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INTERVISTA A MARIA GRAZIA MERIGGI - 14 OTTOBRE 2000


Per passare a un quadro internazionale, su Roth tu avevi ad esempio curato un quaderno di Aut Aut. C'è una generazione di storici che non sono solo italiani ma che poi sono stati pubblicati sui Materiali Marxisti o da altre parti e che in realtà non hanno lavorato sulla storia delle idee, ma hanno invece lavorato sulla lettura di alcune forme di lotta o di composizione di classe. Negli anni '70 c'è stata tutta questa attenzione al sindacalismo rivoluzionario americano, più in generale al cosiddetto altro movimento operaio, che poi è stato un po' cercato dappertutto, lo stesso Bologna in parte in Germania in parte in Italia, Gisela Bock, Bruno Cartosio. Rispetto a questo importanti sono poi stati americani come Rawick e Ramirez. Un altro punto di riferimento era Thompson, i suoi studi sul farsi della classe operaia.

Io oggi su Thompson darei non un giudizio di minore importanza, per carità, ma forse c'è stato un po' un equivoco, io questo lo avevo anche scritto in maniera non così esplicita nel saggio che ho dedicato a Stefano Merli. Ho scritto un saggio su Stefano quando lui è morto, Antonio Gibelli (che è uno storico di Genova, che aveva collaborato attivamente alla rivista Classe) mi ha chiesto di fare un intervento su di lui e io ne ho un po' approfittato per fare una specie di bilancio di generazione, su XX Secolo, che prosegue la bella rivista Movimento Operaio e Socialista; si tratta di un numero del '94, Merli è morto alla fine di agosto di quell'anno. Dunque, secondo me Thompson è un grandissimo e straordinario storico, ma è singolare che sia stato da noi così apprezzato, proprio da quelli che invece eravamo così attenti alle lotte dentro il processo di produzione. Perché in fondo Thompson studia e vede (e lo fa benissimo, è un tema che io ho trovato dopo più utile) nella resistenza all'industrializzazione e nel permanere dell'autonomia consentita dal mestiere e dal lavoro a domicilio l'elemento centrale per organizzare la resistenza anche dentro il processo produttivo. Effettivamente è sempre andata così, nel senso che c'è sicuramente un elemento di passaggio di culture e di pratiche sociali soprattutto esterne alla fabbrica, come per esempio il mutuo soccorso, il radicalismo operaio che però è un radicalismo in cui l'idea tipicamente laburista di rispettabilità non diventa una forma di integrazione ai valori della borghesia, ma sedimenta una resistenza alla condizione miserabile imposta dalla proletarizzazione della prima rivoluzione industriale. Lui ha cioè messo in luce le ambiguità, ma in senso positivo, le doppie facce delle tradizioni politiche all'interno delle trasformazioni economiche. Ma Thompson in realtà ha studiato, molto più del formarsi della classe operaia, il formarsi di un pensiero operaio. Cosa che Stefano Merli in parte ha ripreso. Il titolo stesso del suo libro principale, "Proletariato di fabbrica e capitalismo industriale - 1880-1900" contiene una datazione che io ovviamente condivido, ma non è condivisa da moltissimi storici economici, nel senso che (su questo c'è una lunga discussione negli anni '60, soprattutto fra Romeo e Gershenkron) in Italia gli indicatori che segnalano il decollo capitalistico sono piuttosto in età giolittiana. Allora, la datazione agli anni '80 dell'800 significa che Stefano collocava la nascita della classe operaia nella resistenza (che naturalmente è sempre un andirivieni) al disciplinamento del lavoro, che è stata la condizione per il decollo capitalistico. E¹ una cosa molto diversa dai peraltro pregevolissimi lavori di Sandro Manacorda e Della Peruta sul pensiero socialista, perché quando tu studi il pensiero socialista ti fa questo strano effetto di cui faccio un esempio. Sono esistiti nell'Italia dell'800 tutta una serie di strani signori, perché non si possono definire in altro modo, come Pisacane, Ferrari e altri ancora meno noti, i quali hanno ipotizzato un superamento della proprietà, un regime socialista agrario ecc.; invece, Mazzini no, non ha mai avuto una teoria e un pensiero sociale di questo tipo, non ha mai avuto la minima conoscenza dei problemi dell'agricoltura e via dicendo.

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