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> Percorso di formazione politica e culturale e figure di riferimento
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INTERVISTA A BRUNELLO MANTELLI - 6 FEBBRAIO 2001


Ed è poi appunto stata ratificata nel luglio del '69, e con quell'estate lì c'è poi stato l'avvio dei gruppi.
Tu prima hai parlato di Sandro Sarti, che poi intorno al '70 ha fatto un bollettino che si chiamava CR, Cronache Rivoluzionarie: lui è stato uno di quelli che ha riportato in Italia tutte le esperienze del Black Power, che fu una cosa particolarmente importante, anche per Lotta Continua era stato uno dei riferimenti internazionali. Che fine ha fatto?


Qualche anno fa aveva aperto una piola in periferia. Lui è un personaggio fondamentale per tutta la dimensione internazionalista di collegamento e di comunicazione fra le culture. Lui era un intellettuale autonomo, era uno che si muoveva per i fatti suoi, con uno spirito molto militante e radicale, di un radicalismo molto interiore e vissuto.


Tu hai fatto l'esperienza all'interno del movimento studentesco e poi nella prima parte di Lotta Continua: da quanto dici ti sei formato come avanguardia di lotta di questo movimento. Ci interesserebbe analizzare il rapporto tra avanguardie e movimento, e in particolare come sei cresciuto come avanguardia di lotta. Nella ipotesi che noi facciamo all'interno dei movimenti sociali agiscono più figure tipo: il militante di base è quello che partecipa alle lotte, con interessi sociali, di bisogni materiali o perché si trova all'interno di una certa situazione, per cui se uno è all'interno dell'università nel momento in cui si sviluppa un movimento è portato a scegliere se avvicinarsene e starne dentro o disinteressarsene; nel mentre in cui si sviluppano i movimenti una parte delle persone che vi sono coinvolte fanno un passaggio, cioè la forma di partecipazione diventa da semplice persona che sta all'interno del movimento, quindi massa, ad avanguardia, nel senso che singolarmente o in ambiti collettivi, che poi sono solitamente gruppi ristretti, fanno un passaggio e diventano avanguardie di lotta, sono quelli che trascinano, costruiscono e portano avanti la lotta con maggior partecipazione. C'è una terza figura che è quella del militante politico, che solitamente si è formato già in cicli di lotte precedenti e che arriva quindi o si trova all'interno di questi cicli di lotta e di movimento successivi da una parte con un bagaglio di esperienza sociale e politica già pregresso, dall'altra parte si avvicina perché ha una tensione politica oppure perché si trova all'interno di queste situazioni in termini particolari. C'è però una differenza sostanziale tra il militante politico o l'avanguardia politica e l'avanguardia di lotta: tante volte l'avanguardia politica è semplicemente un'avanguardia di lotta che è stata in più movimenti e che quindi si è formata in una dimensione complessiva. Vorremo dunque capire meglio dalla tua esperienza come si formano le avanguardie di lotta e poi come si formano le avanguardie politiche, perché tu probabilmente hai poi fatto il percorso successivo, per cui l'esperienza dell'organizzazione politica, siano essi gruppi o altro, è un passaggio diverso: per esempio, Primo Maggio era un'esperienza che riproponeva una lettura politica sotto l'aspetto storico ma non solo in quello. La lotta quando si sviluppa polarizza un grosso numero di persone che si trovano all'interno di un ambito, ad esempio la lotta studentesca ha polarizzato delle singole persone che prima erano atomizzate ma che poi si riconoscono all'interno di un ambito di movimento che ha delle caratteristiche tanto per cominciare collettive; dall'altra parte, tanto quanto la lotta diventa una cosa aperta, si ha un cambiamento di stato, nel senso che la lotta fa fare alle singole persone dei passaggi e dei cambiamenti che sono rapidissimi e che invece magari non farebbero in un periodo più lungo in uno stato di non lotta. Quindi, la partecipazione ad un movimento ti trasforma, ovviamente in termini sempre relativi, nel senso che poi si può anche tornare indietro; comunque, il tuo modo di essere, di pensare, di agire è profondamente diverso da quando si è in uno stato di non lotta. Questa cosa qui provoca ovviamente un'attrazione sociale e politica. All'interno della lotta comunque c'è una stratificazione tra chi vi partecipa come semplice persona che sta all'interno di una dimensione di massa e chi invece ne assume anche una dimensione di direzione o di avanguardia, poi si può discutere in che modo essa possa essere, però la lotta di per sé la produce, producendo al contempo un'avanguardia di movimento che è differente dall'avanguardia politica, nel senso che l'avanguardia politica è un qualcosa di più consapevole, che ha più continuità nel tempo e che porta al suo interno, sia come dimensione collettiva di gruppo sia come dimensione individuale, esperienze passate già in altri movimenti e in altri percorsi politici.

Credo che il mio percorso sia stato un pochino tortuoso, nel senso che in realtà sono già arrivato a un movimento con una forte richiesta di politicità, a me quello che interessava di quel movimento era sostanzialmente la sua capacità di trasformazione. Tanto è vero che mi ero letto religiosamente e anche in un modo ingenuo e un po' schematico le riviste che mi ero fatto mandare proprio l'ultimo anno prima dell'università, cercando un po' di capire, e avevo iniziato, capendoci probabilmente molto poco, a leggere "Operai e capitale", a leggere i Quaderni Rossi e queste cose qua. Arrivato a Torino mi ricordo che "pinzo" la prima ragazza che distribuiva i volantini e che aveva un paio di anni più di me, e le dico "a proposito, quand'è che si discute di queste cose?", e lei mi risponde "non ne ho la benché minima idea".

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