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INTERVISTA A MARIA GRAZIA MERIGGI - 14 OTTOBRE 2000


Questa è la cosa che potrebbe essere inserita nel nuovo stato giuridico. Questa riforma, che quindi comporta non solo un forte aggravio di lavoro ma un mutamento del tipo di lavoro, è certamente europea, solo che in Europa esistono altri percorsi di carriera paralleli dove uno può invece esercitare questo lavoro, cioè può studiare ma naturalmente verificando e facendosi verificare continuamente. Per esempio, c'è un modo molto semplice di verificare se una persona va a Parigi a perdere tempo per fatti suoi oppure a studiare: basta che gli si chieda di portare un documento delle istituzioni di ricerca in cui ha operato, cosa che nessuno si sognerebbe di falsificare, cioè se io andassi all'Archivio di Stato di Parigi a chiedere un documento falso mi guarderebbero come una pazza. Questo però non viene in mente a nessuno, o meglio viene in mente per farsi pagare le missioni, cioè se tu vai in missione a Parigi, riporti queste carte e le dai all'ufficio stipendi te le liquidano prima semplicemente perché è tutto più ordinato. Però, uno non è obbligato, moltissimi colleghi le rifiutano, uno dicendo, addirittura in una riunione di dipartimento: "noi non siamo mica operai!" Dunque, per quanto riguarda la ricerca in Italia non esistono per ora grandi écoles, non si è pensato ancora a spazi per consentire questa libera ricerca. Anche tutte le forme di inizio dell'ingresso nell'università, come gli assegni di ricerca, che sono contratti di due più due anni su fondi ministeriali, vengono assegnati assolutamente non pensando a "questi qua avranno pur diritto una volta nella vita di fare una ricerca 'come Dio comanda', dal principio alla fine": no, vengono assegnati per esempio sulla base della necessità di fare tot esami, di fare tot ore di tutorato ecc. Questa riforma comporta anche ovviamente e finalmente (vorrei anche vedere) degli effettivi, anche se non enormi, incrementi retributivi di un certo peso, ed è anche per questo che non procede. Inoltre, senza venire allo scoperto e non allo scopo di studiare con passione, ma perché la verifica di questo aumento di lavoro dovrà per forza portare l'introduzione di elementi di controllo della burocrazia sui docenti, non è improbabile che molti di essi ritengano tutto questo offensivo e lesivo della gerarchia. Dunque, c'è sicuramente una resistenza sotterranea, ma poi c'è il fatto che bisogna vedere se c'è la copertura finanziaria. Quindi, ora si è in attesa e il prossimo anno, 2001, non è ancora sotto questo nuovo regime delle 120 ore, quindi tot ore quantificate con molto rigore di attività amministrativo-burocratiche; le 1500 ore sono state un'idea di questa compagna che è deputata di Rifondazione, però non sono state accettate, erano solo uno spauracchio.
Invece, c'è la riforma che riguarda tutti, ed è questa della laurea triennale, che è sicuramente anch'essa molto europea, lo si sa dai giornali, dovrebbe essere la sostituzione della vecchia laurea in una facoltà molto ampia; le facoltà erano molto ampie (Lettere, Storia, Lingue, Legge ecc.), cioè davano adito a dei percorsi professionali estremamente variegati e offrivano dunque dei percorsi abbastanza liberi. E' noto che c'è una "mortalità scolastica" elevatissima (in questo momento non la so precisamente quantificare ma è veramente molto alta) di persone che si iscrivono e non si laureano. Dunque, non solo è stata introdotta la laurea breve di tre anni (adesso la laurea non si otterrà più in quattro anni ma in tre), ma soprattutto, visto che in questo caso solo tre anni invece di quattro non avrebbe avuto molto senso, in realtà il mutamento più radicale è rispetto alle classi di laurea. Premesso che non dico che ci sia un grande caos, ma insomma non è tutto molto chiaro, c'è una grande continua trasformazione, se ci si connette al sito dell'università su Internet si vede che veramente c'è una produzione di proposte, di ipotesi, di emendamenti continua, quindi tutto questo che sto dicendo è così fino a ieri. Per esempio, la facoltà come luogo anche amministrativo doveva sparire completamente, poi si è visto che di fatto alcune funzioni burocratiche e alcuni ruoli non consentivano che essa fosse sostituita o smantellata, quindi la facoltà resta. Tuttavia, per quanto riguarda le classi di laurea, uno non si laurea più in Lettere, ma in discipline molto più specifiche, come Scienze filologiche, Scienze dell'Educazione primaria ecc. Però, il senso del progetto è indurre le persone a fare una scelta molto precoce e professionalizzata.

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