera", essa dipende dalla concertazione (non in senso nobile), dall'accordo stipulato in una stanzulella isolata, dai docenti ordinari della tua corporazione. Alcune persone devono dire: "adesso è venuto il momento, saniamo il problema del tale o della talaltra che magari ha scritto cose bellissime ma ha perso alcune occasioni concorsuali precedenti, adesso il tale o la talaltra è maturo per l'idoneazione nel tal posto e nella tal tornata". Quindi, è quanto di più arcaico possa esistere. Naturalmente è verissimo che un'astratta meritocrazia non ha senso in queste discipline, cioè è vero che non esiste quello che inventa la cellula, una qualche misura di cooptazione è inevitabile in discipline in cui c'è uno standard medio elevato (direi per fortuna, meno male) e una volta che la maggior parte di coloro che scrivono di storia rispettano quei canoni di un lavoro scientifico, dove quello che dici è motivato, dove si indicano le fonti che hai utilizzato (questo avviene quasi sempre), un certo grado di cooptazione, quindi di favorire coloro che fanno parte di una tua area c'è, è inevitabile, però è la misura che è esagerata. Poi la cooptazione non riguarda aree culturali, ma riguarda gruppi di persone che hanno un vago riferimento alle aree culturali, però molto vago sinceramente. Non è che ci siano i docenti comunisti, i docenti ulivisti, i docenti di Rifondazione, assolutamente no.

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