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INTERVISTA A BRUNELLO MANTELLI - 6 FEBBRAIO 2001


Quindi, c'era questa sfasatura che poi venne fuori clamorosamente quando abbiamo proprio deciso di fare i delegati, cosa che noi già facevamo da anni; io allora tra l'altro mi occupavo per Lotta Continua del coordinamento regionale, e dopo alcuni tentativi di andare come un coglione a bolscevizzare Alba piuttosto che Cuneo, ho pensato che forse avevano ragione loro. Allora, la questione degli studenti attirò anche gli interessi dei giovani operai, cioè di figure sociali che erano più simili agli studenti e in situazioni come la provincia in cui i rapporti erano più stretti, in città piccole e medie ti conoscevi insomma. Allora, in realtà ci fu anche una richiesta del tipo "venite". Ad Alessandria, ad esempio, il primo intervento che facemmo fu su un tema classico dei movimenti antiautoritari di quegli anni, davanti alla Standa in occasione di uno sciopero delle commesse, in cui a cercarci fu direttamente l'allora moglie di Serafino, che è sindacalista FIM e che si occupava del commercio ad Alessandria: chiese a suo marito, abbiamo fatto una riunione in birreria alle 3 di notte e abbiamo portato 200 studenti lì davanti. Era una situazione in cui da un lato chi era davanti era lì per contestare la società dei consumi ipermoderni, in realtà aiutava delle disgraziate che normalmente non avrebbero mai fatto uno sciopero perché i capi andavano a prenderle a casa in macchina e le portavano sui luoghi di lavoro: noi sfasciammo una serie di macchine, bucammo le ruote ecc. In realtà stavamo realizzando una rottura dentro una zona arretratissima per i rapporti di lavoro, questo però è lo spazio che c'era. Quindi, mi sembra che non fosse una grande alternativa da questo punto di vista, il problema era che o ci andavi o non ci andavi. Il problema era come ci andavi e se ci andavi tirando fuori dei pezzi oppure se ci andavi con il movimento, questo dal mio punto di vista mi sembra più rilevante. Poi questo problema del rapporto tra città e provincia introdusse delle forme di linguaggio un po' gesuitico, per il modo di dire le cose, era come il problema del rapporto tra i vari gruppi: in una piccola città quando ci sono 50 militanti divisi in tre gruppi per forza di cose stabilisci dei rapporti di collaborazione, perché se no diventava settarismo babbeo.


Dopo la nascita di Lotta Continua, ci fu l'esperienza della costruzione di Primo Maggio.

Primo Maggio era già sorto, ci furono due numeri dopo di che ci fu la rottura tra Cartosio e Bologna. La sollecitazione fu da parte di Sergio Bologna, che ha tutto un suo percorso politico interessante: si rivolse ad alcuni torinesi, cioè a Ortoleva e Revelli sostanzialmente, chiedendo "mi sembra che ci siano a Torino una serie di interessi, a qualcuno di voi interessa far nascere una redazione?". In quel periodo noi sentivamo il problema di riuscire a capire che cosa stava capitando, e pativamo in Lotta Continua un livello deficitario del dibattito politico, nel senso che esisteva la linea pensata dal gruppo dirigente se non dal solo Sofri per i fatti suoi e poi comunicata, ma i tentativi di costruire scuole-quadri, di fare le riviste teoriche (di Comunismo uscì un numero), di fatto, pur avendo una disponibilità di intellettuali relativamente alta, sembrava non riuscire, e sembrava imporsi invece una sorta di etica di gruppo che ad alcuni di noi andava stretta. Per fare un esempio, mi ricordo una volta che mi arrabbiai molto quando ci fu un caso di un giovane che aveva tentato il suicidio, si era dichiarato militante di Lotta Continua (tra l'altro era un po' ambiguo, c'era qualche dubbio che fosse una spia): comunque, ci fu un corsivo di Enrico Deaglio intitolato "Un comunista non si suicida per amore", una cosa da dirgli va' all'inferno!, la storia del movimento operaio è piena di casi del genere. Poi Deaglio naturalmente diventa quello che è diventato.


Tra l'altro nei primi interventi nel movimento degli studenti Deaglio era considerato un "destro", poi ha fatto in quindici giorni un salto spaventoso.


Questo però era abbastanza normale, mi ricordo che esistevano anche dei livelli di coinvolgimento fortemente emotivo. C'era ad esempio un giovane (che adesso non so più che fine abbia fatto), aveva qualche anno più di me, laureando in Legge, si chiamava Chirillo, di origine meridionale, che era un cattolico assolutamente devoto a 40.000 santi ecc., il quale era uno che si è fatto tutte le occupazioni, dichiarandosi d'accordo. Oppure c'è un altro episodio, per cui a un certo punto a Palazzo Campana abbiamo dovuto metterci un gruppo di atei a difendere il crocifisso dalla furia iconoclasta dei valdesi che volevano romperlo in quanto simbolo di potere politico e religioso: rompere un crocifisso era vilipendio, abbiamo dovuto proteggerlo noi perché se no ci denunciavano. Quindi, c'era questa dimensione di circolarità, per cui uno di destra diventava di sinistra rapidamente. Andrea Mottura veniva a fare gli interventi come sinistra PSI dopo di che diventa di Servire il Popolo in pochi mesi, c'era un passaggio molto rapido.

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